Il nuovo cancelliere

L'esordio europeo di Olaf Scholz. Segnatevi un nome: il suo superconsigliere Jörg Kukies

Paola Peduzzi

Il nuovo cancelliere è arrivato a Parigi e a Bruxelles. La prima tappa in Francia ha fatto sbuffare molti europei. Le risposte non date su Nord Stream 2 e il ruolo del suo collaboratore più fidato, tra G7, economia ed Europa

Monsieur le chancelier, Olaf Scholz, è arrivato ieri a Parigi, prima tappa del suo esordio sulla scena europea – poi è andato a Bruxelles, dove ha incontrato i leader dell’Unione europea e della Nato, e nel fine settimana andrà in Polonia. La scelta di incontrare prima di tutti gli altri Emmanuel Macron ha infastidito parecchi europei: con l’alleanza franco-tedecsca va sempre così, ne abbiamo tutti bisogno, ambiamo ad avvicinarci a quel cuore pulsante (e litigarello), ma poi quando la vediamo esibita con i riti dell’ufficialità ci sentiamo comunque esclusi. Scholz e Macron hanno ignorato i malumori, hanno parlato molto di Europa (il presidente francese giovedì ha presentato il programma della presidenza francese del semestre europeo con il logo che pare una freccia che guarda avanti) e soprattutto di “flessibilità”: sulle regole del debito   ma anche come strumento e metodo per trovare posizioni comuni. Macron ha usato un termine ancora più flessibile, diciamo: “inventare” nuovi strumenti, ha detto, come è accaduto con il patto franco-tedesco che, nel maggio del 2020, calcificò l’idea di un debito comune europeo che poi portò al Recovery fund e a tutti gli altri progetti. Fu il momento in cui l’ex cancelliera, Angela Merkel, decise di violare lo storico tabù tedesco contro il debito comune. Macron si è sempre rivenduto come quello che aveva convinto la Merkel. Ma Scholz, che era ministro delle Finanze, lo zampino ce l’ha messo e forse più di lui il suo megaconsigliere Jörg Kukies.

Kukies, 53 anni, appassionato di calcio, amico fin da ragazzo della socialdemocratica Andrea Nahles, di professione banchiere (ha fatto una grande carriera in Goldman Sachs, alla politica è approdato soltanto quattro anni fa), è considerato “l’architetto” dell’accordo franco-tedesco sui 500 miliardi di euro di debito comune che fu l’embrione del Recovery fund.

Nato a Magonza, studi alla Sorbona, a Harvard, all’Università di Chicago, Kukies ha iniziato a lavorare al ministero delle Finanze nel 2018, quando Scholz era appena stato nominato: il loro primo colloquio durò due ore invece che i trenta minuti fissati in agenda dal ministro, e Kukies ha raccontato che parlarono molto del futuro della zona euro. Da quel momento il team si è consolidato, e ora che tutti si sono messi a decriptare lo Scholz-pensiero, il nome di Kukies viene sempre fuori. Insieme hanno traghettato il ministero delle Finanze nel post Schäuble, che vuole dire post rigore e post austerità, e soprattutto hanno silenziato i molti socialdemocratici che andavano ripetendo: ma dovevamo proprio affidarci a un banchiere? A sinistra, questa professione è associata al “dark capitalism”, ha scritto il Tagesspiegel, ma Scholz, che pure ha le sue idee sulle storture del capitalismo, si fida talmente di Kukies che gli ha dato un margine di manovra enorme: consigliere economico e consigliere per l’Europa, ma anche capo negoziatore per il G7 e il G20, la cui presidenza, nel 2022, spetta alla Germania. Attento ai dettagli, amante dei compromessi, un gran sorriso, Kukies è conosciuto come un abile “supersherpa” e ha molti ammiratori anche a Bruxelles.

Un diplomatico europeo ha detto a Valentina Pop del Financial Times (l’autrice della newsletter Europe Express): “Che incarico pazzesco, combinare l’economia e l’Ue nella stessa persona è una cosa enorme”. Europeista, spesso ospite del Bruegel, a favore dell’integrazione fiscale e oggi cantore della “flessibilità” in perfetto stile Scholz, pare che Kukies si sia già messo all’opera.

L’incontro con Ursula von der Leyen e Charles Michel è andato bene, toni duri contro la Russia in Ucraina e un silenzio eloquente di Scholz su Nord Stream 2. La volontà di lavorare insieme  c’è, ai dettagli ci penserà Kukies.
 

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi