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Sulla giustizia il governo è andato in confusione

Enrico Costa

Palazzo Chigi confonde l’interferenza (strampalata) della magistratura nell’iter delle leggi, con il complotto (inesistente) degli uffici giudiziari nei confronti di ministri e sottosegretari. Il ministero della Giustizia non fa che amplificare la confusione

Il governo, sulla giustizia è in confusione. Nel senso che confonde l’interferenza (strampalata) della magistratura nell’iter delle leggi, con il complotto (inesistente) degli uffici giudiziari nei confronti di ministri e sottosegretari.

La confusione è poi amplificata dal ministro della Giustizia che, anziché rispettare religiosamente le forme, si lascia andare a comunicare attraverso “fonti” indefinite su procedimenti penali in corso, contestando “a parole” la violazione del riserbo istruttorio (caso Santanchè) e criticando la norma sull’imputazione coatta (caso Delmastro). Un comunicato “anonimo” anziché porre in essere quegli atti formali, che pur fanno parte dell’arsenale del Guardasigilli.  Ci sono criticità da denunciare in merito alla fuoriuscita di notizie riservate? Esistono l’ispettorato (fino ad oggi “in sonno”) e le azioni disciplinari. Ci sono norme “sbagliate”? Esiste l’ufficio legislativo imbottito di magistrati fuori ruolo che può, se trova il tempo, scrivere un testo da portare in Parlamento. 

Quello da non fare è rispondere a interferenza con interferenza. L’Anm cerca di influenzare l’esecutivo sull’abuso d’ufficio? Il ministero della Giustizia e Palazzo Chigi criticano l’attività giurisdizionale di una procura e di un gip, gridando al complotto solo perché toccano membri del governo.

A questo si aggiunga una palese contraddizione di Via Arenula: Nordio con una mano critica le invasioni di campo dei magistrati nell’iniziativa legislativa del governo e nell’attività del Parlamento, con l’altra mano assegna alle toghe il monopolio sulla riforma della magistratura facendola scrivere da  una commissione di 26 membri, di cui 18 magistrati, cinque docenti, tre avvocati. Certamente verrà fuori un testo a cui  l’Anm riserverà solo applausi, e nessuno potrà parlare di interferenza, perché questa è avvenuta a monte, con una delega che il Guardasigilli ha dato a quella commissione zeppa di magistrati.

Insomma, sono confusi, e basta un nonnulla per farli scattare. Anche perché hanno un peccato originale, gli amici di FdI (non tutti, perché c’è anche qualche vero garantista come Guido Crosetto): dall’opposizione hanno cavalcato alla grande ogni inchiesta sfiorasse membri del governo. E, a parti invertite, di fronte a casi come Delmastro o Santanchè sarebbero saltati sui banchi dell’esecutivo, altro che gridare al complotto.

Per loro fortuna dall’altra parte c’è il Pd che smentisce sé stesso ancor più di FdI. Anziché far cuocere il governo nel suo brodo pieno di contraddizioni, la Schlein si fa paladina di tutti i diritti, salvo uno: quello contenuto nell’articolo 27 della Costituzione  (salvo che riguardi i colleghi di partito) e corre dietro alla mozione di sfiducia di Conte.

Poi non lamentiamoci che la politica è debole. Lo è perché non riesce a respingere la tentazione di speculare sulle vicissitudini giudiziarie dell’avversario di turno.

Tutti sono sedicenti “garantisti”, fate caso però nelle dichiarazioni di questi giorni quanti “sono garantista, ma…” e quel “ma” li trasforma in “forcaioli”.

Enrico Costa, deputato di Azione

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