Foto di jim simonson via Flickr

La bici è racconto ovunque, soprattutto a Feltre: W la bici viva

Giovanni Battistuzzi

In provincia di Belluno, dal 5 al 15 aprile, c'è un Festival di undici giorni che è un insieme di biciclette pedalate e raccontate, fotografate e animate

La bicicletta è una cosa semplice. Una sella, un manubrio, due ruote, una catena che collega i pedali a quelle posteriore. Basta questo, non serve altro, nemmeno i freni: se si smette di pedalare si rallenta, se lo si fa per abbastanza ci si ferma. E' basilare, come una frase: soggetto verbo complemento.

 

La bici ha senso compiuto solo se c'è qualcuno che la muove, non può farlo da sola, necessita di un cervello che dia un segnale alle gambe: muovetevi. E con il movimento arriva la fatica, anche se lieve, e con la fatica l'astrazione. Quando il nostro corpo inizia a patire, la nostra mente inizia a vagare, anche se il patire è dolce, non fa davvero male. Per questo la bici è racconto, quello che chi pedala si fa, quello che chi ha pedalato si è fatto, quello che chi scrive fa di chi ha pedalato.

 

La bici quando è veloce è anche ciclismo e il ciclismo è un racconto popolato da strane creature, qualcosa a metà tra epica e cronache di Narnia, un mondo ultracentenario popolato da Aironi (Coppi) e Leoni (delle Fiandre), Pirati (Pantani) e Squali (Nibali), Cannibali (Merckx) e Giganti (Faber), Angeli della montagna (Gaul) e Diavoli rossi (Gerbi), Pulci (Trueba) e Grilli (Bettini), Gambesecche (Massignan) e Locomotive (Guerra). E' un racconto di immagini che dal bianco e nero si fanno a colori, di scatti e fughe, di discese ardite e di risalite, di facce che raccontano un po' di loro e molto della bici: facce felici e distrutte, infangate e assolate, insanguinate e sudate. Facce per ogni stagione, per ogni età, per ogni occasione, che sono una storia, qualcuna conosciuta e anche troppo, quella dei campioni, qualcuna un po' meno, quella dei gregari, ma non per questo meno interessante.

 

La bici sembrava morta, dimenticata da molti, relegata a mezzo sportivo. Ma era una bufala, smascherata dal tempo. La bici si è ripresa i suoi luoghi, cerca di farsi spazio in città, si è riappropriata delle colline e delle montagne. La bici è viva. E la si sceglie per questo, per riprendersi spazi e tempi, i propri e quelli collettivi. E la si sceglie perché è un mezzo che non ha scuse, va a seconda di quanto la si fa andare, non dipende da nient'altro: né benzina, né traffico, né blocchi, se c'è freddo ci si scalda pedalando, se c'è caldo ci si rinfresca con il vento, se piove ci si copre, se c'è il sole basta un berrettino.

 

La bici è viva e allora W la bici viva, che non è slogan ma nome proprio di Festival, ma che anche come slogan funziona, suona bene: #wlabiciviva. W la bici viva sarà dal 5 al 15 aprile a Feltre (provincia di Belluno) e saranno "incontri e appuntamenti, gite e pedalate, mostre e spettacoli. Nelle scuole e nei centri anziani, sul Grappa e sulla Via Claudia Augusta, nei palazzi e nelle piazze". Trasformerà Feltre in un luogo di bici più di quanto lo è già, e saranno bici pedalate (da Alessandro Ballan e Maria Canins, da Imerio Massignan e Marzio Bruseghin) e raccontate (da Claudio Gregori e Marco Pastonesi, da Marco Ballestracci e Lorenzo Cremonesi), fotografate e cantate (da Guido Foddis e i Tetes de Bois), animate (da Fernanda Pessolano) e lette nella Biblioteca della Bicicletta Lucos Cozza, che sabato 7 aprile alle 16.30 inaugurerà la seconda sede a Palazzo Borgasio.

 


 

Il programma di W la bici viva

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