Covid e vaccini, il Regno Unito passa dal "freedom day" al "caos day"

Paola Peduzzi

Boris Johnson, in isolamento, dice che bisogna essere cauti, fa appello alla responsabilità sociale, introduce il pass vaccinale come requisito per entrare nei luoghi affollati (da settembre). Il picco previsto ad agosto

Davanti a Westminster ieri c’è stata una manifestazione in cui si gridava “freedom”, libertà, in cui si gridava contro il lockdown e contro i vaccini obbligatori, in cui si gridava contro la polizia (shame on police) e si diceva alle guardie: levatevi la mascherina,  e in cui qualcuno urlava pure: “Arrestate Boris Johnson”. Dentro a Westminster, lo speaker dei Comuni, Lindsay Hoyle, chiedeva ai parlamentari di tenere su la mascherina anche se non è più obbligatoria: è più sicuro per tutti.

 

L’app che traccia i contagi e che avvisa chi è stato a contatto con dei contagiati di mettersi in autoisolamento continua a suonare: la chiamano “pingdemic”, manca personale ovunque soprattutto nelle strutture sanitarie, i giornali conservatori dicono che questa pandemia di “ping” finirà per annichilire il ritorno alla normalità (e chiedono di cambiare le regole del “ping”) mentre gli altri dicono che se una app è fatta per segnalare i contagi e ci sono quasi 40 mila casi al giorno (ieri 39.950) a causa della variante Delta, la colpa non è dell’app, è che c’è un’emergenza.

 

Boris Johnson, isolato anche lui perché ha ricevuto il “ping” essendo stato a contatto con il suo ministro della Sanità, Sajid Javid, risultato positivo al Covid, ha tenuto una conferenza stampa collegato dai Chequers per cercare di mettere un po’ di ordine in quello che avrebbe dovuto essere il “freedom day” ed è diventato il giorno del caos (o della “resa”, come ha scritto severissimo il Financial Times).

  

Johnson ha ripetuto che bisogna essere cauti, ha fatto appello alla responsabilità sociale dei cittadini, ha detto che per fare le cose che ci piacciono, la normalità, la libertà, sarà sempre più necessario essere completamente vaccinati: si comincia a settembre, con le discoteche, quando l’accesso sarà consentito soltanto a chi è vaccinato e ha un pass per dimostrarlo (le discoteche sono state riaperte la notte tra domenica e lunedì).

  
Molti nightclub avevano fatto sapere nei giorni scorsi che non avrebbero seguito l’imposizione del governo sull’obbligatorietà del Covid pass, ma Johnson ha ribadito: dovete essere socialmente responsabili, e ubbidire. Il premier ha anche detto che non saranno cambiate le regole del “ping” perché chi è venuto a contatto con un positivo “ha cinque volte” la possibilità degli altri di essere contagiato: soltanto in alcuni casi precisi ad alcuni lavoratori essenziali completamente vaccinati sarà evitato l’isolamento. Per la prima volta da quando il 19 luglio è stato stabilito come il giorno della libertà ritrovata, Johnson ha detto che spera di poter continuare sulla strada delle non restrizioni, ma “non posso garantirlo”. Perché le condizioni dell’epidemia nel Regno Unito sono notevolmente cambiate: il consigliere scientifico del governo, Patrick Vallance, ha mostrato un grafico che dice che le ospedalizzazioni potrebbero arrivare a mille persone al giorno durante l’estate e che anche il numero dei decessi potrebbe arrivare a 100 al giorno (ieri sono stati 19). Il picco è previsto per metà agosto, con un appiattimento a settembre, quando riaprono le scuole.

   

Nessuno si aspettava un “freedom day” così mesto, né soprattutto l’introduzione del pass vaccinale come requisito per accedere alla libertà, visto che lo stesso governo fino a pochi giorni fa ripeteva che i test sarebbero sempre rimasti validi come prova di salute. Nonostante i ritmi elevati di vaccinazione, ieri è stato registrato il dato più basso di prime dosi (18.186) dall’11 gennaio scorso. Ora anche il Regno Unito inizia ad allinearsi alla Francia ma ha anche un altro problema: tutti quelli, a partire dal ceo di Ryanair, che stanno cancellando l’app del tracciamento per non doversi autoisolare.
 

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi