Il ministro Alfonso Bonafede (foto LaPresse)

Il giusto sciopero sulla prescrizione

Redazione

Orrori del populismo giudiziario. Penalisti contro la riforma Bonafede

L’Unione delle camere penali italiane (Ucpi) ha proclamato cinque giorni di sciopero, dal 21 al 25 ottobre, per protestare contro l’imminente entrata in vigore (prevista il 1 gennaio 2020) della riforma che di fatto abroga la prescrizione dopo una sentenza di primo grado. Una riforma, affermano gli avvocati penalisti, che rappresenta “una delle pagine più sciagurate della deriva populista e giustizialista del nostro paese, giacché afferma il principio, manifestamente incostituzionale, secondo il quale il cittadino, sia esso imputato che parte offesa del reato, possa e debba restare in balìa della giustizia penale per un tempo indefinito, cioè fino a quando lo stato non sarà in grado di celebrare definitivamente il processo che lo riguarda”. La decisione della giunta Ucpi, presieduta da Gian Domenico Caiazza, di deliberare l’astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria per cinque giorni fa seguito al vertice sulla giustizia tenuto la scorsa settimana dalla nuova maggioranza M5s-Pd, dal quale è emersa un’intesa per riformare il processo penale entro la fine dell’anno, ma anche un no del Guardasigilli Alfonso Bonafede a modificare la riforma della prescrizione. “Il ministro della Giustizia – sottolineano i penalisti – ha pubblicamente dichiarato che nessun intervento è previsto su quella norma, mentre il Pd ha formulato, sul punto, riserve assai blande, indeterminate nei contenuti e non di rado contraddittorie”. Dall’altro lato, “è manifestamente inverosimile il proposito, pure sorprendentemente avanzato dal ministro, di un intervento di riforma dei tempi del processo penale prima della entrata in vigore della riforma della prescrizione”. “E’ chiaro a tutti gli addetti ai lavori, anche alla magistratura – concludono i penalisti – che l’entrata a regime di un simile, aberrante principio determinerebbe un disastroso allungamento dei tempi dei processi, giacché verrebbe a mancare la sola ragione che oggi ne sollecita la celebrazione”. Da qui la decisione di scioperare contro la “bomba atomica” sul processo penale, così come la definì l’allora ministro Giulia Bongiorno, pur votando la riforma insieme a tutta la Lega.

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