l'intervista

Perché occorre depenalizzare l'errore medico. Parla Magi (Omceo Roma)

Ermes Antonucci

"Il 90 per cento delle cause intentate contro i medici sul piano penale si conclude con un'assoluzione", sottolinea Antonio Magi, presidente dell'Ordine dei medici romani, appoggiando la proposta di depenalizzazione avanzata dal ministro Schillaci

"Il 90 per cento delle cause intentate contro i medici sul piano penale e il 60 per cento su quello civile si concludono con l’archiviazione o con l’assoluzione. Questa montagna di controversie giudiziarie ha però un impatto pesantissimo sulla serenità dei medici, per questo siamo d’accordo sulla proposta di depenalizzare la responsabilità medica, tranne ovviamente che nei casi di dolo e colpa grave”. Lo dichiara al Foglio Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei medici di Roma (Omceo Roma), commentando l’ipotesi di una depenalizzazione degli errori medici avanzata dal ministro della Salute Orazio Schillaci. L’ondata di cause penali e civili, spiega Magi, “è il motivo principale per il quale ogni mese dieci colleghi abbandonano il servizio sanitario nazionale, soprattutto determinati reparti dove c’è un altissimo rischio di contenzioso, come pronto soccorso, attività chirurgica, ortopedia, radiologia”. “Insomma – aggiunge Magi – i medici non vivono soltanto una situazione di stress psicologico causato dal periodo dell’emergenza Covid, ma anche la preoccupazione legata al rischio di incappare in contenziosi”. 

 

Questa situazione sta addirittura già producendo effetti sugli orientamenti dei medici emergenti: “Nelle scuole di specializzazione – evidenzia il presidente dei medici romani – negli ultimi anni si è registrato un forte aumento delle branche cliniche rispetto a quelle chirurgiche, perché ovviamente in ambito ambulatoriale il rischio di contenzioso diventa molto meno probabile rispetto all’ambito chirurgico e di pronto soccorso”. “Ciò di cui sono molto preoccupato, e non riesco a comprendere come mai non si stiano prendendo iniziative importanti – prosegue Magi –, è la situazione vissuta dai pronto soccorso: tra poco ci sarà il rischio concreto di recarsi in pronto soccorso e di trovarlo chiuso per mancanza di personale”.

 

Con un risvolto ancora più paradossale: “Ormai il mercato dei pronto soccorso lo fanno i medici a gettone. Quando si vede che un medico strutturato viene pagato 40 euro l’ora, mentre i medici a gettone ricevono, sempre dallo stato, dai 110 ai 150 euro l’ora, diventa chiaro che qualche problema c’è”. La cosa curiosa, insomma, “è che lo stato oggi ha un tetto per il personale medico che non supera i 40 euro l’ora, ma in beni e servizi può spendere fino a 150 euro l’ora, pagando magari lo stesso professionista che si è dimesso e si è messo a lavorare come gettonista”. 

 

In tutto ciò non bisogna poi dimenticare il capitolo della cosiddetta “medicina difensiva”, quella che spinge il medico a scegliere la via più prudente (ma anche più dispendiosa per le casse pubbliche), cioè a prescrivere in modo eccessivo esami o prestazioni sanitarie proprio per il timore di incorrere in contenziosi legali. “La commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari nel 2013 aveva calcolato che la spesa pubblica dovuta alla medicina difensiva ammontava a dieci miliardi di euro l’anno. Inutile dire che da allora la somma è fortemente aumentata”, afferma Magi: “E’ chiaro – aggiunge – che se questa spesa non ci fosse avremmo la possibilità economica di usare oltre dieci miliardi in più per retribuire meglio i medici e per curare meglio i pazienti, e non per difenderci da possibili iniziative giudiziarie”. 

 

Lo scorso 15 aprile il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha istituito una commissione ministeriale per lo studio e l’approfondimento delle problematiche relative alla colpa professionale medica, presieduta dal magistrato Adelchi d’Ippolito e composta da giuristi e specialisti in ambito medico. In quell’occasione, Nordio aveva sottolineato la difficoltà, se non l’impossibilità, di depenalizzare il reato di colpa medica. Una presa di posizione condivisa da D’Ippolito. Resta però il fatto, come ricorda Antonio Magi, che “l’Italia è l’unico paese europeo, insieme alla Polonia, a prevedere sanzioni penali per gli errori medici”. Per l’Italia è forse giunto il momento di adattarsi al modello europeo. 

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