Dopo l'inchiesta del New York Times e dell'emittente tedesca Ard si è accesa una luce sull'agenzia mondiale antidoping Wada. Sun Yang, Wang Junxia, Dong Fangxiao, Peng Shuai: la Cina ha una lunga storia di sistema di doping, pratiche illegali e insabbiamenti nelle competizioni sportive
Dopo l’inchiesta pubblicata dal New York Times secondo cui 23 nuotatori cinesi prima delle Olimpiadi di Tokyo 2021 sarebbero risultati positivi alla trimetazidina – tredici di loro hanno vinto alcune medaglie tra cui tre ori – si è accesa una luce sulla Wada, l’agenzia mondiale antidoping, su quanto siano efficaci i controlli antidoping nei giochi olimpici e, soprattutto, sulle pressioni della Repubblica popolare cinese sulla scena sportiva mondiale. Secondo il giornale americano e l’emittente tedesca Ard, la Wada avrebbe scelto di non intervenire sull’accaduto, di non rendere pubblici i risultati affermando che, anche dopo che alcuni funzionari antidoping nazionali e internazionali hanno ripetutamente fornito informazioni che suggerivano un insabbiamento e il doping da parte dei nuotatori cinesi, ci fosse “una mancanza di qualsiasi credibilità prove”. L’agenzia lunedì ha spiegato di aver riconosciuto i test e accettato le spiegazioni dell’agenzia antidoping cinese, Chinada, secondo cui i test positivi erano il risultato di una “contaminazione accidentale”.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE