Europa Ore 7

La presidenza Macron dell'Ue

L'avvertimento di Baerbock alla Russia e Scholz glissa su Nord Stream 2. Le sanzioni contro il gruppo Wagner, l'incitamento all'odio come euro-reato e i rider riclassificati come lavoratori subordinati

David Carretta

“Dobbiamo passare da un'Europa di cooperazione all'interno delle nostre frontiere a un'Europa potenza nel mondo, sovrana, libera nelle sue scelte e padrona del suo destino”, ha detto il presidente francese

Emmanuel Macron non intende rinunciare a essere Emmanuel Macron durante i sei mesi di presidenza francese del Consiglio dell'Unione europea e lo ha dimostrato ieri presentando il programma del suo semestre europeo. Nessuna vera novità rispetto a quanto aveva proposto nel discorso alla Sorbona del settembre del 2017. Molta retorica sulla “sovranità europea”. Di fronte alle molteplici crisi che attraversa l'Ue (sanitaria, climatica, rivoluzione digitale,migrazioni esacerbate, tentativi di destabilizzazione contro le democrazie, tensioni nel vicinato), “dobbiamo passare da un'Europa di cooperazione all'interno delle nostre frontiere a un'Europa potenza nel mondo, sovrana, libera nelle sue scelte e padrona del suo destino”, ha detto Macron. A prima vista le priorità dell'agenda dell'Ue dal primo gennaio 2022 potrebbero riempire non sei mesi, ma sei anni. Ma, in realtà, molti dei cantieri annunciati da Macron sono già aperti e alcuni sul punto di chiudersi. Eppure qualche spunto interessante è arrivato dalla lunga conferenza stampa (due ore e quindici minuti) di ieri.

 

Sul Foglio spieghiamo che è il secondo asse del programma della presidenza francese dell'Ue quello su cui Macron si è mostrato più ambizioso (e quello su cui rischio di incontrare più resistenze tra i partner europei). Il titolo è accattivante: “Costruire un nuovo modello europeo di crescita”. Occorre “definire insieme quello che sarà l'Europa del 2030”, ha spiegato Macron. Il 10 e 11 marzo ci sarà un vertice straordinario a Parigi per “fare dell'Europa un grande continente di produzione, innovazione e creazione posti di lavoro”, ha spiegato Macron. Come? Costruendo “filiere industriali” per batterie, semiconduttori, idrogeno, cloud, difesa, sanità e cultura. In quel vertice di marzo Macron vuole discutere di “regole di bilancio e finanziarie adattate che permettano di dare le priorità agli investimenti necessari” per il nuovo modello economico europeo e le transizioni climatica e digitale. Ed è qui che le cose si fanno più interessanti.

 

Sul Patto di stabilità e crescita Macron ha detto di voler uscire da “vecchi tabù e feticismi”. Agli occhi del presidente francese, “la questione del 3 per cento è superata”. Sull'Ue post pandemia e le regole di bilancio, la visione di Macron coincide con quella di Mario Draghi: il vecchio Patto non tornerà perché servono enormi investimenti per permettere all'Ue di esistere di fronte a Cina e Stati Uniti. Resta da convincere Olaf Scholz, che oggi incontrerà Macron per la sua prima visita all'estero da cancelliere. Ma qual è la ricetta? Il presidente francese non ha detto di essere favorevole a una riforma del Patto di stabilità e crescita. Di fatto Macron ha indicato tre idee. La prima è “raccogliere nuovi investimenti europei sui mercati”. Tradotto, significherebbe rendere permanente il Recovery fund (cosa a cui il governo Scholz si oppone). La seconda è “un bilancio europeo più grande”. Tradotto, significherebbe aumentare i versamenti dei contributori netti, cioè i paesi del nord (cosa a cui i frugali si oppongono). La terza è permettere a ciascuno stato membro di avere “investimenti nazionali che escano dalle regole”. Tradotto, significherebbe una golden rule per gli investimenti non solo verdi, ma anche digitali e per le filiere industriali europee. E' la pista che ha più probabilità di andare in porto.

 

Per il resto non ci sono state grandi novità nella presentazione del programma di ieri. La prima priorità indicata ieri da Macron - e che ha molto a che fare anche con le presidenziali - è la rifondazione di Schengen. “L'Europa sovrana è un'Europa capace di controllare le sue frontiere”, ha detto il presidente francese. Macron vuole “un pilotaggio politico di Schengen come abbiamo fatto per la zona euro”. L'idea è di creare un Eurogruppo dei ministri dell'Interno che abbia il potere “di rafforzare i controlli alle frontiere” e di avere un “meccanismo di sostegno d'urgenza in caso di crisi” che permetta a un paese in difficoltà di ricevere l'assistenza di Frontex. Macron non ha parlato di ricollocamenti dei migranti. Un passaggio del suo intervento sui movimenti secondari lascia intendere che la priorità è tenere i migranti lontani dalla Francia. Anche sulla politica estera e di difesa non ci sono grossi cambiamenti rispetto alle posizioni tradizionali della Francia. A marzo ci sarà un vertice sulla difesa europea, a febbraio un summit Ue-Unione Africana. Con Vladimir Putin occorre dialogare anche in tempo di minacce all'Ucraina. Ma c'è un'eccezione: nei Balcani occidentali "la storia e la tragedia sono di ritorno", ha detto Macron, promettendo una politica di rinnovato impegno.

 

Su ciascun dossier citato da Macron, tuttavia, pesa la prospettiva delle elezioni presidenziali in Francia di aprile e maggio. Puntando sull'Europa, Macron crea una polarizzazione tra il suo campo dell'apertura al mondo e il campo del ripiegamento di Eric Zemmour e Marine Le Pen. Nel 2017 la scelta era stata vincente. Ma questa strategia è messa in discussione dalla scelta del partito gollista dei Républicains di candidare Valérie Pecresse, che ha un profilo e una storia europeisti e moderati. Sul Foglio Mauro Zanon spiega chi è Pecresse, l'outsider gollista che nessuno si aspettava e ora fa tremare la destra estrema e pure Macron. 

 


Buongiorno! Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di venerdì 10 dicembre, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.


 

L'avvertimento di Baerbock alla Russia, ma Scholz glissa su Nord Stream 2 - “L'integrità territoriale e la sovranità dell'Ucraina non sono negoziabili per noi”, ha detto il nuovo ministro tedesco degli Esteri, Annalena Baerbock, nella sua prima visita all'estero ieri a Parigi, in una conferenza stampa con il suo omologo francese, Jean-Yves Le Drian. “La Russia pagherebbe un grande prezzo politico e soprattutto economico in caso di nuova violazione della sovranità ucraina”, ha avvertito Baerbock.  Nel frattempo, però, a Berlino il nuovo cancelliere, Olaf Scholz, ha glissato più volte quando i giornalisti gli hanno chiesto se sia disposto a rinunciare a Nord Stream 2 in caso di invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Le potenziali sanzioni contro la Russia saranno discusse dai ministri degli Esteri dell'Ue nella loro riunione di lunedì. L'obiettivo è di non usarle. "Sono un deterrente", ci ha spiegato un diplomatico. Ma, come spiega il Financial Times, a Bruxelles cresce l'allarme tra i paesi dell'Est per la possibilità che Joe Biden e altri leader europei facciano concessioni a Vladimir Putin. Sul Foglio, invece, Daniele Raineri spiega che l'invasione farà male a Putin.

 

Lunedì le sanzioni contro il gruppo Wagner - In attesa delle sanzioni che devono servire da deterrente sull'Ucraina, i 27 hanno trovato un accordo sulle sanzioni contro il gruppo Wagner, la milizia privata che opera in diversi paesi terzi sulla base degli interessi strategici del Cremlino. I ministri degli Esteri formalizzeranno l'accordo lunedì durante il Consiglio Affari esteri.

 

La Commissione annuncia 1,5 miliardi per promuovere i valori universali - La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha presieduto una delle due sessioni del Summit per la democrazia organizzato dal presidente Joe Biden. Forse anche per questo, il suo esecutivo nelle ultime ore si è lanciato in una serie di iniziative legate al tema dei valori fondamentali. Un esempio: la Commissione ieri ha annunciato il lancio del programma Global Europe Human Rights and Democracy con 1,5 miliardi di euro per rafforzare il sostegno dell'Ue nella promozione e protezione dei diritti umani, delle libertà fondamentali, della democrazia e dello stato d diritto.
 

La Commissione propone l'incitamento all'odio come euro-reato - La Commissione ieri ha proposto di configurare l'incitamento all'odio e i reati generati dall'odio come reati a livello dell'Ue, ampliando l'attuale elenco contenuto nel trattato per stabilire norme minime comuni e sanzioni applicabili in tutti gli stati membri. "In Europa non c'è posto per l'odio: è contrario ai nostri valori e principi fondamentali. L'Ue deve intervenire per fare in modo che in tutti i paesi europei l'odio sia punibile allo stesso modo”, ha detto la vicepresidente della Commissione, Věra Jourová.

 

Le ragioni per criminalizzare l'incitamento all'odio nell'Ue - Secondo la Commissione, c'è una dimensione transfrontaliera nell'incitamento all'odio e nei reati generati dall'odio che giustifica la classificazione come euro-reati: l'incitamento all'odio online si diffonde rapidamente ed è accessibile a tutti ovunque; le ideologie su cui si basano possono svilupparsi a livello internazionale ed essere rapidamente condivise online; i reati possono essere commessi da reti composte da membri di diversi paesi. Inoltre, la Commissione ritiene che l'incitamento all'odio e i reati generati dall'odio costituiscano una sfera di criminalità in quanto basati sullo stesso requisito intrinseco specifico, cioè l'"odio" nei confronti di persone o gruppi di persone che condividono le stesse caratteristiche. Infine, per la Commissione, l'incitamento all'odio e i reati generati dall'odio sono reati particolarmente gravi in quanto minano i valori comuni dell'Ue e i diritti fondamentali.


I rider delle piattaforme riclassificati come lavoratori subordinati - La Commissione ieri ha presentato una proposta di direttiva per migliorare le condizioni di lavoro dei lavoratori delle piattaforme digitali, in base al quale i rider verrebbero quasi automaticamente riclassificati come dipendenti invece che lavoratori autonomi. La proposta di direttiva prevede un elenco di criteri di controllo volti a determinare se la piattaforma è un "datore di lavoro". Nei casi in cui la piattaforma soddisfi almeno due di questi criteri, giuridicamente si presume che i rider siano lavoratori subordinati, che possono beneficiare di un salario minimo (laddove esista), della contrattazione collettiva, di un orario di lavoro specifiche e di tutele per la salute, le ferie retribuite e l'accesso alla protezione contro gli infortuni sul lavoro, alle prestazioni di disoccupazione e di malattia, nonché alle pensioni di vecchiaia contributive. Secondo la proposta, tocca alle piattaforme l'onere di dimostrare che non esiste un rapporto di lavoro a loro carico.

 

Il conto per le piattaforme è di 4,5 miliardi l'anno - La Commissione nega di voler colpire il modello di business delle piattaforme. Ma dalla valutazione di impatto della stessa Commissione emerge un costo molto elevato per le piattaforme: fino a 4,5 miliardi l'anno. di cui una parte potrebbe ricadere sui consumatori. Inoltre "l'iniziativa potrebbe avere un impatto negativo sulla flessibilità di cui beneficiano persone che lavorano attraverso le piattaforme", dice il documento. La valutazione di impatto riconosce anche che alcuni rider che attualmente guadagnano di più del salario minimo, dopo la riclassificazione potrebbero avere "salari più bassi" e che le piattaforma potrebbero compensare i costi di protezione sociale più alti tagliando i salari. Quante sono le persone che potrebbero beneficiare delle nuove norme grazie alla riclassificazione in lavoratori subordinati? "Tra 1,72 milioni e 4,1 milioni", dice il documento della Commissione. Complessivamente guadagnerebbero fino a 484 milioni di euro in più. Ma questo significa un aumento medio annuo di 121 euro per lavoratore, che va da zero euro per quelli che guadagnano già più del salario minimo prima della riclassificazione a 1.800 euro per quelli che guadagnano meno". BusinessEurope, che rappresenta l'industria a Bruxelles, ha pubblicato un comunicato molto critico della proposta della Commissione.

 

Accordo per prolungare il roaming gratuito fino al 2032 - I negoziatori del Parlamento europeo e la presidenza slovena del Consiglio hanno raggiunto un accordo per prolungare il roaming gratuito per telefonate e dati nell'Ue fino al 2032. "Trascorrere vacanze in Grecia, Austria o Bulgaria. Incontrare clienti o fornitori in Italia o in Estonia… Viaggiare all'estero senza doversi preoccupare delle bollette telefoniche rappresenta un elemento tangibile dell'esperienza del mercato unico dell'Ue. Oggi non ci limitiamo a garantire il proseguimento di questa esperienza, ma la miglioriamo ulteriormente in termini di qualità, servizi e maggiore trasparenza", ha detto il commissario al Mercato interno, Thierry Breton.

 

Le novità del nuovo regolamento roaming - Rispetto al vecchio regolamento sul roaming ci sono due importanti novità. La prima riguarda i consumatori, che beneficeranno dell'accesso ai servizi di roaming alla stessa qualità di cui usufruiscono nel proprio paese (per esempio la 5G). La seconda, invece è sulle tariffe all'ingrosso (i costi addebitati dagli operatori mobili ospitanti in cambio dell'accesso alle rispettive reti). Il nuovo regolamento fissa un tetto decrescente per i dati (da 2 euro/GB nel 2022 a 1 euro/GB nel 2027), le chiamate vocali (0,022 euro/minuto nel 2022-2024 e 0,019 euro/minuto dal 2025 in poi) e gli sms (0,004 euro nel 2022-2024 e 0,003 euro dal 2025 in poi).

 

Il 42 per cento delle imprese usa il cloud - Nell'Ue il 42 per cento delle imprese hanno fatto uso del cloud computing nel 2021, con un incremento del 6 per cento rispetto al 2020, secondo i dati pubblicati ieri da Eurostat. L'uso del cloud è maggiore nelle imprese di dimensioni più grandi: il 98 per cento di quelle che occupano 10 o più persone hanno fatto ricorso al cloud computing nell'Ue. Permangono tuttavia forti divergenze tra gli Stati membri. La quota più alta di imprese che ha usato il cloud nell'Ue è stata registrata in Svezia e Finlandia (75 per cento), Paesi Bassi e Danimarca (65 per cento) e Italia (60 per cento). In fondo alla classifica ci sono Bulgaria e Romania, rispettivamente con il 13 e il 14 per cento.

 

Nel 2020 calano del 7 per cento le merci nei porti dell'Ue - Nel 2020 i porti dell'Unione europea hanno gestito circa 3,3 miliardi di tonnellate di merci, con un calo del 7 per cento rispetto al 2019, secondo i dati pubblicati ieri da Eurostat. L'Ufficio statistico europeo attribuisce il calo alla pandemia di Covid-19 e alle restrizioni adottate negli stati membri e nel resto del mondo. I Paesi Bassi sono rimasti il più importante paese in termini di trasporti di merci via mare con 558 milioni di tonnellate gestite nei sporti olandesi, pari al 17 per cento del volume totale nell'Ue. Seguono Italia e Spagna con una quota pari al 14 per cento. I principali porti per le merci sono Rotterdam, Anversa, Amburgo, Amsterdam, Algeciras, Marsiglia, Valencia e Trieste.

 

L'Ema dà il via libera alla terza dose dopo tre mesi - L'Agenzia europea dei medicinali ieri ha detto che i dati attuali "sostengono la somministrazione sicura e efficace di un richiamo (del vaccino contro il Covid-19) a tre mesi" dalla seconda dose. Marco Cavaleri, il capo della strategia sui vaccini dell'Ema, ha spiegato che “la situazione immunologica rimane estremamente preoccupante in Europa", in particolare a causa della variante Delta. Sulla variante Omicron, per ora, l'allarme sembra meno pronunciato di alcuni giorni fa. Secondo l'Ema, "i casi appaiono essere in gran parte lievi". L'Agenzia si sta comunque preparando a valutare versioni aggiornate dei vaccini, che potrebbero essere autorizzati in "tre-quattro mesi".

 

EuroNomine - Il Consiglio dell'Ue ieri ha annunciato la nomina di tre nuovi direttori generali. La spagnola Isabel Riaño guiderà la direzione generale Competitività e Commercio (COMPET), l'Italia Cesare Onestini la direzione generale per l'Agricoltura, la Pesca, gli Affari sociali e la Salute (LIFE) e il tedesco Thomas Westphal la direzione generale per gli Affari Economici e Finanziari (ECOFIN).

 

EuroNomine 2 - Il collegio dei commissari mercoledì ha nominato la danese Marete Clausen direttore per gli Investimenti e il polacco Jakub Boratynski direttore per le Reti e la governance nella direzione Generale Mercato Interno (DG GROW).

 


Accade oggi in Europa

– Consiglio Giustizia e Affari interni (sessioni Giustizia)

– Consiglio europeo: conferenza stampa del presidente Michel con il cancelliere tedesco, Olaf Scholz

– Commissione: punto stampa della presidente von der Leyen con il cancelliere tedesco, Olaf Scholz

– Commissione: conferenza stampa dei commissari Schinas, Gabriel e Schmit sui conti di formazione individuale e un approccio europeo ai micro-certificati

– Parlamento europeo: Conferenza interparlamentare di Alto livello su migrazione e asilo

– Conferenza sul futuro dell'Europa: ultimo panel dei cittadini a Fiesole (fino a domenica)

– Servizio europeo di azione esterna: l'Alto rappresentante Borrell partecipa alla riunione dei ministri degli Esteri del G7 a Liverpool

– Consiglio: riunione del Coreper

– Bce: discorso di Fabio Panetta alla Scuola cooperativa di Federcasse su "Presente e futuro della moneta nell'era digitale. Le opportunità per il risparmio e lo sviluppo"

– Eurostat: dati sul trasporto di merci su strada nel 2020; dati sulla pesca nel 2020