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Appendino sceglie il rito abbreviato nel processo Ream

David Allegranti

La sindaca di Torino sarà processata per falso in atto pubblico. L’amministrazione avrebbe tolto dal bilancio del 2016 un debito da 5 milioni nei confronti della partecipata della Fondazione Crt

Roma. Chiara Appendino, sindaca di Torino, ha chiesto attraverso il suo avvocato, Luigi Chiappero, il rito abbreviato nel processo Ream, che vede indagati l’assessore al bilancio Sergio Rolando e il suo potente ex capo di gabinetto Paolo Giordana. “Sono, infatti, fermamente convinta di avere sempre operato nell’interesse della collettività e della Città. Penso che questa mia scelta, garantendo una più rapida definizione del processo, vada nell’interesse anche del Città che rappresento”, ha detto Appendino.

 

L’indagine per falso in atto pubblico è arrivata nel 2017. Secondo le accuse della procura – che ha iniziato a indagare a partire da un esposto presentato dai capigruppo del Pd, Stefano Lo Russo, e della lista Morano, Alberto Morano – l’amministrazione avrebbe tolto dal bilancio del 2016 un debito da 5 milioni nei confronti di Ream, una partecipata della Fondazione Crt che avrebbe voluto investire nell’area ex Westinghouse, dove nascerà il nuovo centro congressi di Torino. Nel 2012 Ream acquisì il diritto di prelazione sulla zona e versò al Comune una caparra di 5 milioni. A fine 2013, il progetto fu affidato alla Amteco-Maiora, l’operazione è stata perfezionata alla fine del 2016, quando il Comune ha incassato una parte dei 19,7 milioni offerti dai privati. E qui sta il punto: il Comune avrebbe dovuto restituire i 5 milioni, ma la cifra non è mai stata né versata né iscritta nel bilancio. Nel febbraio scorso Appendino è stata rinviata a giudizio e adesso la sindaca chiede, appunto, il rito abbreviato.

 

Adesso viene da chiedersi che cosa succederà in caso di condanna. La sindaca si dimetterà, come prescrivono i precetti grillini, oppure resterà saldamente al suo posto in ossequi a qualche nuovo principio garantista? Dopo il mandato zero, la condanna zero.

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  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.