Luca Pasquaretta detto Pitbull, ex Capo Ufficio stampa del Comune di Torino, indagato per estorsione, peculato e corruzione (foto LaPresse)

Cosa vi avrebbero detto i 5 stelle su Pasquaretta (se fosse stato del Pd)

David Allegranti

Le consulenze affidate aggirando le delibere, il presunto ricatto di cui sarebbe stata vittima la sindaca Appendino. Se la vicenda non avesse toccato un loro collaboratore i grillini ci si sarebbero avventati come un mastino

Roma. Se Luca Pasquaretta detto Pitbull, comunicatore factotum, fosse stato del Pd o di Forza Italia, avreste sentito parecchio chiasso dal M5s, che appena annusa un’inchiesta giudiziaria ci si avventa come, appunto, un mastino. Ma siccome Pasquaretta, indagato per estorsione, peculato e corruzione, è l’ex capo ufficio stampa del Comune di Torino nonché ex ombra di Chiara Appendino, i grillini fischiettano e la storia è stata liquidata a vicenda locale. “E’ stata setacciata la mia vita pubblica e privata, giustamente, ma non è stato indolore. Si è elevato il gossip di corridoio a notizia e ora a ragione di dibattito politico”, ha detto la sindaca Appendino lunedì in Consiglio comunale dopo l’avviso di chiusura delle indagini.

 

Se Pasquaretta, giornalista pubblicista esperto di Juventus, fosse stato del Pd o di Forza Italia, sul sacro blog del M5s sarebbero stati pubblicati post super indignati su uno strettissimo collaboratore del sindaco di una importante città come Torino perennemente alla ricerca di denaro, al punto tale da far mobilitare membri del governo (Laura Castelli) e della giunta (l’assessore Alberto Sacco, amico di Pasquaretta, conosciuto anni prima alla discoteca La Rotonda) pur di trovargli consulenze e lavori aggiuntivi al suo ruolo di capo ufficio stampa per il quale era già retribuito a norma di legge e in base ai suoi titoli di studio (non avendo laurea, Pasquaretta poteva essere inquadrato al massimo come staffista – i cosiddetti ex articoli 90, a chiamata diretta – e non poteva percepire più di 40 mila euro lordi l’anno). Ma raccontiamo i fatti. Leggendo il riepilogo dell’attività investigativa depositata a settembre e indirizzata al pm Gianfranco Colace, si scopre che Pasquaretta ha sempre bisogno di denaro e lo cerca. La ricerca prosegue, più o meno bene, sia da capo ufficio stampa della sindaca, sia dopo le sue dimissioni avvenute il 4 agosto 2018.

 

La viceministra Castelli prima lo contrattualizza con 600 euro al mese, poi aumenta il compenso a 2000 e poi lo licenzia nel febbraio scorso. Nel mentre, l’onorevole Castelli cerca pure di sbolognare Pasquaretta alla europarlamentare del M5s Tiziana Beghin, che dopo aver fatto minime verifiche sull’ex collaboratore della Appendino decide di farne a meno (con disappunto di Pasquaretta, che si lamenta del comportamento di Beghin con Castelli, la quale gli suggerisce di “spillare” più possibile all’eurodeputata, annotano gli inquirenti). Vicenda analoga con l’assessore Sacco, che prima aiuta Pasquaretta e poi si sente minacciato, come annotano i carabinieri coordinati dalla procura di Torino. “Bisogna fare attenzione a quella gente lì perché questa è una bramosia di denaro”, dice nel 2017 Giuseppe Ferrari, vice Coordinatore generale della dirigenza nonché direttore del personale, in un’intercettazione con l’ex capo di gabinetto Paolo Giordana, dimessosi nello stesso anno per aver chiesto di togliere una multa a un amico. Solo che quella “bramosia” o banale richiesta di maggior compensi, che Pasquaretta ritiene di meritare perché lavorava “15 ore al giorno”, procura dei guai a lui e alla sindaca Appendino. Nella continua ricerca di denaro ricostruita dalla polizia giudiziaria, Pasquaretta riesce a ottenere una consulenza dal Salone del Libro 2017, inizialmente come “supporto al presidente” poi – dopo il rifiuto dell’allora presidente della Fondazione Massimo Bray di ricorrere alle sue pregiatissime competenze di comunicatore factotum – come supporto alla presidenza. Cinquemila euro per un lavoro che è al centro delle indagini. La legge 150/2000 stabilisce infatti un rapporto quasi di esclusiva con l’ente locale e in particolare con la sindaca Appendino, di cui Pasquaretta era staffista ex articolo 90, e quindi – spiega agli inquirenti la dottoressa Elisabetta Bove, responsabile amministrativa di Pasquaretta – “non poteva essere assolutamente autorizzato a curare la comunicazione di altri enti”. Saranno i giudici a dire se Pasquaretta ha fatto comunicazione, quindi violando la legge, oppure si è dedicato ad altra attività, quindi compatibile con la legge.

 

Resta una questione di opportunità politica, come dice in un messaggio WhatsApp a Pasquaretta anche Antonio Fornari, consigliere comunale del M5s e presidente della commissione Bilancio: “Potevi farne anche a meno porca troia”; “Ci hai messo in seria difficoltà porca troia”. Le opposizioni, infatti, si scatenano. Come il capogruppo del Pd Stefano Lo Russo, che più volte chiede spiegazioni, anche in consiglio, alla sindaca, e Alberto Morano della Lista Morano. Lo Russo le chiede, per esempio, se fosse a conoscenza di questa consulenza di cui in Comune sanno in molti, tranne – a quanto pare – lei. “Escludo categoricamente che Ferrari mi abbia parlato della consulenza a favore del Salone del Libro prima della sua autorizzazione”, dice la sindaca agli inquirenti. “Con Ferrari assunta la qualifica di direttore del personale ho parlato in generale del problema del trattamento economico di Pasquaretta per valutare se vi fossero possibilità di autorizzare consulenze o altri emolumenti a favore di Pasquaretta”. Ferrari, infatti, si attiva e accenna a Pasquaretta della possibilità di un incarico nella società partecipata che si occupa dei servizi cimiteriali, la AFC (10 mila euro “più il premio”, “e non tocchiamo nessuna delibera”). Viene da chiedersi, e di nuovo se Pasquaretta fosse stato del Pd o di Forza Italia i Cinque stelle sarebbero partiti con i comunicati a palle incatenate, perché mai Appendino stessa si dia da fare per Pasquaretta e perché lo difenda finché le è possibile. Giordana, intercettato con Ferrari, parla di “ricatto”; “qualcosa di indicibile, fra di loro”; “Juventus… c’è qualcosa che noi non sappiamo”. “Nel suo trascorso juventino?”, chiede Ferrari. Tuttavia, come scrivono gli inquirenti, “dall’analisi del materiale sequestrato a Pasquaretta non sono stati rinvenuti screenshot o elementi tali da sostenere le ipotesi mosse da Giordana”. La sindaca, insomma, non sarebbe ricattabile. Ma i Cinque stelle, forse, vi avrebbero detto il contrario.

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.