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editoriali

Ricordate il caso della Tirreno Power? Indagati assolti, ma il linciaggio resta  

Redazione

Ambiente, teoremi e fuffa giudiziaria. Finisce così uno dei processi ambientali più lunghi, costato fra le spese della procura, le migliaia di pagine di carte accumulate, il tempo speso e le decine di avvocati impegnati milioni di euro

Tutti assolti “perché il fatto non sussiste”. Non perché il reato è andato prescritto, non per insufficienza di prove o per altre attenuanti. No. Semplicemente perché non è mai stato commesso alcun reato. Stiamo parlando del processo intentato a Vado Ligure dal procuratore Granero e durato più di dieci anni, nei confronti di un centinaio di persone, fra cui il manager dell’azienda Tirreno Power e amministratori pubblici per reati ambientali e abuso d’ufficio. Già nel corso degli anni il processo aveva perso pezzi e imputati, passando dall’accusa di omicidio colposo plurimo, e da quella di disastro ambientale e sanitario doloso a reati meno eclatanti. Ma testardamente si è voluto insistere.

Tutto bene quindi? C’è un giudice a Berlino che alla fine fa giustizia?

Va certamente reso onore al giudice coraggioso che ha preso la decisione in un contesto ambientale avverso, che vorrebbe la giustizia amministrata come se fosse un tribunale del popolo. Ma purtroppo non è possibile essere soddisfatti, se non in parte. Nel 2014 l’impianto, una centrale elettrica a carbone, era stato sequestrato e quindi portato ad una crisi irreversibile. Oggi l’impianto è chiuso e smantellato, con la perdita di circa 1.000 posti di lavoro fra occupati diretti e indotto e danni economici rilevantissimi. L’accusa, basata su una perizia di parte effettuata da due “esperti”, le cui tesi erano già state smentite da un analogo processo per la centrale di Porto Tolle, non teneva in alcun conto le precise e continue rilevazioni condotte con apposite centraline dall’Arpa regionale, che certificavano la buona qualità dell’aria a Vado. Tanto è vero che, chiusa la centrale, nessun miglioramento si è verificato. Finisce così uno dei processi ambientali più lunghi, costato fra le spese della procura, le migliaia di pagine di carte accumulate, il tempo speso e le decine di avvocati impegnati milioni di euro. Una  storia da aggiungere al libro nero delle inchieste che più che occuparsi di fatti si occupano di teoremi.

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