Tiziano Renzi (foto Imagoeconomica)

Forse qualcuno deve farsi un esame di coscienza su Tiziano Renzi

Redazione

Caso Consip, la procura di Roma chiede l'archiviazione del padre dell'ex premier nel filone d'indagine in cui era accusato di traffico di influenze. La gogna mediatica, Luigi Di Maio e quella domanda fatta oltre un anno fa

Una settimana fa la condanna di Marco Travaglio che, insieme ad altri giornalisti del Fatto quotidiano, dovrà risarcirlo con 95 mila euro per alcuni articoli scritti ai tempi in cui era indagato per bancarotta (il procedimento è stato poi archiviato). Una piccola rivincita per Tiziano Renzi nei confronti della gogna mediatica cui è stato sottoposto per mesi. E chissà cosa avranno da dire i suoi detrattori oggi che la procura di Roma ha chiesto del padre dell'ex premier nell'ambito di uno dei filoni dell'inchiesta Consip, in cui era accusato di traffico di influenze illecite.

 

  

La “caccia al babbo” è stata una delle costanti dell'inchiesta portata avanti da John Henry Woodock con il supporto del capitano del Noe Gianpaolo Scafarto. Al punto che lo stesso Renzi, a suo tempo, aveva commentato: “Mi viene da pensare che tutto ciò accada per colpa mia, a causa del mio impegno in politica”. Chissà se è così. Di certo c'è che, secondo la stessa procura di Roma che oggi chiede l'archiviazione di Tiziano, Scafarto avrebbe manomesso atti investigativi compiendo “orrori di sicuro rilievo penale” – qualificati invece dal tribunale del Riesame come “errori involontari” – con il deliberato obiettivo di incastrare il padre dell’allora presidente del Consiglio. 

 

I magistrati capitolini hanno chiuso, questa mattina, anche il filone di indagini che riguarda la fuga di notizie. Rischiano il processo l'ex ministro Luca Lotti (favoreggiamento), l'ex comandante generale dell'Arma Tullio Del Sette (rivelazione del segreto d'ufficio e favoreggiamento), il generale dei Carabinieri Emanuele Saltamacchia (favoreggiamento). Scafarto dovrà invece difendersi dalle accuse di rivelazione del segreto d'ufficio, falso e depistaggio in concorso con il colonnello Alessandro Sessa. Tra gli episodi di falso c'è quello riferito all'informativa consegnata ai pm di piazzale Clodio il 9 gennaio del 2017 sulla base di una conversazione intercettata negli uffici della Romeo Gestioni, nella quale Scafarto attribuiva ad Alfredo Romeo e non a Italo Bocchino, che effettivamente la pronunciò, la frase “... Renzi, l'ultima vota che l'ho incontrato” con il chiaro obiettivo di “inchiodare Tiziano Renzi alle sue responsabilità”. Insomma la giustizia prosegue il proprio corso. Ma forse, per Luigi Di Maio, è giunta l'ora di cambiare la risposta che, quasi un anno e mezzo fa, diede a una precisa domanda di Tommaso Labate del Corriere della sera.     

 

 

 

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