l'omicidio di willy monteiro

C'è un nuovo pol. corr.: l'ipergarantismo

Giuliano Ferrara

Meglio ipergarantisti che forcaioli, sì, ma un garantista rigoroso e senza illusioni, aperto al carattere scorretto e invasivo e appassionato della realtà e dell’umanità, è ancora meglio. Il caso Colleferro e la grande differenza tra giustizia e pedanteria

Non monto in cattedra, e anzi nel seminario di Guido Vitiello sarei bocciato o espulso, ma l’ipercorrettismo ipergarantista non mi convince. Detesto con tutta l’anima i linciaggi, anche quando riguardano figure che detesto con tutta l’anima e con tutto il cuore per non dire delle viscere, non penso che l’arresto in flagranza e se è per questo nemmeno una confessione bastino a evitare le procedure giuste e un giusto processo per reati abominevoli sempre da discutere e confermare in dibattimento, con prove certe, fino a sentenza definitiva. Detto questo, che è il minimo, approvate le buone intenzioni di chi ricusa in ogni modo ogni forma di gogna, ecco che dissento dal garantismo come politica e ideologia ipercorretta.

Non arrivo a negare, per ragioni di procedura penale, l’orrore che mi ispirano certe facce, certe pose patibolari, certi scampoli di conversazione, certi post, certi stili di vita, diciamo così, ampiamente testimoniati e qualche volta apertamente rivendicati. Rivendico il diritto all’innocentismo e al colpevolismo, che non c’entrano con il garantismo, ma sono parte di un ineliminabile rapporto, non solo istintuale bensì razionale, con la realtà delle cose. Da lettore di Machiavelli, vado dietro o drieto alla verità effettuale della cosa, non alla sua immaginazione, ma sempre da lettore di Machiavelli, so che il mondo non è e non può essere senza passione, la mia compresa.

Il politicamente corretto è una forma estrema e disgustosa di pedanteria, com’è noto conduce alla censura e alla cancellazione di autentici sentimenti e di antiche verità storiche non procedurali, e l’ipergarantismo non è esente da questo difetto, ne è una replica pedantesca in forma nobile e nobilitante per chi lo professa.  Meglio sempre un ipergarantista che un forcaiolo, certo, ma un garantista rigoroso e senza illusioni, aperto al carattere scorretto e invasivo e appassionato della realtà e dell’umanità è ancora meglio. Perfino il sospetto, che non è l’anticamera della verità se non nella mentalità inquisitoria più greve, ha il suo diritto alla vita, è una pulsione che deve essere normata e limitata e arginata ma non può essere correttisticamente negata.

Chiedo scusa a Guido Vitiello, a Andrea Marcenaro, a Mattia Feltri e a altri sublimi condottieri di battaglie generose, e comuni, e non li sospetto di altro che di una singolare e rara sincerità, eppure quei figuri di Colleferro, che Dio ci conceda per loro meno odio e meno chiacchiere e una giustizia degna del nome, li vedo bene dove so io alla fine di un cammino che mi auguro non accidentato e non troppo lungo. La norma è regina, di fronte al dubbio giuridico ci si ferma in ogni caso, e quando si procede in giudizio il giudizio, appunto, definisce la norma almeno quanto la norma ha definito la legittimità del giudizio. In certi casi mi viene da dire: “Presunto” lo dici a tua sorella. So di sbagliare ma non ci posso fare niente.        

Il mio illuminismo, e mi scuso per la parola malata, è quello dei conservatori innamorati del pregiudizio, della tradizione, del common sense. Sono contro la pena di morte, non la voglio nel mio sistema di norme, mi piacerebbe sradicare il sentimento di una efficace giustizia del contrappasso che abita in certe regioni del mondo, ma non faccio crociate in materia, specie se insieme a abortisti inveterati e a teorici del diritto eugenetico. La ghigliottina e il cappio sono strumenti da aborrire, ma l’impiccagione di Saddam e l’eliminazione di Bin Laden mi sono sembrate buone soluzioni, che vanno dietro o drieto alla verità effettuale della cosa e non alla sua immaginazione.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.