Chiara Appendino (foto LaPresse)

Quanto è grave se i consiglieri grillini iniziano a mollare Appendino

David Allegranti

La sindaca di Torino perde pezzi della maggioranza e la decisione di licenziare Guido Montanari potrebbe pure esserle politicamente fatale

Roma. La sindaca di Torino Chiara Appendino perde pezzi della maggioranza e la decisione di licenziare Guido Montanari potrebbe pure esserle politicamente fatale. Da giorni nel M5s torinese crescono le dure contestazioni nei suoi confronti.

 

Martedì scorso Viviana Ferrero, vicepresidente del consiglio comunale di Torino, ha criticato pesantemente la defenestrazione di Montanari (una cacciata dall’olimpo grillino che secondo lei farebbe parte di un disegno più ampio): “Se l’obiettivo chirurgico è togliere la parte più a ‘sinistra’ del movimento per connotarlo a ‘destra’ credo che ci sia ancora molto da fare”. Torino, ha aggiunto Ferrero, “ha votato il Movimento perché cambiasse il modello, non per andare in continuità. Torino non è una città di destra, ha profonde radici sociali, culturalmente legata all’equità sociale, al rispetto delle migrazioni, alle forme laboratoriali sociali, alla cultura del bel vivere con sobrietà. Torino è ancora città della sinistra ‘buona’ non renziana e neoliberista”. Ieri una consigliera comunale del M5s, Marina Pollicino, ha lasciato il gruppo ed è passata al misto, facendo scendere la maggioranza a 22 consiglieri (più Appendino). Se altri tre dovessero andarsene, ipotesi tutt’altro che improbabile, il M5s non avrebbe più i numeri in aula. “Ritengo che gli ultimi sviluppi della storia del nostro Movimento, sia a livello comunale sia nazionale, stiano prendendo una direzione nella quale, con mio grande rincrescimento, non mi riconosco più”, ha detto la consigliera Pollicino. “Mai come in questi due anni di esperienza in Sala Rossa le dita della mia mano hanno ricevuto un’attenzione esagerata (…): ditino sul tasto, pigia-bottoni, dita pronte a schiacciare i tasti”.

 

Subito dopo il licenziamento del vicesindaco Montanari, Appendino aveva attaccato i consiglieri comunali dissidenti del M5s per averle impedito di procedere spedita nell’amministrazione della città, sostenendo di non essere “disposta in alcun modo ad andare avanti con il freno a mano tirato… E’ innegabile che in questi tre anni abbiamo fatto tanto ma è altrettanto vero che tanto altro avremmo potuto fare e che, in alcuni casi, avremmo potuto far meglio… Ricorrono oramai con frequenza non più compatibile con la responsabilità di amministrare la città comportamenti che spesso vanificano i risultati raggiunti”.

 

Un duro colpo al suo ex vicesindaco, anche se giova ricordare che se lo era scelto lei. “Se secondo la sindaca la città viaggiava con il freno a mano tirato, ora si può dire che sia davvero inchiodata. Con la revoca delle mie deleghe all’urbanistica e all’edilizia sono decine i progetti fermi e molti quelli che non hanno più la spinta politica che li sottendeva”, dice adesso Montanari (che ha ricevuto anche la solidarietà di Paolo Hutter, eminenza grigia degli ambientalisti torinesi), furioso quanto i consiglieri comunali dissidenti, come Pollicino e altri che non hanno gradito le parole della sindaca, considerandole offensive: “Parole pesanti come un macigno sulla testa dei consiglieri che hanno il dovere di ‘indirizzo e controllo’”, ha scritto Pollicino nella sua lettera d’addio. “Le esternazioni della sindaca hanno reso palese alla cittadinanza intera un nuovo corso politico coercitivo, in cui limitare e piegare ventitré consiglieri a una mortificante sequenza di votazioni aprioristicamente determinate e in cui l’accettazione coatta della volontà della prima cittadina diventa la sola condizione di partecipazione politica”. Concorda la consigliera Maura Paoli – pure lei pronta alle dimissioni – che adesso dice: “Il dolore che provo è immenso. Sfido chi ora si presta a facili commenti di provare anche solo per pochi minuti il disagio in cui viviamo. Il discorso inqualificabile della sindaca era atto a provocare delle reazioni, che ora ce ne si stupisca è davvero ingenuo. A Marina va la mia più sincera stima”. Altre dimissioni in arrivo? 

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.