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"Perché Bonafede ritarda il decreto di nomina dei magistrati?"

David Allegranti

Dopo il Csm si muove anche la politica. Il deputato forzista Zanettin presenta un'interrogazione parlamentare sul concorso "congelato" dal ministro

Non ha niente da dire, per ora, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che tace sulla vicenda dei 251 magistrati che hanno vinto il concorso bandito nel 2017 – vicenda alla quale il Foglio ha dedicato alcuni articoli nelle settimane scorse – e che lo stato non fa lavorare. In questi giorni si sono mossi il Csm e anche la politica, con un’interrogazione di Fratelli d’Italia annunciata dal deputato Marco Silvestroni. Adesso arriva anche un’interrogazione di Forza Italia, appena presentata dal deputato Pierantonio Zanettin, componente della commissione Giustizia della Camera ed ex membro laico del Csm.

  

 

Nell’interrogazione, Zanettin chiede al ministro Bonafede “per quale motivo venga ritardato così a lungo il decreto ministeriale di nomina dei magistrati vincitori del concorso” indetto nel maggio 2017. “Il concorso per magistratura è notoriamente assai impegnativo e defatigante. I 251 vincitori del concorso indetto con decreto ministeriale del 31 maggio 2017 hanno completato le prove scritte e orali nel maggio del 2019”. Il Consiglio Superiore della Magistratura, scrive Zanattin nell’interrogazione, “in data 24 luglio 2019, ha pubblicato, con riserva, una prima graduatoria, dei vincitori. Lo stesso Csm ha pubblicato il 16 ottobre 2019 la graduatoria definitiva. A tutt’oggi però manca il decreto di nomina firmato dal ministro Bonafede. Mai in passato dalla
 pubblicazione definita della graduatoria al decreto di nomina ministeriale è passato un periodo così lungo”.

 

Il ministro della Giustizia, aggiunge Zanettin, “non perde occasione per sottolineare le carenze degli organici e la sua politica tesa al loro ampliamento. Questo ritardo appare quindi inspiegabile. I vincitori del concorso in queste settimane avrebbero potuto iniziare il loro tirocinio negli uffici e iniziare a lavorare. Invece restano con le mani in mano”. Con tanti saluti all’efficienza del sistema giustizia. 

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.