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Così il Csm ha vanificato i test psicologici per le toghe voluti da Nordio

Ermes Antonucci

Nel marzo 2024 il governo ha introdotto i test psicoattitudinali per i magistrati per intercettare eventuali disturbi psichici o di personalità. Ora il Csm ha approvato una delibera in cui esclude l'uso di test sulla personalità, ribaltando la volontà del legislatore

Il problema italiano va ben oltre la separazione delle carriere tra pm e giudici e riguarda nientemeno che la separazione dei poteri. A confermarlo in modo emblematico è quanto avvenuto  attorno a un tema che un anno fa aveva acceso le polemiche tra governo e magistratura: i test psicoattitudinali per le toghe. Auspicati per lungo tempo da Silvio Berlusconi, che non si fece problemi a definire “matti” alcuni pm, i test psicoattitudinali per i magistrati sono stati introdotti dal governo Meloni con un decreto legislativo approvato il 26 marzo 2024, in attuazione di una legge delega del 2022. A chiedere al governo di valutare l’introduzione dei test erano state le commissioni Giustizia di Camera e Senato. Alla fine il decreto legislativo elaborato dal ministro della Giustizia Carlo Nordio ha previsto lo svolgimento di test psicoattitudinali soltanto nella fase del concorso per l’accesso alla magistratura (e non con cadenza periodica durante la carriera), affidandone peraltro l’elaborazione concreta al Consiglio superiore della magistratura, “nel rispetto delle linee guida e degli standard internazionali di psicometria”. Nella conferenza stampa successiva all’approvazione del provvedimento, il ministro Nordio disse chiaramente che l’obiettivo dei test era intercettare nei candidati eventuali “disturbi psichici o di personalità”. “Ho fatto anch’io il test Minnesota, che è quello che vorremmo introdurre noi”, dichiarò Nordio, riferendosi a un noto test usato per i concorsi delle Forze armate per individuare disturbi di personalità (come schizofrenia, paranoia e isteria).

 

Cos’è avvenuto da allora? La Sesta commissione del Csm ha impiegato un anno e mezzo per approfondire il tema, ascoltando i pareri di 19 docenti e professionisti, specialisti in psicologia, psichiatria e medicina del lavoro, per poi concludere che l’intento del legislatore è quello di utilizzare i test per valutare nel candidato non la presenza di disturbi psichici o di personalità, bensì “le capacità cognitive specifiche necessarie per svolgere la professione di magistrato”. Per il Csm, lo scopo dei test psicoattitudinali “è quello di ricercare nel candidato particolari abilità, come la capacità di ragionamento, la velocità di apprendimento, la soluzione di problemi e l’adattamento a contesti nuovi”. Di conseguenza, viene escluso l’impiego di test sulla personalità come il Minnesota, che “non risponderebbero alle esigenze espresse dal legislatore, in quanto scarsamente predittivi (valutando aspetti molto dinamici e variabili nel tempo)”. Un palese ribaltamento della realtà e della reale intenzione espressa chiaramente dal governo per bocca del ministro Nordio.

 

La delibera della Sesta commissione è stata approvata mercoledì dal plenum del Csm, con l’astensione delle consigliere laiche Claudia Eccher e Isabella Bertolini. Quest’ultima nel corso del plenum ha attaccato: “La delibera non rispetta la volontà del legislatore, che semplicemente intendeva introdurre dei test che vengono usati dalle Forze dell’ordine, dall’esercito e in alcuni concorsi pubblici, e che non sono offensivi del ruolo e della dignità della persona”. Come se non bastasse, la delibera stabilisce un ulteriore periodo di elaborazione dei test, con il supporto di quattro docenti, della durata di circa un anno. Insomma, il Csm è riuscito nell’impresa di vanificare i due intenti del governo: introdurre dei veri test psicoattitudinali (incentrati sulla valutazione di disturbi psichici e di personalità), e farlo per i concorsi a partire dal 2026 (il Csm non terminerà i suoi lavori prima di novembre del prossimo anno, e vista la vicinanza con la sua scadenza, prevista a gennaio 2027, alla fine potrebbe non approvare alcuna delibera).

 

Di fronte a un ribaltamento così palese da parte del Csm della volontà espressa dal Parlamento e poi dal governo, la politica ha un’unica via per riappropriarsi dei propri spazi: approvare una legge di interpretazione autentica del decreto legislativo, in cui si specifica che i test psicoattitudinali sono finalizzati alla valutazione di eventuali disturbi psichici e di personalità. Ma servirebbe coraggio.

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  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]