Foto tratta dal profilo Instagram di Justine Mattera

Evviva Justine Mattera

Giovanni Battistuzzi

Paradosso: sono più utili le foto della showgirl in bici su Instagram che le campagne di sensibilizzazione per il suo utilizzo

La salita è finita, la strada si fa finalmente pianeggiante e un venticello fresco che scendeva dal bosco invogliava tutti a stare lì, a fermarsi alla baracca in legno e spine di birra sul lato della strada. È domenica, nemmeno le nove del mattino, non c'è fretta per chi pedalava. C'è tutto il tempo per un caffè, una bibita, un po' d'acqua e un po' di fresco da opporre come ricordo all'afa della strada che da Roma saliva verso i colli che la circondano. Due ragazze appoggiano la bicicletta alla staccionata esterna ed entrano nel locale. Una delle due vede un'altra ragazza che conosce, si avvicina, la saluta. Lei è stupita di vederla vestita da ciclista, di scoprire sulle sue braccia lo stacco netto dell'abbronzatura: "Non sapevo corressi anche tu". Quella con la maglia blu allarga le braccia: "E invece...". Quella vestita di rosso si presenta alla terza: "E tu è tanto che pedali?". "Ho iniziato due anni fa, è stato lui a mettermi su di una bici", dice indicando il ragazzo che le sta accanto. "Ma tu piuttosto? Che ci fai qui? Che sorpresa". La ragazza con la maglia blu sorride, le fa sapere di aver iniziato da qualche mese, che all'inizio è stata dura ma che "ora mi diverto un sacco, è diventato l'appuntamento di ogni domenica mattina. E ho iniziato a pedalare pure per andare al lavoro". La ragazza vestita di rosso annuisce, fa sapere "che abbiamo iniziato assieme". Il ragazzo chiede come mai. "Sai ormai abbiamo superato i trent'anni e un po' di sport ci fa bene. Mi vergogno un po' a dirlo, ma mi è venuta voglia di girare dopo aver visto le foto di Justine Mattera. Non so se hai visto? Ha più di quarantacinque anni e sembra una trentenne. E così ci siamo dette: proviamo". Si raccontano mesi di pedalate e di giri e giretti, di progetti futuri: una settimana in Sardegna a pedalare e poi a settembre un giro tra le Alpi.

 

Seicento chilometri più su. Sempre di domenica. Sempre il sole a battere sui caschetti e sempre l'afa a stringere i polmoni, ma nemmeno il vento del bosco a refrigerare i sudori dei ciclisti. Mantova si sveglia piano piano sotto il solleone mentre in molti già pedalano, lasciano la città e iniziano a seguire il corso del Mincio, cercano nel fiume quello che non trovano altrove: un momento di respiro. E una volta ritornati in città si ritrovano dove capita. E dove capita è sempre in un bar, d'altra parte la storia del ciclismo è fatta di tante pedalate e tantissimi bar dove bere qualcosa e fare quattro chiacchiere per dimenticare le gambe stanche. Anche lì due donne si incontrano. Lo stesso stupore nei loro occhi, nel vedersi parte di una cosa sola senza saperlo. E lo stesso nome, che ritorna, che si ripete, che risuona allo stesso modo, ridondante dello stesso concetto: "Justine Mattera sta che è una meraviglia. Mi sono detta: se fa bene a lei perché non può far bene anche a me? In sei mesi ho buttato giù sei chili e ho perso quasi due taglie". Poi un selfie in favor di bici e via a coprire i chilometri per tornare a casa.

 

La showgirl italo-americana da qualche anno ha iniziato a pubblicare foto – tra le tante – di lei in bicicletta. "Sono sempre stata una grande sportiva da ore e ore di allenamento, nuoto al liceo, nuoto sincronizzato e canottaggio all’università. La passione per la bici, quasi un’ossessione per questo sport, è nata qui in Italia grazie a mio marito", ha detto a Playboy Italia. D'altra parte la bici aiuta, "è uno dei migliori modi per stare in forma e per muoversi liberi", un mezzo che "esalta la femminilità anche senza tacchi e gonne". È soprattutto "scuola di costanza, determinazione, accettazione della sofferenza, educazione a rialzarsi dopo le cadute". Per questo quando i suoi figli le hanno chiesto di provare con il ciclismo li ha lasciati inseguire le loro passioni (le stesse del marito).

 

 

Sui social Justine Mattera è molto attiva e molti sono gli scatti di lei in bicicletta. Ma al di là delle esperienze personali, delle chiacchiere sentite qua e là, la capacità della showgirl di convincere i suoi follower a scegliere di salire in sella non è ancora stata studiata.

 

 

Quella dei social network (e di Instagram soprattutto) invece sì, da alcuni ricercatori della Stanford University in uno studio che verrà pubblicato a fine 2019 – l'anteprima del testo è stato consultato da chi scrive –, che sono giunti alla conclusione che "i social network, soprattutto Instagram, hanno un'alta capacità di indurre le persone alla pratica sportiva". Secondo gli studiosi "il tasso di coinvolgimento – ossia la capacità di indurre i follower a praticare lo stesso sport dell'influencer seguito – nella scelta di uno sport è maggiore che in ogni altra forma di comunicazione istituzionale". La ricerca mette in evidenza che oltre il 35 per cento delle persone che ha deciso di praticare uno sport almeno due volte alla settimana negli ultimi due anni lo ha fatto per "un principio di emulazione nei confronti di una 'star' dei social". Ma se per il running, il calcio, il basket, l'arrampicata (ecc.) "il tasso di rigetto sfiora il 70 per cento", nel caso della bicicletta "questo è al di sotto del 25 per cento". E inoltre, "nel 30 per cento dei casi la bicicletta non solo è utilizzata come mezzo per praticare sport, ma diventa il principale mezzo di trasporto in città".

 

Questo fiorire di bici su Instagram non è sempre visto di buon occhio da una parte di ciclisti di lungo corso. Diverse sono state le critiche a Justine Mattera e altri personaggi pubblici avvicinatisi solo recentemente alla bicicletta. Le accuse sono quelle di essere dei parvenu del ciclismo e viene contestano loro il fatto di essersi avvicinati alla bicicletta soprattutto per moda e per ragioni economiche – la stessa showgirl ha sottolineato alla Verità che "è iniziata come una passione. Ma cosa c'è di meglio nel trasformare la passione in business?". Poco male. Anzi ben vengano gli influencer della bici se questi sono capaci di portare la gente a pedalare e se riescono a fare quello che le campagne istituzionali non sono riuscite a fare: riportare le biciclette in città.

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