i Dannati della gogna

“Io arrestato e poi assolto, la gogna ha ucciso mia moglie”. Parla Giovanni Novi

Le parole del protagonista di uno dei più gravi errori giudiziari della storia italiana: “Cancellare la prescrizione è ingiustizia. Una persona può essere messa nel tritacarne a vita. E non venirne più fuori anche se innocente”

Ermes Antonucci

“Quello che mi è dispiaciuto più di tutto è che mia moglie, poveretta, quando sono stato assolto, non c’era più”. Il protagonista della seconda puntata dei Dannati della gogna, la docu-serie targata Il Foglio dedicata alle vittime della gogna mediatico-giudiziaria, si chiama Giovanni Novi. Cofondatore della Burke e Novi, una delle più importanti agenzie di brokeraggio marittimo, e Cavaliere del Lavoro, dal 2004 al 2008 Novi è stato presidente dell’Autorità portuale di Genova. Proprio nel 2008, il giorno prima di terminare il suo incarico, fu travolto da un’inchiesta che si è poi rivelata essere uno dei più gravi errori giudiziari della storia italiana. Fu accusato di una serie infinita di reati riguardanti la gestione dei terminal del porto di Genova. Gli arresti domiciliari gli furono notificati davanti a giornalisti e fotografi. Di fronte a questa scena la moglie, già malata, crollò e non si riprese mai più, morendo in ospedale. Sei anni dopo Novi venne assolto in via definitiva da tutte le accuse.

    

Intervistato da Ermes Antonucci, Novi racconta le tappe del suo calvario mediatico-giudiziario, a partire dall’arresto davanti ai riflettori, costata la vita alla moglie. Nel mezzo la gogna mediatica: “Tutto finiva sui giornali, qualsiasi intercettazione che nulla aveva a che fare con il processo. Questi casi all’estero non capitano. Faccio un esempio: in Inghilterra, se un giornalista si azzardasse a dare ai giornali una conversazione intercettata, andrebbe in galera. Non è possibile, non si può. Qui invece veniva pubblicato tutto quanto”.

   

   

Il pubblico ministero lo accusò in tutto di addirittura tredici reati, senza mai interrogarlo: “Non si è mai premurato di chiedermi qualcosa. Se mi avesse chiesto qualcosa sarebbe caduto tutto perché gli avrei spiegato come stavano le cose, ma non l’ha fatto. Evidentemente aveva voglia di farsi pubblicità”.

    

Venne assolto definitivamente dopo sei anni. E pensare che il governo gialloverde ora ha cancellato la prescrizione a partire dal 2020. La vicenda che travolse Novi sarebbe potuta durare anche 20 anni: “Cancellare la prescrizione mi sembra una grossa ingiustizia, perché una persona può essere messa nel tritacarne per tutta la vita. E non venirne più fuori ed essere innocente, che è la cosa più grave”.