All’inizio della pratica il principiante è inconsapevole. Chi ha appena iniziato a fare uno sport da combattimento non sa che l’avversario non è quello che gli si presenta davanti. E’ se stesso. Per i primi anni funziona così: l’adrenalina annebbia tutto, prende il posto della razionalità, e quindi della tecnica. L’allenamento, e quindi il sacrificio, non riguarda l’eseguire un punto ma creare le condizioni per farlo. Più la furia agonistica si sostituisce alla razionalità, più il combattimento è inutile: non solo al punto non ci si arriva, ma ci si fa male, e si perde. Ecco il combattimento contro se stessi, che spesso dura una vita intera: allenarsi a controllare l’istinto, altrimenti si perde la testa.
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