Girodiruota

Nizzolo tra i ventagli e le rivincite della Parigi-Nizza

Nella seconda tappa il velocista italiano batte Pascal Ackermann dopo che Pedersen e Sagan avevano insegnato a tutti come si cavalca il vento

Giovanni Battistuzzi

Il vento spazza e spiazza le pianure e i progetti, è una variabile aleatoria che rende difficoltoso il calcolo di una funzione e regala risultati insperati, a volte improbabili. È un'apparizione benedetta o maledetta, dipende dalla propensione ad accettare il rischio, la volontà di esplorare, di vedere l'effetto che fa un azzardo.

 

Il vento è un richiamo per gente abituata a planare, a districarsi tra flussi laterali, per eccentrici del pedale capaci di indossare con un certo stile quello strano orpello che è il ventaglio, ossia la capacità di rendere l'aria una rampa di lancio verso il traguardo.

 

È un vezzo sociale il ventaglio, qualcosa da fare assieme. È uno schiaffo improvviso che stravolge ciò che sembra certo. Ma è anche un proscenio che pretende attori capaci di porgere la guancia, di non aver paura di sentire lo schiocco delle dita sugli zigomi. Perché chi lo inizia si sacrifica per pochi, ma il varco lo crea da solo.

 

Mads Pedersen e Peter Sagan sono due che non hanno paura di nulla, specie del tempo avverso, che sanno buttarsi a piè pari in un'ipotesi se solo immaginano un finale interessante. E così il campione del mondo, a una trentina di chilometri dall'arrivo della seconda tappa della Parigi-Nizza, si è messo a cavalcare il vento non appena questo si è messo di traverso al punto giusto. Un'accelerazione potente che ha spezzettato un gruppo che aspettava solo il volatone finale, l'ovvia conclusione di una frazione senza troppe salite.

 

 

In pochi pensavano che Pedersen potesse creare montagne dove montagne non ce n'erano. Una trentina scarsa di sognatori lo hanno seguito, gli altri si sono dispersi nella campagna francese. Tra questi c'era Sagan. E lo slovacco ha sempre dimostrato che d'immaginazione (e di talento) ne ha abbastanza. Così ha replicato, piegando la fantasia di tanti. Una dozzina di sopravviventi, una dozzina di biciclette più pronte delle altre a involarsi nell'aria, a raggiungere il traguardo. La più veloce è stata quella mossa dalle gambe di Giacomo Nizzolo che in volata ha piegato la resistenza di Pascal Ackermann, lanciato come una fionda da Sagan. Un sassolino però bloccato dal vento e dalla voglia di rivincita di Nizzolo.