Europa Ore 7

Frontex sotto accusa, ma Leggeri per ora è salvo

La Commissione contro Ungheria e Polonia sui diritti Lgbt, contro la Polonia sulla Polexit legale e contro l'Ungheria sui rifugiati. L'Italia in Corte di giustizia per lo scambio di informazioni sui terroristi e richiamata due volte dalla Commissione sull'unione bancaria. Commissione spaccata sul pacchetto per il clima

David Carretta

L'Agenzia per la gestione delle frontiere dell'Ue e il suo direttore esecutivo sono accusati di aver chiuso gli occhi di fronte a violazione di diritti fondamentali, malgrado prove evidenti di respingimenti da parte della Grecia. Ma Leggeri gode di protezioni politiche a livello governativo e dentro la Commissione, e una frase del rapporto dovrebbe consentirgli di salvare il posto

Il gruppo di lavoro del Parlamento europeo incaricato di scrutinare il lavoro di Frontex ieri ha pubblicato un duro rapporto sulle responsabilità dell'Agenzia per la gestione delle frontiere negli episodi di respingimento contro i migranti avvenuti negli stati membri dell'Ue. In sostanza, Frontex e il suo direttore esecutivo, Fabrice Leggeri, sono accusati di aver chiuso gli occhi di fronte a violazione di diritti fondamentali, malgrado prove evidenti di respingimenti da parte della Grecia. "Frontex aveva prove a sostegno delle accuse di violazioni dei diritti fondamentali negli Stati membri in cui aveva un'operazione congiunta, ma non ha dato seguito a tali violazioni in modo tempestivo, vigile ed efficace", si legge nel rapporto del gruppo di lavoro del Parlamento. "Diversi attori affidabili, come organismi e organizzazioni nazionali e internazionali per i diritti umani hanno costantemente segnalato tali violazioni alla frontiera, ma Frontex ha generalmente ignorato tali rapporti". Ma una frase del rapporto dovrebbe consentire a Leggeri di salvare il posto. Il gruppo di lavoro non ha trovato “prove sul coinvolgimento (diretto) di Frontex nei respingimenti".

L'inchiesta del gruppo di lavoro del Parlamento europeo è durata quattro mesi. Dalla crisi dei migranti del 2015, Frontex è diventata il pilastro della gestione delle frontiere dell'Ue. L'Agenzia è stata riempita di soldi e funzionari (dovrebbero diventare 10 mila nel 2027). Ma il suo modo di operare ha sollevato mille interrogativi e grandi polemiche. Inchieste giornalistiche hanno rivelato il suo coinvolgimento nei respingimenti da parte della Grecia nel Mar Egeo e il suo ruolo nell'intercettazione di migranti nel Mediterraneo centrale da parte della guardia costiera libica. L'Olaf ha aperto un'inchiesta per presunti abusi nella gestione dei fondi da parte di Frontex. La Corte dei conti ha accusato l'Agenzia di non essere in grado di svolgere il suo mandato. Il rapporto del Parlamento europeo mette direttamente in discussione “la mancanza di cooperazione del direttore esecutivo" e punta il dito contro il “suo rifiuto di attuare le raccomandazioni della Commissione per garantire il rispetto del regolamento dell'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera e nel ritardare il reclutamento di funzionari per dei diritti fondamentali”.

Leggeri è sempre andato avanti, facendo spallucce. Lo ha fatto anche ieri facendo pubblicare un comunicato per dire che Frontex "accoglie positivamente" il rapporto e "la sua conclusione che ha riaffermato che non ci sono prove del coinvolgimento dell'Agenzia in violazioni dei diritti umani". Leggeri gode di protezioni politiche a livello governativo e dentro la Commissione, e in particolare del vicepresidente Margaritis Schinas. La commissaria agli Affari interni, Ylva Johansson, in passato ha più volte affermato la sua fiducia in Leggeri. Ieri si è limitata a dire: "Quando ho parlato" con Leggeri della relazione del Parlamento europeo "mi ha garantito che prenderà tutte le raccomandazioni in modo molto serio. Spero lo faccia". In un editoriale Il Foglio spiega il dilemma di Frontex: il rapporto del Parlamento europeo mette di nuovo in imbarazzo la Commissione sui migranti. Una fonte europea ci ha spiegato che Leggeri rappresenta un vero punto debole e costituisce un rischio per la Commissione. Ma manca la volontà politica di farlo cadere.

A proposito di migranti, la riunione informale dei ministri dell'Interno di ieri a Brdo in Slovenia non ha permesso di superare lo stallo tra i 27 sul nuovo Patto su migrazione e asilo. "Le posizioni sono ancora molto lontane", ha detto Aleš Hojs, il ministro dell'Interno della Slovenia, che ha la presidenza di turno del Consiglio dell'Ue. "Siamo tutti determinati a realizzare qualche progresso, ma i progressi dipenderanno dalla volontà di fare compromessi. Sia i Med-5 (Italia, Spagna, Malta, Grecia e Cipro) sia i V4 (Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica ceca) rimangono sulle loro posizioni", ha spiegato Hojs. La commissaria agli Affari interni, Ylva Johansson, è più ottimista. "Non penso che siamo in uno stallo. Abbiamo fatto più progressi", ha detto Johansson: "Ci sono visioni convergenti su come fare altri passi avanti". Sempre proposito di migranti, sul Foglio Daniele Raineri spiega perché tagliare i rapporti con la Guardia costiera libica non sarebbe un favore ai migranti.

 


 

Buongiorno! Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di venerdì 16 luglio, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.


 

La Corte dell'Ue contro la Polonia sul regime disciplinare dei giudici - La Corte di giustizia dell'Ue ieri ha stabilito che il regime disciplinare dei giudici in Polonia non è conforme al diritto europeo, facendo un ulteriore passo nell'escalation con Varsavia sullo stato di diritto. Secondo i giudici di Lussemburgo, nell'ambito delle riforme della giustizia realizzata dal Partito Legge e Giustizia, la camera disciplinare della Corte suprema non offre tutte le garanzie di imparzialità e indipendenza previste dall'ordinamento dell'Ue. In particolare viene contestato il processo di nomina dei giudici della Corte suprema, la possibilità di usare le infrazioni disciplinari a fini di controllo politico delle decisioni giudiziarie o di pressione sui giudici, e il fatto che possano essere sanzionati magistrati in caso di rinvio pregiudiziale davanti alla Corte dell'Ue. Sul Foglio Micol Flammini spiega chi è Adam Bodnar, il difensore civico, la cui ultima battaglia prima della fine del suo mandato è salvare la Polonia dalla Polexit.

La Commissione contro la Polonia sulla Polexit legale - La Commissione ha espresso “profonda preoccupazione” e minacciato una procedura di infrazione contro la Polonia per la sentenza con cui la Corte costituzionale di Varsavia ha stabilito che le misure provvisorie adottate dalla Corte di giustizia dell'Ue sono incompatibili con la Costituzione di polacca. “Questa decisione conferma le nostre preoccupazioni sullo stato di diritto in Polonia”, ha detto il portavoce della Commissione: “Il diritto europeo ha primazia sul diritto nazionale. Tutte le decisioni della Corte dell'Ue, inclusi gli ordini di misure provvisorie, sono vincolanti per gli stati membri e i tribunali nazionali”. La Commissione “non esiterà a usare tutti i suoi poteri per assicurare l'integrità e l'applicazione uniforme della legislazione dell'Ue”, ha detto il portavoce. La sentenza della Corte polacca potrebbe avere un impatto anche sul via libera al piano di Recovery di Varsavia. Per approvarlo servono “meccanismi di controllo e supervisione giudiziaria che garantiscano l'uso appropriato dei fondi”, ha spiegato il portavoce.

La Commissione contro Ungheria e Polonia sui diritti Lgbt - La Commissione ha lanciato procedure di infrazione contro Ungheria e Polonia per violazione dei diritti fondamentali delle persone Lgbt. Nel caso di Budapest, la procedura riguarda la legge che vieta o limita l'accesso ai contenuti rivolti a minori di 18 anni in cui siano promossi e descritti "la divergenza tra la propria identità personale e il sesso attribuito alla nascita, il cambiamento di sesso e l'omosessualità". La Commissione contesta anche le clausole di esclusione della responsabilità imposte dall'Ungheria su un libro per l'infanzia con contenuto Lgbt. Per la Polonia, la Commissione accusa Varsavia di  non aver risposto pienamente e adeguatamente all'indagine riguardante la natura e l'impatto delle risoluzioni sulle cosiddette "zone esenti da ideologia Lgbt" adottate da diverse regioni e comuni. La Commissione contesta alla Polonia di aver violato il principio della leale collaborazione previsto dal trattato. Budapest e Varsavia ora avranno due mesi per rispondere ai rilievi. Poi la Commissione potrà decidere se inviare pareri motivati e poi deferire i due casi alla Corte di giustizia dell'Ue.

La Commissione contro l'Ungheria sui rifugiati - La Commissione ieri ha anche deciso di deferire l'Ungheria alla Corte di giustizia dell'Ue per aver illegittimamente limitato l'accesso alla procedura di asilo, che impone agli stati membri di assicurare che i cittadini di paesi terzi e gli apolidi presenti sul loro territorio, anche alla frontiera, possano esercitare efficacemente il diritto di presentare richiesta di protezione internazionale. La normativa ungherese prevede che, prima di poter presentare domanda di protezione internazionale in Ungheria, i cittadini di paesi terzi debbano prima dichiarare l'intenzione di chiedere asilo presso un'ambasciata ungherese al di fuori dell'Ue e ottenere un permesso d'ingresso speciale a tal fine. La Commissione ritiene che tale norma costituisca una restrizione illegittima all'accesso alla procedura di asilo e che la necessità di contrastare la pandemia di Covid-19 non giustifichi questa norma.

La Commissione manda l'Italia in Corte per lo scambio di informazioni sui terroristi - La Commissione ha deferito l'Italia alla Corte di giustizia dell'Ue per il mancato adempimento di tutti gli obblighi in materia di scambio di informazioni previsti dalle norme europee in materia di cooperazione transfrontaliera nella lotta al terrorismo e alla criminalità transfrontaliera. Una serie di decisioni del Consiglio permettono agli stati membri di scambiarsi rapidamente informazioni sul Dna, le impronte digitali e i dati nazionali di immatricolazione dei veicoli, consentendo alle autorità di contrasto di identificare i sospetti e di stabilire collegamenti tra cause penali in tutta l'Ue. L'Italia avrebbe dovuto attuare pienamente le nuove norme entro agosto 2011. Nonostante l'avvio della procedura e un parere motivato, ancora oggi l'Italia non consente agli altri stati membri di accedere ai suoi dati relativi al Dna, alle impronte digitali e all'immatricolazione dei veicoli.

Procedura contro l'Italia sulle condizioni di lavoro dei magistrati onorari - La Commissione ieri ha aperto una procedura di infrazione contro l'Italia perché la legislazione nazionale applicabile ai magistrati onorari non è pienamente conforme al diritto del lavoro dell'Ue. Diverse categorie di magistrati onorari, quali i giudici onorari di pace, i vice procuratori onorari e i giudici onorari di tribunale non godono dello status di "lavoratore" in base al diritto nazionale italiano, ma sono considerati volontari che prestano servizi a titolo "onorario". Non avendo lo status di lavoratore, non godono della protezione offerta dal diritto del lavoro dell'Ue e risultano penalizzati dal mancato accesso all'indennità in caso di malattia, infortunio e gravidanza, dall'obbligo di iscriversi presso il fondo nazionale di previdenza sociale per i lavoratori autonomi, nonché da divari retributivi e relativi alle modalità di retribuzione, dalla discriminazione fiscale e dal mancato accesso al rimborso delle spese legali sostenute durante procedimenti disciplinari e al congedo di maternità retribuito. Secondo la Commissione, queste categorie non sono sufficientemente protette contro gli abusi derivanti da una successione di contratti a tempo determinato. Infine, l'Italia non ha istituito un sistema di misurazione dell'orario di lavoro giornaliero di ciascun magistrato onorario.

La Commissione richiama due volte l'Italia sull'unione bancaria - La Commissione ha anche inviato due pareri motivati, il passo precedente al deferimento davanti alla Corte di giustizia dell'Ue, per non aver recepito normative legate all'unione bancaria. Il primo parere motivato riguarda il mancato recepimento delle norme dell'Ue sulla capacità di assorbimento delle perdite e di ricapitalizzazione. Il secondo parere motivato riguarda l'omessa notifica del recepimento della direttiva sui requisiti patrimoniali.

La Corte Ue autorizza il divieto del velo islamico sul lavoro - Il divieto di indossare sul luogo di lavoro qualsiasi forma visibile di espressione delle convinzioni politiche, filosofiche o religiose può essere giustificato dall'esigenza del datore di lavoro di presentarsi in modo neutrale nei confronti dei clienti o di prevenire conflitti sociali. Lo ha stabilito la Corte di giustizia dell'Ue in un caso su due impiegate di una società tedesca che hanno indossato un velo islamico sul loro rispettivo luogo di lavoro. I giudici di Lussemburgo, tuttavia, hanno messo alcuni paletti alla possibilità di vietare sul luogo simboli di culto: la giustificazione deve rispondere a un'esigenza reale del datore di lavoro e, nell'ambito della conciliazione dei diritti e interessi in gioco, i giudici nazionali possono tener conto del contesto specifico del rispettivo stato membro e in particolare delle disposizioni nazionali più favorevoli per quanto concerne la tutela della libertà di religione.

La Corte dell'Ue contro la Germania su Nord Stream 1 - La Corte di giustizia dell'Ue ha bocciato un ricorso della Germania contro una sentenza che limita l'accesso di Gazprom a Opal, la sezione terrestre che collega Nord Stream 1 alla rete di gasdotti europei. Nord Stream 1 trasporta gas proveniente dalla Russia in Europa attraverso il Mar Baltico aggirando i paesi di transito tradizionali, come l'Ucraina, la Polonia e la Slovacchia. Nel 2019 la Polonia aveva ottenuto una prima sentenza del Tribunale dell'Ue che aveva annullato una decisione della Commissione di permettere a Gazprom di aumentare le sue forniture all'Europa via il gasdotto Opal. La Corte di giustizia dell'Ue ha confermato la prima sentenza, rigettando l'argomento della Germania che la "solidarietà energetica" è un concetto politico e non giuridico. Secondo i giudici di Lussemburgo, la Commissione deve tenere conto dei possibili rischi per la sicurezza energetica sui mercati degli stati membri. "La legittimità di qualsiasi atto delle istituzioni dell'Unione rientrante nella politica di quest’ultima nel settore dell’energia deve essere valutato alla luce del principio di solidarietà energetica", ha detto la Corte.

La Commissione si è spaccata sul pacchetto per il clima - La Commissione si è spaccata sul pacchetto legislativo “Fit for 55” per realizzare gli obiettivi climatici entro il 2030. Il commissario austriaco, Johannes Hahn, ha votato contro nella riunione del collegio mercoledì che ha adottato il pacchetto. Ma circa un terzo dei membri della squadra di Ursula von der Leyen ha espresso critiche e perplessità su alcune delle misure contenute. La proposta più contestata è quella di applicare un regime Ets per i trasporti e il riscaldamento delle case, che avrà un forte impatto in termini di costi per i cittadini. “Questo non è soviet supremo in cui tutto è approvato all'unanimità”, ha detto il portavoce della Commissione: “C'è stato un voto” e “il commissario Hahn ha espresso un voto dissidente”. Secondo il vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, le divisioni interne al collegio sono “una questione per la bolla brussellese che non interessa i nostri cittadini”. “La Commissione non è un consiglio di amministrazione di un'azienda, è un organismo politico ed è bene che discuta”, ha detto il commissario, Paolo Gentiloni. “Dopodiché non emette ordini esecutivi” ed “ha di fronte a sé un periodo piuttosto lungo di confronto con il Parlamento e con il Consiglio”.


 

Accade oggi in Europa

-Consiglio: riunione informale dei ministri della Giustizia

-Commissione: conferenza stampa dei commissari Wojciechowski e Sinkevičius sulla Strategia sulle foreste

-Commissione: la presidente von der Leyen in Irlanda per il via libera al piano nazionale di ripresa e resilienza

-Commissione: il vicepresidente Timmermans in visita a Praga

-Commissione: l'Alto rappresentante Borrell in visita in Uzbekistan (fino a sabato)

-Commissione: il commissario Gentiloni partecipa al seminario "Transizione verde per una nuova Italia" organizzato dalla Fondazione Symbola

-Parlamento europeo: Conferenza di alto livello sullo stato globale dei diritti umani

-Parlamento europeo: il presidente Sassoli partecipa al conferimento della laurea magistrale a titolo d'onore in European and International Studies ad Antonio Megalizzi presso l'Università di Trento

-Eurostat: dati sull'inflazione a giugno; dati sul commercio internazionale di beni a maggio; dati sull'eccesso di mortalità fino a maggio

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