"La riforma del Csm è inutile", dice Renzi, che ha ragione ma anche un po' torto

Redazione

Per il leader di Italia viva, la riforma Cartabia "è un pannicello caldo, anzi tiepido": "Le correnti continueranno a fare il bello e il cattivo tempo". Fatta eccezione per il nuovo sistema elettorale del Csm, però, il provvedimento prevede diverse novità positive 

Matteo Renzi ha annunciato che Italia Viva non voterà in parlamento a favore della riforma del Consiglio superiore della magistratura e dell’ordinamento giudiziario elaborato dalla ministra Cartabia, su cui le altre forze di maggioranza sembrano aver raggiunto un compromesso. “Non voteremo la riforma della giustizia perché non è una riforma. L’azione di Bonafede era dannosa, quella della Cartabia inutile. Meglio così ma ancora non ci siamo”, ha scritto su Twitter il leader di Iv.

 

“Il vero problema dello strapotere delle correnti e del fatto che chi sbaglia non paga mai, con la riforma Cartabia non si risolve – ha poi spiegato Renzi – Le correnti continueranno a fare il bello e il cattivo tempo nel Csm. Peccato, una occasione persa. La riforma arriverà, se arriverà, nella prossima legislatura. Questo è un pannicello caldo, anzi tiepido”. Non vi è dubbio che su alcuni aspetti, in primis la riforma del sistema elettorale del Csm, il testo Cartabia appare essere piuttosto timida. Il meccanismo proposto (proporzionale con correttivo maggioritario, basato sul sorteggio dei collegi) sembra essere ben lontano dal risolvere il problema dei condizionamenti esercitati dalle correnti nell’elezione del Csm.

 

Un sano pragmatismo, tuttavia, dovrebbe indurre a non buttare alle ortiche tutti i passi in avanti positivi fatti dalle forze di maggioranza (così politicamente variegate) su altri ambiti: lo stop alle porte girevoli tra magistratura e politica (con il divieto per i magistrati di rientrare in attività se si è stati eletti o si sono avuti incarichi di governo), la riduzione a una sola volta della possibilità di effettuare il passaggio di funzioni tra giudice e pm (e viceversa), la revisione dei criteri di assegnazione degli incarichi direttivi e semidirettivi, l’introduzione di un “fascicolo delle performance” per rendere reali le valutazioni di professionalità.

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