“Assolto 15 volte su 15, ma la gogna umilia e uccide”. Parla Mastella

L'ex ministro della Giustizia, oggi sindaco di Benevento, racconta come si vive per anni da perseguitati: “Non perdonerò mai i magistrati, mi hanno ammazzato. Ho avuto anche un infarto”

Ermes Antonucci

“Non perdonerò mai i magistrati. Mai, mai, mai. Mi hanno ammazzato, questa è la verità”. Nessuno può descrivere i danni provocati dal tritacarne mediatico-giudiziario meglio di Clemente Mastella, ex parlamentare (per otto legislature) ed ex ministro della Giustizia, oggi sindaco di Benevento. È lui il protagonista della quarta puntata de “I dannati della gogna”, la docu-serie targata Il Foglio dedicata alle vittime della gogna mediatico-giudiziaria.

  

Ha subìto decine di inchieste e di processi. È stato assolto quindici volte su quindici e i pubblici ministeri hanno chiesto nei suoi confronti condanne per un totale di addirittura 100 anni di carcere. Il caso più celebre riguarda l’inchiesta che lo travolse nel 2008, costringendolo alle dimissioni da ministro e contribuendo alla caduta del governo Prodi. La vicenda coinvolse anche sua moglie, Sandra Lonardo. Nove anni dopo sono stati entrambi assolti.

  

Intervistato da Ermes Antonucci, Mastella racconta come si vive per anni al centro di una vera persecuzione mediatica e giudiziaria: “Si vive in una condizione di umiliazione costante. Qualunque cosa fai ti guardano con perplessità, con sufficienza, con atteggiamento arrogante. Ogni anno in Italia 150mila persone vengono ingiustamente messe sotto gogna mediatico-giudiziaria e inquisite. Alcune persone ci rimettono la vita, io ci ho rimesso l’infarto. Ma è stata tutta la mia famiglia a patire in maniera drammatica”.

  

Nel corso della videointervista, Mastella racconta le tante umiliazioni subìte, come quando gli fu negato dal questore l’imbarco per un volo per gli Stati Uniti, o quando la moglie (a cui era stato imposto il divieto di dimora in Campania) fu scortata dai carabinieri fin dentro la sala operatoria di un ospedale. “Credo che il mondo giudiziario dovrebbe confrontarsi con la propria coscienza sui limiti delle proprie azioni. Fino a quando non ci sono certezze giudiziarie si dovrebbe procedere con molta cautela”, afferma Mastella. “Ciò che colpisce – prosegue – è che nessuno paga mai su nulla. Ci sono giudici perbene e giudici che invece a volte hanno atteggiamenti un po’ ideologici, e questo dispiace molto a chi come me ha fatto il ministro della Giustizia. Il dato finale è l’allontanamento della gente dalla giustizia, perché si inizia ad avere preoccupazioni che il giudice non sia garante dell’equilibrio ma che ti condanni a prescindere. Questa è una cosa gravissima per una comunità e per una democrazia”.

   

Nel mezzo la solita gogna mediatica, fatta di condanne preventive, fughe di notizie e pubblicazioni di atti di indagine: “Da ministro avevo tentato di piegare a forme democratiche, di civiltà e di dignità questo modo di mettere alla berlina e di castigare mediaticamente le persone senza che loro non siano neppure a conoscenza dei contenuti delle indagini. Questa francamente è una cosa che non esiste in nessuna parte del mondo. Del mondo democratico evidentemente”.

   

Dopo aver raccontato la sua “nuova vita” da sindaco, Mastella commenta anche la svolta giustizialista del governo M5S-Lega: “Hanno fatto cose assurde, di cui si assumono la responsabilità. Spero che la Corte costituzionale intervenga su alcune misure contenute nella riforma anticorruzione che sono fuori dalla grazia di Dio”.