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La politica si muove per i magistrati senza lavoro

David Allegranti

Hanno vinto il concorso bandito nel 2017 ma lo stato non li fa lavorare. Sulla vicenda interviene il vicepresidente del Csm, David Ermini, e FdI presenta un’interrogazione. Tace, per ora, il ministro Bonafede

Roma. Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede non ha (ancora) proferito verbo sull’incredibile storia dei 251 magistrati che hanno vinto il concorso bandito nel 2017 – alla quale Il Foglio ha dedicato due articoli nelle settimane scorse – e che lo stato non fa lavorare. Però potrebbe farlo a breve, chiamato a riferire in Commissione giustizia.

 

“Inammissibile quanto sta accadendo con i 251 nuovi magistrati, vincitori del concorso bandito nel 2017, che da mesi sono impossibilitati a prendere servizio per colpa di un errore del ministero”, dice il deputato Marco Silvestroni di Fratelli d’Italia. “Il ministro Bonafede mentre da una parte promette di impegnarsi per espletare le procedure concorsuali dall’altra dimentica di dire che la vera causa di questo grave stallo sembrerebbe essere la mancanza di coperture nella finanziaria 2019 per le assunzioni”. Inutile, aggiunge Silvestroni, “fare proclami sulla riforma della giustizia se poi non si riesce nemmeno ad ottemperare agli impegni presi. Dal M5s come al solito solo tante chiacchiere e zero fatti. Come Fratelli d’Italia chiederemo conto al ministro in commissione Giustizia su questa incresciosa vicenda, che coinvolge centinaia di nuove leve, che oggi si sentono comprensibilmente prese in giro proprio da quello stato che si apprestano a servire”. Una bozza dell’interrogazione che Fratelli d’Italia intende presentare intanto è stata inviata all’ufficio legislativo, che deve verificarla, poi sarà calendarizzata.

 

I neo-magistrati intanto seguono la vicenda che li coinvolge direttamente con un misto di frustrazione e rassegnazione, ma anche con non poca arrabbiatura. Giovedì una parte di loro andrà a Genova per il 34esimo congresso nazionale dell’Anm su invito del presidente Luca Poniz, con il quale i vincitori del concorso sono in contatto da settimane. Alla vicenda si è interessato anche il vicepresidente del Csm David Ermini, intervenuto sabato scorso alla festa del Foglio. “Quello che dovevamo fare noi l’abbiamo fatto”, ha detto Ermini. In effetti il Csm, che ha il compito di redigere e pubblicare la graduatoria al termine delle prove (completate, in questo caso, nel maggio scorso), ha fatto il suo. Non una ma due volte, visto che ha pubblicato una prima graduatoria il 24 luglio (con l’ammissione con riserva di una candidata) e poi una seconda il 16 ottobre (con la riserva sciolta).

 

“Certo che 250 magistrati in più servono, abbiamo uffici sguarniti non solo perché non ci sono magistrati, ma anche perché spesso per certe zone non ci sono neanche concorrenti e abbiamo difficoltà a riempire quegli uffici”, ha detto Ermini, intervistato da Annalisa Chirico a Firenze, nel Salone dei Cinquecento. Insomma, la responsabilità è del ministero della Giustizia. Il titolare del dicastero, come raccontato dal Foglio nell’articolo di sabato scorso, continua intanto a vantarsi di suoi presunti risultati. “Rivendico con orgoglio lo storico risultato che abbiamo già raggiunto ampliando di ben 600 unità il ruolo organico della magistratura grazie alla previsione contenuta nella legge di bilancio per il 2019”, ha detto il ministro Bonafede in un question time alla Camera. “Si tratta probabilmente di un incremento senza precedenti di cui vado particolarmente fiero, perché segna una svolta reale per il ripristino dello stato di salute degli uffici giudiziari di tutto il territorio”.

 

L’“incremento senza precedenti” però non deve essere stato notato negli uffici giudiziari, tant’è che Ermini, consapevole che il problema sono le risorse mancanti per assumere i vincitori del concorso, ha pubblicamente detto che, anzi, quei 251 magistrati rimasti per ora senza lavoro farebbero proprio comodo al sistema giustizia.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.