Europa Ore 7

Il progetto Pegasus incastra Orbán

La Cina accusata di aver attaccato Microsoft Exchange e la Commissione denuncia la Russia alla Wto. L'Ue inizia a pensare a una missione militare in Libia. La variante Delta spaventa; l'Ue promette 160 milioni di dosi ma ne ha donate 4 milioni. Parte il Recovery in Repubblica Ceca

David Carretta

Il governo di Orbán ha utilizzato il software spyware Pegasus per intercettare giornalisti, proprietari di media, parlamentari dell'opposizione e avvocati, per le loro critiche nei confronti del primo ministro di Budapest. "La vicenda, se è vera, è totalmente inaccettabile", dice Ursula von der Leyen

Il governo di Viktor Orbán ha utilizzato il software spyware Pegasus per intercettare giornalisti, proprietari di media, parlamentari dell'opposizione e avvocati, tutti conosciuti per le loro critiche nei confronti del primo ministro di Budapest. L'Ungheria è il solo paese membro dell'Ue a essere coinvolto nello scandalo dello spionaggio rivelato da diciassette media internazionali attorno alla tecnologia della società israeliana NSO Group grazie ai dati messi a disposizione da Forbidden Stories e Amnesty International e alla testimonianza di un ex impiegato. Minaccia alla sicurezza nazionale? Rischio di attentato terroristico? Timori per le interferenze di una potenza straniera nemica? Il regime di Orbán ha usato Pegasus per spiare almeno cinque giornalisti, tra cui Andras Szabo e Szabolcs Panyi del sito di inchiesta Direkt36, e l'uomo d'affari Zoltan Varga, proprietario del Central Media Group, l'ultimo gruppo editoriale indipendente del paese. Nella lista dei bersagli di Orbán ci sono una decina di avvocati, un politico dell'opposizione e diversi imprenditori che hanno chiesto di rimanere anonimi. In Ungheria la libertà è tale che essere critico di un governo, o semplicemente voler preservare la libertà di stampa come sta cercando di fare Varga, è tanto pericoloso quanto il terrorismo.

"La vicenda, se è vera, è totalmente inaccettabile", è stata la reazione della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Ed effettivamente l'Ue non può accettare che un suo stato membro adotti gli stessi metodi contro il giornalismo e l'opposizione di paesi come l'Azerbaijan, il Marocco o l'Arabia Saudita. Non solo il governo Orbán vìola le regole fondamentali sulla libertà di stampa e la privacy, ma rimette in discussione la stessa democrazia. In un editoriale Il Foglio spiega che è tempo di passare alle maniere forti con sanzioni dell'Ue. L'Italia potrebbe perfino iniziare da sola attivando il freno di emergenza sul piano nazionale di ripresa e resilienza ungherese con cui Orbán ha chiesto 7,2 miliardi del Recovery fund. Per ora la Commissione ha sospeso la sua valutazione e potrebbe chiedere al governo ungherese di concordare una proroga di un mese per dare il suo giudizio definitivo. Dietro le quinte è in corso un braccio di ferro tra Bruxelles e Budapest perché la Commissione è insoddisfatta per gli scarsi meccanismi di audit e controllo di come vengono spese le risorse e per l'assenza di riforme legate allo stato di diritto (indipendenza della giustizia, appalti pubblici e lotta alla corruzione) che erano state raccomandate all'Ungheria nel 2019.

Nel frattempo, di fronte allo scandalo del Progetto Pegasus, dentro il Parlamento europeo ieri si sono alzate diverse voci per chiedere alla Commissione di aprire l'ennesima procedura di infrazione contro l'Ungheria e difendere i valori dell'Ue. “L'utilizzo di Pegasus contro i giornalisti da parte dello stato ungherese contraddice il diritto europeo. Ursula von der Leyen ora tocca a te”, ha detto l'europarlamentare tedesco dei Verdi, Sven Giegold. Per la presidente del gruppo dei Socialisti&Democratici, Iratxe Garcia Perez, “un governo che spia i giornalisti va contro tutti i principi della libertà dei media in Europa. L'Ue deve agire contro attacchi contro giornalisti o ong da parte del regime oppressivo di Orbán”. Ancora più duro il commento dell'europarlamentare belga di Renew, Guy Verhofstadt: “Basta con i 'profondamente preoccupati'... L'Ue ha una dittatura che le cresce in seno”. Verhofstadt vuole una commissione di inchiesta del Parlamento europeo.

Oggi il collegio dei commissari adotterà il Rapporto annuale sullo stato di diritto, che potrebbe servire da base per sospendere l'erogazione di una parte dei fondi dell'Ue a Ungheria e Polonia in autunno. Saranno analizzati tutti gli stati membri, ma l'attenzione sarà incentrata su Budapest e Varsavia. Nel frattempo, la Commissione potrebbe agire tra questa settimana e la prossima sulla Polexit giuridica. Lo scoop è di Tomasz Bielecki della Deutsche Welle: la Commissione intende inviare un ultimatum a Varsavia. Dare seguito alle sentenze della Corte di giustizia dell'Ue sulla riforma della magistratura entro la prossima settimana oppure correre il rischio di dover pagare sanzioni pecuniarie. Dopo la sentenza della Corte costituzionale polacca che disconosce la supremazia del diritto dell'Ue, con una lettera l'esecutivo di Ursula von der Leyen dovrebbe dare sette giorni alle autorità di conformarsi alle decisioni della Corte di giustizia dell'Ue. Se le cose non cambieranno entro una settimana, la Commissione chiederà alla stessa Corte di giustizia dell'Ue di imporre al più presto una multa alla Polonia.

 


Buongiorno! Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di martedì 20 luglio, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.

Avviso ai nostri lettori: con le istituzioni europee che stanno andando in vacanza (il Parlamento europeo, la Corte di Giustizia e la Corte dei conti lo hanno già fatto venerdì) questa sarà l'ultima settimana di Europa Ore 7 prima di una pausa estiva. Ci ritroveremo in settembre.


 

L'occidente accusa la Cina per l'attacco contro Microsoft Exchange (ma l'Ue meno) - Gli Stati Uniti, l'Unione europea, il Regno Unito e il Canada hanno accusato la Cina di essere responsabile di aver attaccato il sistema Microsoft Exchange Server lo scorso marzo. Ma le dichiarazioni dei partner occidentali divergono sull'attribuzione dell'attacco informatico. Gli Stati Uniti hanno attribuito la responsabilità direttamente a Pechino puntando il dito contro "gli attori sostenuti dallo stato cinese". Secondo un responsabile dell'Amministrazione Biden citato da Reuters, "il ministero della Sicurezza di stato della Repubblica popolare di Cina ha fatto ricorso a cybercriminali per condurre dei cyber attacchi ovunque nel mondo, anche per profitto personale". Nella dichiarazione dell'Alto rappresentante, Josep Borrell, a nome dell'Ue non c'è attribuzione diretta alle autorità di Pechino. "L'Ue e i suoi stati membri ritengono che queste attività cyber malevole siano state condotte dal territorio della Cina", si legge. Nella dichiarazione l'Ue chiede alle autorità cinesi di "non permettere che il loro territorio sia usato per attività cyber malevoli e di adottare tutte le misure appropriate e i passi ragionevolmente disponibili e fattibili per individuare, indagare e risolvere la situazione". Una portavoce del Servizio europeo di azione esterna non ha voluto spiegare le ragioni per cui l'Ue ha adottato toni più morbidi verso la Cina.

La Commissione denuncia la Russia alla Wto sugli appalti per le imprese di stato - La Commissione ieri ha chiesto formalmente consultazioni con la Russia all'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) su alcune misure russe che impediscono alle imprese europee di vendere beni o servizi alle imprese detenute dallo stato attraverso procedure di appalto. Secondo l'Ue, queste pratiche sembrano contrarie alle regole della Wto che impongono alla Russia di non discriminare imprese straniere in questo settore. La richiesta formale di consultazioni è il primo passo della procedure di risoluzione delle dispute alla Wto. Nel caso in cui non portino a una soluzione soddisfacente, l'Ue può chiedere che venga istituito un comitato per decidere sulla questione.

Borrell inizia a pensare a una missione militare in Libia - L'Unione europea sta pensando di lanciare una missione militare in Libia per contrastare l'influenza di altre potenze straniere, come Turchia e Russia, nel paese, secondo un documento del primo luglio del Servizio europeo di azione esterna svelato da Euobserver. "Nel lungo periodo e quando le condizioni lo permetteranno, un impegno militare di Politica estera e di sicurezza comune con un mandato per sostenere il processo di riforma del settore della sicurezza nel campo militare (dovrebbe) essere considerato", dice il documento. Una portavoce del Servizio europeo di azione esterna ha negato che ci siano discussioni in corso per l'avvio di una missione militare. Ma il documento spiega che l'impegno militare dell'Ue "dovrebbe essere considerato per non lasciare l'intero campo dell'attività nel settore militare a stati terzi".

La variante Delta spaventa i mercati (e l'Ue) - Le borse europee ieri hanno subito la peggiore giornata del 2021 per i timori legati alla variante Delta del coronavirus: Milano meno 3,34 per cento, Francoforte meno 2,62 per cento, Parigi meno 2,54 per cento, Londra meno 2,34 per cento. Eppure ieri doveva essere il "Freedom day" nel Regno Unito. O meglio: come spiega sul Foglio Paola Peduzzi sarebbe stato meglio chiamarlo "caos day". Boris Johnson, in isolamento, ha detto che bisogna essere cauti, ha fatto appello alla responsabilità sociale e di fatto ha introdotto il pass vaccinale come condizione per entrare in luoghi affollati. Sempre sul Foglio Jean-Pierre Darnis spiega come in Francia Emmanuel Macron è riuscito a rilanciarsi e attirare nuovi consensi imponendo il pass vaccinale.

L'Ue ha promesso di donare 160 milioni di dosi, ma ne ha donate 4 milioni - Gli stati membri dell'Ue hanno promesso di donare oltre 155 milioni di dosi al resto del mondo, ma finora ne hanno effettivamente donate meno di 4 milioni, secondo un documento interno della Commissione di cui siamo entrati in possesso. Il documento fa la contabilità del cosiddetto meccanismo di condivisione dei vaccini al 13 di luglio. La Francia è il paese che ha promesso di donare più dosi con 60 milioni, seguita da Germania (33 milioni), Spagna (22,5 milioni) e Italia (15 milioni). In fondo alla lista ci sono Repubblica ceca (da confermare), Slovacchia (10 mila) e Malta (40 mila). Alcuni milioni di dosi sono state pre-allocate ad alcuni paesi (come i Balcani occidentali o l'America latina), anche se per gran parte (118 milioni) non c'è preferenza geografica. Problema: alle promesse non seguono i fatti. Le dose promesse ed effettivamente consegnate sono 3.946.238. Quelle ancora da consegnare sono 155.410.683. Altro problema: una parte di queste dosi donate, seppur minima, in realtà è stata o sarà rivendute dall'Austria, dai Paesi Bassi, dalla Polonia, dalla Romania e dalla Spagna.

Via libera al piano di Recovery della Repubblica ceca - La Commissione ieri ha dato il via libera al piano nazionale di ripresa e resilienza della Repubblica ceca per un ammontare di 7 miliardi di euro. Il 42 per cento delle risorse andrà a misure per sostenere gli obiettivi climatici, mentre il 22 per cento è stato allocato alla transizione digitale. Sul fronte delle riforme, sono previste misure per modificare le procedure sulla concessione di permessi di costruzione e per lottare contro la corruzione.

EuroNomine - Il Consiglio dell'Ue ieri ha prolungato fino al 31 agosto il mandato di  Johann Sattler come rappresentante speciale dell'Ue per la Bosnia-Erzegovina e di Tomáš Szunyog come rappresentante speciale per il Kosovo.

 


Accade oggi in Europa

-Consiglio: riunione informale dei ministri dell'Ambiente

-Commissione: riunione settimanale del collegio dei commissari

-Commissione: conferenza stampa dei commissari Jourová e Reynders sul Rapporto 2021 sullo stato di diritto

-Commissione: conferenza stampa dei commissari Dombrovskis e McGuinness sulla normativa anti-riciclaggio di denaro

-Commissione: il commissario Breton incontra in videoconferenza l'Ad di Apple, Tim Cook

-Eurostat: dati sul commercio internazionale del 2020; dati sulla stagionalità nella domanda nel settore del turismo nel 2019; dati sulla produzione di biciclette nel 2020

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