Paradossi

Il ritorno di Catello Maresca, il magistrato-politico sempre in cerca di una nuova casacca

Ermes Antonucci

La toga, al tempo stesso consigliere comunale e giudice, è stato nominato segretario particolare del presidente della Commissione parlamentare per le questioni regionali, Francesco Silvestro (Forza Italia). Tra mille contraddizioni

Nuovo cambio di casacca per Catello Maresca. Il magistrato antimafia, noto per essere stato membro del pool che nel 2011 catturò il boss dei Casalesi Michele Zagaria, è stato nominato segretario particolare del presidente della Commissione parlamentare per le questioni regionali, Francesco Silvestro, senatore di Forza Italia. L’ennesimo collocamento fuori ruolo di una toga, proprio mentre i presidenti delle corti d’appello italiane lamentano di nuovo, con una lettera al Guardasigilli Carlo Nordio, la mancanza di personale. Maresca, infatti, ricopriva l’incarico di consigliere della corte d’appello di Campobasso. Uno dei pochi magistrati a svolgere allo stesso tempo funzioni giudiziarie e attività politica: Maresca è infatti anche consigliere comunale a Napoli, città nella quale si era candidato alle elezioni a sindaco nel 2021, sostenuto dalla coalizione di centrodestra, uscendone sconfitto. 

 

Dopo essere stato battuto dal candidato di centrosinistra, Gaetano Manfredi, Maresca ha svolto il ruolo di politico (a Napoli) e di giudice (a Campobasso), sfruttando i vuoti legislativi sulle cosiddette porte girevoli tra politica e magistratura. Ora, dopo due anni, ha scelto nuovamente di cambiare aria, abbandonando l’attività giudiziaria. Visto che non è mai andato fuori ruolo e la corte d’appello di Campobasso non ha una scopertura di organico superiore alla soglia del 20 per cento, il Csm ha dato l’ok, seppur soltanto a maggioranza. Maresca, dunque, non sarà più consigliere comunale e giudice, bensì consigliere comunale e consulente di una commissione parlamentare. Paradossalmente una doppia funzione più consona rispetto al principio di separazione dei poteri, anche se la sua nomina ha generato mille altre contraddizioni.

 

Prima di tutto ha riportato a galla il problema del collocamento dei tanti – troppi – magistrati fuori ruolo. Oggi sono oltre 160, e questo rispetto a una scopertura di organico che complessivamente è pari a 1.700 toghe. Il ritorno in servizio dei fuori ruolo non risolverebbe dunque i problemi, ma comunque li attenuerebbe. Solo tre giorni fa, il vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli, si è detto “d’accordo che la carenza di organici è un’emergenza nazionale”. Eppure il Csm continua ad autorizzare il collocamento fuori ruolo dei magistrati. Basti pensare che nella stessa seduta in cui è stato dato il via libera a Maresca, il Csm ha autorizzato il distacco di altri tre magistrati. Tra questi Giancarlo Cirielli, attualmente sostituto procuratore a Roma e fratello di Edmondo, viceministro degli Esteri ed esponente di Fratelli d’Italia. Giancarlo Cirielli è stato collocato fuori ruolo al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.

 

La contraddizione si estende ovviamente al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che, nonostante gli iniziali proclami liberali, continua a chiedere il collocamento fuori ruolo delle toghe. E’ stato Nordio, infatti, a nominare i nuovi vertici del dicastero, pescandoli proprio tra i magistrati. Ed è stato lui a firmare pochi giorni fa il decreto legislativo di riforma dell’ordinamento giudiziario, che sul tema prevede una riduzione del limite massimo di magistrati ordinari collocabili fuori ruolo di soltanto venti unità (da 200 a 180). 

 

L’altra grande contraddizione riguarda Forza Italia: da sempre contrario alla commistione tra politica e magistratura, e da sempre in favore della riduzione delle toghe fuori ruolo, è stato proprio il partito di Berlusconi a sostenere prima Maresca alle elezioni amministrative a Napoli e ora a richiedere la sua consulenza in Parlamento. Interpellato dal Foglio, il senatore Silvestro respinge l’accusa di incoerenza: “Quella per le questioni regionali è l’unica commissione parlamentare prevista direttamente dalla Costituzione. Ho voluto costituire un’équipe di alto livello e di avvalermi anche delle competenze del dott. Maresca”. I dubbi restano. 

 

Le domande più importanti riguardano tuttavia il presente, e il futuro, del magistrato-politico Maresca. La sensazione è che l’ex pm antimafia non abbia ancora deciso cosa voglia fare “da grande”. L’incarico presso la Commissione parlamentare per le questioni regionali sembra più un modo per avvicinarsi alle dinamiche che muovono la politica nazionale, in vista, chissà, di un futuro salto in Parlamento. Forte di un consenso che va ben oltre i confini di Forza Italia, estendendosi fino a Fratelli d’Italia. Non è un caso che il nome di Maresca circolò fortemente come papabile per un posto da sottosegretario alla Giustizia all’epoca della formazione del governo Meloni. Insomma, l’ex pm anticamorra piace a tutti, anche a discapito della coerenza. 

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