l'odissea

Scagionato dopo 15 anni: il calvario dell'ex sindaco di Ancona

Ermes Antonucci

Si è conclusa per Fabio Sturani una vicenda giudiziaria che lo ha visto sostenere sette procedimenti giudiziari a partire dal 2008. “Sono tornato un uomo libero, è stata un'esperienza traumatica”, ci racconta

"Sono tornato un uomo libero dopo un incubo durato quindici anni e sette mesi. E’ stata un’esperienza traumatica. Quindici anni sono una vita. Quando il mio avvocato mi ha telefonato per comunicarmi la fine del procedimento gli ho chiesto di inviarmi un’email scritta perché non ci credevo”. Così, intervistato dal Foglio, l’ex sindaco di Ancona Fabio Sturani commenta la fine del suo lungo calvario giudiziario, iniziato con un avviso di garanzia il 7 febbraio 2008. L’accusa: corruzione in relazione all’acquisizione nel 2001 di un’area al porto di Ancona in cui destinare lo stoccaggio dei rifiuti.

 

L’accusa, rivolta all’allora sindaco Sturani era quella di aver favorito il proprietario del terreno, convincendo la partecipata AnconAmbiente ad acquisire l’area a un valore superiore a quello effettivo (2,6 milioni di euro), ricevendo in cambio finanziamenti elettorali. L’avviso di garanzia spinse Sturani alle dimissioni. Nacquero due procedimenti sul piano penale: uno per corruzione e concussione, uno per tentata truffa. In entrambi Sturani è poi stato assolto in via definitiva. La vicenda ha fatto scaturire anche un procedimento alla Corte di conti per un presunto danno erariale di 2 milioni e centomila euro, bocciato in Cassazione per difetto di giurisdizione. Sturani è stato così chiamato in causa da AnconAmbiente in sede civile, ma il ricorso è stato rigettato. Nei giorni scorsi la sentenza è passata in giudicato.

 

“Sono contento, anche se resta l’amarezza per i tempi così lunghi della giustizia”, afferma Sturani. “A cinquant’anni mi sono ritrovato dalla sera alla mattina sbattuto sui giornali, additato come responsabile di chissà quali nefandezze ai danni della città di Ancona – racconta l’ex sindaco – In questi anni sono sempre andato in giro a testa alta, ma ho notato qualche freddezza in più. Qualcuno, che prima salutava, d’improvviso ha fatto finta di non vedermi. Però alla fine ho capito quali sono i veri amici e quali gli opportunisti”.

 

“La mia famiglia fortunatamente ha retto – prosegue Sturani – Sono riuscito a far capire ai miei figli adolescenti che il loro padre non aveva rubato o commesso altri reati. Sul piano professionale ho dovuto ricominciare da capo. Ho fatto parte del consiglio nazionale del Coni, poi sono diventato capo di gabinetto del presidente della regione Marche, Luca Ceriscioli”. Nonostante le sofferenze subìte, Sturani non vuole dare giudizi sulla magistratura, anche se ricorda un episodio: “Il magistrato, di cui non voglio fare il nome, mi rivelò che il reato di concussione era stato aggiunto alla corruzione perché quest’ultimo addebito era già andato in prescrizione

 

“E’ stato traumatico – ribadisce Sturani – A causa di queste vicende si entra in un ingranaggio infernale in cui l’onere della prova viene ribaltato: sei tu che devi dimostrare la tua innocenza. ‘Il sindaco non poteva non sapere’, dicevano. Ma di cosa stiamo parlando? Ci sono degli atti amministrativi e su quelli il sindaco si prende le proprie responsabilità”. “Chi amministra deve fare, agire. E io dicevo: è sempre meglio avere un avviso di garanzia per aver fatto qualcosa che per non aver fatto niente”, conclude. 

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