intervista alla premio nobel per la pace

“Sogniamo la pace più di chiunque altro, ma rifiutiamo l'occupazione”, dice Oleksandra Matviichuk

Lorenzo Monfregola

In un incontro con la stampa a Berlino, la direttrice del Centre for Civil Liberties e premio Nobel per la Pace 2022 mostra la tipica cautela di Kyiv quando parla dell’ambiguità della presidenza americana. Speranza, ma senza illusione. Quanto sono importanti le garanzie di sicurezza e lo scandalo sulla corruzione

“Vi assicuro che il popolo ucraino sogna la pace, la desideriamo più di chiunque altro. Il problema è che la pace non arriva quando il paese invaso smette di combattere. Perché ciò significherebbe che la Russia occuperà l'intera Ucraina e non ci sarebbe pace, ma solo occupazione”. E l’occupazione non è la fine della sofferenza, ma “semplicemente una sofferenza invisibile”. Lo ha detto lunedì sera l’avvocata e attivista ucraina Oleksandra Matviichuk, direttrice del Centre for Civil Liberties e premio Nobel per la Pace 2022, incontrando la stampa a Berlino. Nei giorni e nelle ore delle nuove trattative, Matviichuk sottolinea: “siamo molto grati per qualsiasi tentativo di raggiungere la pace attraverso il dialogo diplomatico”, ma dobbiamo sempre pensare alla “dimensione umana”, chiedendo ad esempio anche cosa potrà succedere nei territori occupati dalla Russia. “Centinaia di ex prigionieri dei russi mi hanno raccontato di essere stati picchiati, violentati, rinchiusi in casse di legno, mutilati, torturati con elettroshock sui genitali. Una donna mi ha raccontato di come le sia stato cavato un occhio con un cucchiaio”, dice Matviichuk. L’attivista racconta poi il dramma dei bambini rapiti: 20mila, forse di più, presi dagli orfanotrofi o sequestrati dopo che i genitori sono stati uccisi o incarcerati. Bambini a cui in Russia vengono cambiati nome e data di nascita, e che spesso finiscono in famiglie in aree depresse, che puntano solo al relativo sussidio offerto dallo stato. “Bambini ucraini che si trovano così in famiglie che non li vogliono, non li curano, vogliono solo i soldi. Bambini senza protezione dalla violenza fisica e sessuale”.

 

Matviichuk mostra la tipica cautela di Kyiv quando parla dell’ambiguità della presidenza americana e spiega che “c'è chi in Ucraina ha sperato che Trump avrebbe raggiunto la pace con la forza, cioè usando le sue leve con un paese in realtà povero come la Russia”. Questa cosa “può essere ancora fatta”, ma “se Trump vuole fermare questa guerra, deve mostrare appunto forza, perché srotolare il tappeto rosso con Putin non funziona”.  Speranza, ma nessuna illusione. L’Ucraina, ricorda Matviichuk, ha imparato la “lezione” del Memorandum di Budapest, quando “rinunciò al terzo arsenale nucleare al mondo in cambio di garanzie di sicurezza”. Promesse che non hanno funzionato, chiaramente. “Ora in un accordo di pace abbiamo bisogno di garanzie di sicurezza reali, con regole concrete su come fare se la Russia attaccherà nuovamente l'Ucraina”. E la via, dice l’attivista, non può essere quella di “restrizioni asimmetriche per le forze militari ucraine”, mentre la Russia può invece riorganizzarsi dai territori occupati, magari anche grazie a una revoca delle sanzioni. 

 

“Alcuni pensano che si tratti solo di una guerra per alcune parti del territorio, quindi dove sta il problema? Rinunciamo a queste parti per soddisfare gli appetiti imperialistici della Russia e la guerra finirà”, continua Matviichuk, “ma non è così. È molto ingenuo pensare che Putin invierebbe centinaia di migliaia di soldati per occupare piccole città ucraine… Ha iniziato la guerra perché vuole occupare e distruggere l'intero paese e andare oltre. Non è pazzo, è molto pragmatico e cinico, la sua logica è molto storica”, visto che non “governa solo con la repressione, ma con un contratto sociale basato sulla promessa della gloria russa, sul ripristino imperiale russo”. Piani di lungo termine, per cui, secondo l’avvocata, il Cremlino potrebbe contare anche su 1,6 milioni di bambini dei territori occupati, che “vengono allevati militarmente. La Russia sta preparando una nuova generazione di soldati di Putin, che andranno a combattere e morire ovunque vengano mandati”. Inevitabile che quindi Matviichuk rinnovi gli appelli più noti all’Ue: “Perché stiamo ancora parlando di confiscare gli asset russi congelati, cosa stiamo aspettando?”, e poi: “i cittadini dell'Ue sono al sicuro perché gli ucraini continuano a combattere”

 

In quanto allo scandalo corruzione nel suo paese, Matviichuk torna alla svolta di Euromaidan: “Solo 12 anni fa l’Ucraina era un paese autoritario. Abbiamo avuto solo 12 anni per costruire istituzioni democratiche sostenibili, non abbiamo il lusso di farlo in tempi pacifici, ma dobbiamo farlo in tempi di guerra. Non siamo quindi una democrazia ideale, abbiamo ancora molti problemi da risolvere e prendiamo questa responsabilità molto seriamente. Ma 12 anni fa l’emergere di questo scandalo sarebbe stato impossibile da immaginare. E questo non è un segno di debolezza, questo è un segno di forza della società ucraina di oggi”.

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