Così la Russia rieduca i bambini ucraini rubati dai territori occupati

Priscilla Ruggiero

Addestramento patriottico, test di aggressività, un software che tiene traccia di oltre 540 milioni di adolescenti sui social media. Gli orfani che ancora non sono stati adottati hanno raccontato ai giornalisti di Verstka e iStories come Mosca insegna a dimenticare Kyiv

Roma. Nessuno sa con precisione quanti bambini ucraini siano stati deportati in Russia dall’inizio della guerra senza il consenso delle loro famiglie – nel marzo 2023 la Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto per Vladimir Putin   e Maria Lvova-Belova, la commissaria russa per i diritti dei bambini – Kyiv ne ha  stimati quasi ventimila,  di cui  soltanto 388 sono stati rimpatriati. Putin e Lvova-Belova sono  accusati di deportazione e trasferimento illegale di bambini dalle aree occupate dell’Ucraina alla Federazione russa, mentre il Cremlino ha   affermato di aver protetto i bambini   da una zona di guerra  e  si è vantato della generosità delle famiglie russe che hanno dato una nuova vita a migliaia di  orfani. Il presidente russo non si è però mai espresso riguardo ai bambini rimasti bloccati nel sistema degli orfanotrofi del paese: si tratta di centinaia di bambini trasferiti da alcune zone dell’Ucraina occupata in Russia nei primi mesi dell’invasione  su cui le autorità russe non hanno più dato alcuna notizia.  I giornalisti di  Verstka e iStories, due media indipendenti in lingua russa, hanno trovato sui database federali 285 bambini deportati dalle regioni  del  Donbas, hanno confermato le loro identità, ci hanno parlato, alcuni sono usciti dal sistema, sono stati adottati (illegalmente) in famiglie russe o, in rari casi, restituiti alle loro famiglie d’origine.  

 

L’inchiesta dei due media russi riporta alcune dichiarazioni dei “futuri cittadini russi” – così vengono chiamati – intrappolati negli orfanotrofi del paese,  raccontano di come sono costretti a subire  “addestramento patriottico” e “test di aggressività”, e di come quelli con problemi psicologici  vengono portati in ospedali psichiatrici: “Ho trascorso due settimane lì. A causa delle pillole volevi dormire tutto il tempo, non potevi nemmeno sorridere”, ha detto Marina, che ancora non è stata adottata. Più sono grandi, più hanno difficoltà a essere adottati: il 90 per cento dei bambini rimasti in orfanotrofio hanno oltre dieci anni mentre tutti i bambini sotto i cinque anni sono già stati accolti da famiglie russe. A rimanere nei centri    sono poi i gruppi di fratelli e i bambini che mantengono i contatti con i loro  parenti nelle zone occupate, perché questo “spaventa i potenziali tutori”. Tra le misure di rieducazione delle autorità russe rientra il far   dimenticare  il  paese d’origine, dicendo ai bambini  che i loro genitori non verranno a prenderli e che la Russia è la loro vera casa. Sono obbligati a prestare  giuramento davanti ai militari, vengono visitati da soldati che combattono in Ucraina e nelle  attività extrascolastiche imparano canti patriottici. L’indottrinamento è previsto anche per   le famiglie affidatarie e gli insegnanti,  per cui è previsto uno speciale corso preparatorio.  La pressione non è soltanto sui bambini. Se nei territori occupati vivono genitori di soldati ucraini, vengono utilizzati dai servizi di sicurezza di Mosca per minacciare e costringere i figli nell’esercito a disertare o diventare spie russe. L’estorsione  sarebbe diventato il metodo  più diffuso nei confronti dei prigionieri nei territori occupati dell’Ucraina.  

 

La testata russa Meduza ha pubblicato  il glossario compilato dal ministero dell’Istruzione russo nel 2022 per informare gli insegnanti delle parole e delle frasi “contenenti segni di estremismo nazionalista” che i bambini ucraini potrebbero usare a scuola. “Non dire ‘Non preoccuparti, sono in un posto migliore’ o ‘Ti stanno guardando dal cielo’.   Parla onestamente con il bambino del fatto che i suoi cari sono stati uccisi o che la sua casa è stata distrutta.  Dite loro direttamente che sono morti”, si legge nel vocabolario della rieducazione russa.  Alla fine il glossario aggiunge: “Il bambino dovrebbe iniziare a provare sentimenti di orgoglio, patriottismo e appartenenza alla Russia”. Il vocabolario fa parte del programma chiamato “Adolescenti di Russia” creato dalla stessa   Lvova-Belova, il cui obiettivo è, secondo fonti del media russo, “cancellare il passato ucraino di questi bambini e integrarli nel mondo russo”. Gli adolescenti,  già formati rispetto ai bambini più piccoli, sarebbero secondo Mosca  la categoria più sensibile perché “influenzabili dai social media” e “potenziali terroristi”. E’ per questo motivo che ha ideato un grande fratello  apposta per loro, “Profilaktika”, un software che  tiene traccia di oltre 540 milioni di profili di adolescenti sui social media, di cui oltre due milioni mostrerebbero un “comportamento distruttivo”. L’obiettivo finale indicato sui documenti  è che il programma “copra almeno l’85 per cento” degli account sui  di bambini e adolescenti che vivono nei territori occupati dell’Ucraina.

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