Vlasov, Almeida e le luci di San Luca. Il Giro dell'Emilia secondo Lucio Dalla

Il russo dell'Astana e il portoghese della Deceunick si affidano alle intuizioni. Va meglio al primo

Giovanni Battistuzzi

Lungo l'autostrada da lontano ti vedrò / Ecco là le luci di San Luca / Entrando dentro al centro, l'auto si rovina un po' / Bologna, ogni strada c'è una buca”. Di buche ce ne sono un po' meno rispetto alla Dark Bologna di Lucio Dalla, ma in questi anni Bologna non è cambiata poi tanto. Anche perché almeno il colpo d'occhio è difficile mutarlo. Il Santuario di San Luca è sempre un'incombenza rossa sui tetti della città, talmente incombente che nemmeno ce se ne accorge della sua presenza mentre si cammina per le vie del centro. Però c'è. È lì in alto, così in alto che sembra impossibile che da via Saragozza alla cima del monte ci siano nemmeno due chilometri di strada. Eppure quelli sono. La strada tira verso il cielo, quasi verticale, che la bici sente il richiamo della valle. Eppure non c'è un cicloamatore che, quando in zona, si tira indietro.

 

 

È una questione di istinto e affascinazione prendere quella strada. Qualcosa di insensato, forse, come perdersi nei ricordi. Eppure, proprio per questo necessario. 

 

Nel tempo dei ricordi perdermi e affogare / Figurine, piedi sporchi e ancora i compiti da fare / (Le pugnette sui tetti, che belli quei cieli seduti là insieme) / Con le nuvole che cambiano colore / (Bocche rosse d'estate, cocomeri in fiore come è buono nei viali il profumo dei tigli, il profumo dei tigli) / Con della benzina l'odore / (Certe notti stellate nei cine all'aperto e le lucciole che si corrono dietro), / (Si corrono dietro) per fare l'amore / (Com'è bello andar a fare l'amore)”.

 

I ciclisti sulle salite sono come quelle lucciole. Si corrono dietro per abbandonarsi a quel loro strano modo di fare l'amore. Lo capisce solo chi ha pedalato almeno per una volta in salita e ne ha provato piacere tutto ciò. Tant'è. Tocca fidarsi, come tocca fidarsi ogni tanto delle intuizioni.

 

Joao Almeida oggi al Giro dell'Emilia della sua intuizione si è fidato. Al secondo passaggio verso il santuario di San Luca ha capito che era il momento buono per provare a fare il colpaccio ed è partito, solo. Davanti aveva Giovanni Visconti e Andrea Garosio della Vini Zabù, dietro un manipolo di gente tosta. Lui se ne è fregato di tutto, dei calcoli e delle variabili e ha provato a seguire la sua idea stramba. 

 

Anche Alexsander Vlasov oggi si è fidato della sua intuizione. Al secondo passaggio verso il santuario di San Luca si è messo davanti a tirare per il suo capitano, Jakob Fuglsang, che intanto aveva perso qualche metro. Poi, il giro successivo, hanno fatto il contrario. Confondere le idee, far vedere di non averne e colpire al momento giusto.

 

Il portoghese ha seguito il gusto dell'avanguardia, il russo l'istinto dell'oculata furbizia. Almeida sull'ultima ascesa al Santuario, quella decisiva, ha per centinaia e centinaia di metri creduto che la sua fosse l'intuizione giusta. E mentre il sua pelle s'arrossava sempre più e il suo viso si distorceva in un'invocazione d'aiuto, il traguardo si avvicinava inesorabilmente.

 

Anche Vlasov sull'ultima ascesa al Santuario, quella decisiva, ha per centinaia e centinaia di metri creduto che la sua fosse l'intuizione giusta. La schiena del portoghese si avvicinava sempre più e lui ormai affianco non aveva più nessuno. Anche la sua pelle s'arrossava, ma il suo viso invece rimaneva identico. Non c'era un'invocazione d'aiuto, solo una gran calma.

 

E quando Vlasov ha raggiunto e superato Almeida è risultato chiaro a tutti e due che le loro intuizioni erano buone, ma una era migliore dell'altra. D'altra parte nel ciclismo come nell'amore ognuno fa il gioco che si sente di fare. Tanto poi decide sempre qualcun altro. In questo caso il San Luca.

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