Europa ore 7

Il Regno Unito punta il dito contro la Corte europea di giustizia 

David Carretta

Il governo britannico riapre il capitolo Brexit sul fronte del protocollo sottoscritto due anni fa. Il ministro Frost chiede modifiche al documento e si prepara ad attaccare la Corte europea di giustizia. E uno tra gli esiti possibili è la guerra commerciale tra Regno Unito e Unione europea

Nonostante la decisione della Commissione di capitolare nella battaglia delle salsicce, il governo di Boris Johnson sembra determinato ad aprire un nuovo fronte nella guerra con l'Unione europea sull'accordo Brexit. Domani la Commissione presenterà una serie di proposte per cercare di risolvere il conflitto sul Protocollo irlandese, consentendo meno controlli su alcune merci (come la carne fresca) che transitano dalla Gran Bretagna all'Irlanda del nord. Ma ancor prima che il testo venga pubblicato, il ministro britannico per la Brexit, David Frost, oggi userà un discorso a Lisbona per dire che la proposta della Commissione non è sufficiente e per chiedere modifiche sul Protocollo sottoscritto appena due anni fa dallo stesso Johnson.

   

Frost punterà il dito contro il ruolo della Corte europea di giustizia. La frase chiave del discorso anticipata alla stampa è questa: "Senza nuovi meccanismi in questo settore, il protocollo non avrà mai il sostegno di cui ha bisogno per sopravvivere". La minaccia è di attivare l'articolo 16 del Protocollo per sospenderne l'applicazione. Il ministro irlandese, degli Esteri, Simon Coveney, ha detto che la "nuova linea rossa" sulla Corte dell'Ue può portare a "un'ulteriore rottura nelle relazioni" tra le due sponde della Manica. La Commissione ieri ha avvertito che la richiesta di Frost sulla Corte “significherebbe tagliare fuori l'Irlanda del nord dal mercato unico dell'Ue e dalle relative opportunità”.

   

L'offerta al Regno Unito che sarà presentata domani dal vicepresidente Maros Sefcovic mira a migliorare il modo in cui il Protocollo irlandese viene attualmente applicato, risolvendo una serie di problemi per cittadini e imprese. I quattro documenti della Commissione dovrebbero riguardare settori come la fornitura di medicinali approvati per il resto del Regno Unito, le ispezioni su carne, latticini e piante, e facilitazioni doganali. La guerra delle salsicce dovrebbe essere risolta a vantaggio del Regno Unito con l'introduzione di un'esenzione sui controlli per i prodotti alimentari di "identità nazionale" (a condizione che siano etichettate come “Solo per l'Irlanda del nord”). Il pacchetto viene definito "sostanziale" dalla Commissione. Sefcovic ha parlato di "soluzioni pratiche". Il rifiuto preventivo di Frost conferma dentro l'Ue l'impressione che il governo Johnson non stia negoziando in buona fede. Coveney ha accusato Londra di voler "cambiare le regole del gioco" perché "rigetta le soluzioni prima che siano pubblicate e chiede di più". Il ministro irlandese ha lanciato un avvertimento:" a un certo punto l'Ue dirà basta (...) e credo che siamo molto vicini a quel momento".

  

Cosa succede se l'Ue dice basta? Il pericolo in fondo alla strada è una guerra commerciale, con l'imposizione di dazi al Regno Unito in rappresaglia al fatto che non rispetta l'accordo Brexit. Oltre al conflitto sul Protocollo irlandese, Johnson sta rifiutando licenze per i pescatori francesi, contravvenendo agli impegni assunti nell'accordo sulle relazioni future. La Francia ha reagito minacciando di tagliare l'elettricità alle isole anglo-normanne del Regno Unito e di chiedere ai partner sanzioni commerciali. Ma non c'è grande appetito dentro l'Ue per un'escalation sulla pesca: solo 11 paesi hanno firmato una dichiarazione congiunta di solidarietà alla Francia.

  

Secondo Mujtaba Rahman, direttore esecutivo di Eurasia Group, il pacchetto che sarà presentato dalla Commissione contiene concessioni significative. L'obiettivo non è solo di migliorare la vita a cittadini e imprese in Irlanda del nord, ma anche tattica. Se il governo Johnson dice "no" o "non è abbastanza", allora "sarà più facile unire gli stati membri dietro a una risposta dura", ha spiegato Rahman. Secondo il direttore di Eurasia Group, Johnson e Frost stanno "sottovalutando enormemente la probabilità di risposta dell'Ue in queste circostanze (…)". E la rappresaglia non sarebbe "una stupida micro ritorsione" di dazi su poche merci, ma "la sospensione dell'intero accordo zero dazi-zero quote", ha avvertito Rahman. James Crisp del Telegraph ritiene invece che un armistizio sul Protocollo irlandese sia più vicino di quanto lasci intendere la retorica aggressiva di Frost contro l'Ue: l'importante è che entrambi possano rivendicare la vittoria.