Il senatore leghista fa mea culpa e si dichiara "garantista convinto". Nel frattempo, però, invoca "gli ergastoli, quelli veri, senza eccezioni" per i casi di femminicidio. Intervistato dal Foglio, il vicepresidente del Senato conferma la sua strana concezione di garantismo
“Devo fare ‘mea culpa’ su alcune mie valutazioni del passato sul diritto: ringrazio il Partito radicale per aver trasformato un giustizialista pentito in un garantista convinto”. Il passaggio di Roberto Calderoli da giustizialista a giustizialista “pentito” ce l’eravamo perso, ma la trasformazione a garantista convinto, annunciata lunedì sera a un evento del Partito radicale, non può passare inosservata. Lo ricordavamo come uno dei leghisti più oltranzisti, sempre pronto a cavalcare notizie di cronaca (soprattutto se riguardanti immigrati) per alimentare il forcaiolismo dell’opinione pubblica, e ce lo ritroviamo garantista. Come il suo segretario, Matteo Salvini, che ha deciso improvvisamente di mettere a disposizione la macchina del partito per raccogliere le firme per i referendum radicali sulla giustizia. E’ una notizia. Dunque telefoniamo di prima mattina a Calderoli, vicepresidente del Senato, che al Foglio conferma: “Se si segue ciò che accade all’interno della giustizia non ci si può voltare dall’altra parte. Mille ingiuste detenzioni all’anno, e quindi tre al giorno, sono una cosa insostenibile in un regime democratico”.
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