La corsa agli armamenti planetari

Lo spazio profondo fra Cina, America e Argentina

Giulia Pompili

Il presidente Javier Milei vuole andare a vedere cosa c’è nella base spaziale cinese top secret da dieci anni attiva sul suo territorio, quella che sembra Costa Rossa de "Il Problema dei Tre Corpi"

C’è un posto, in Argentina, che somiglia a Costa Rossa, la base militare top secret cinese che è la vera protagonista de “Il problema dei tre corpi”, romanzo di Liu Cixin poi diventato una delle serie tv più viste e discusse su Netflix. Ufficialmente si tratta di una stazione spaziale cinese extraterritoriale, la “Espacio Lejano Station”, situata  nella provincia di Neuquén. L’area di due chilometri quadrati è stata concessa alla Cina nel 2014, ma da allora nessuno si è più potuto avvicinare alla base. Ora il presidente Javier Milei vorrebbe mandarci degli ispettori.  

 

L’agenzia di stampa Noticias Argentinas qualche giorno fa ha rivelato che l’Amministrazione Milei sarebbe determinata a risolvere la questione della base, che secondo Pechino ha scopi “rigorosamente scientifici”. Diverse fonti e inchieste giornalistiche, però, hanno rivelato negli anni che la base  avrebbe in realtà una funzione militare, e soprattutto ce l’avrebbe l’antenna istallata lì dalla Cina nel 2017, dal diametro di 35 metri. Il sospetto principale riguarda il fatto che nonostante più volte Pechino avesse promesso di aprire al pubblico e ai visitatori l’area di ricerca, in realtà nessuno può avvicinarcisi. “C’è qualcosa di strano nel contratto con cui il governo ha concesso l’area della base. E’ stato dato loro un territorio in cui l’Argentina non può praticamente entrare”, ha spiegato una fonte governativa a Noticias Argentinas. Dieci anni fa l’Amministrazione dell’allora presidente Cristina Fernández de Kirchner firmò con Pechino un accordo di concessione dell’area in cambio di un dieci per cento dello sfruttamento delle risorse – probabilmente il dieci per cento dei dati rilevati dall’antenna – ma nessuno sa se effettivamente il governo argentino abbia accesso a questi dati. Milei non avrebbe escluso un’ispezione di suoi funzionari, come quella che ci fu nel 2019  e nel 2022, quando però al governo in Argentina c’erano amministrazioni particolarmente compiacenti con la Repubblica popolare cinese. 

 

L'antenna della Espacio Lejano Station cinese in Argentina (foto ufficiale del governo argentino)


Nella fiction “Il problema dei tre corpi”, Costa Rossa è un gigantesco radar nella Mongolia interna – che è parte del territorio della Repubblica popolare cinese – dove ufficialmente l’Esercito popolare di liberazione svolge attività spaziali difensive e antisatellite, ma la vera missione (attenzione, spoiler) è cercare di mettersi in contatto con gli alieni. In realtà la Mongolia interna è nota per ospitare una delle più grandi basi militari cinesi di addestramento (in un campo c’è anche una riproduzione accurata del palazzo presidenziale di Taipei, per dire), ma non c’è alcuna base spaziale. Ma la Cina della realtà supera  spesso la Cina della fiction: giganteschi radar e antenne cinesi si trovano  un po’ ovunque, e non solo sul territorio cinese, come parte del Chinese Deep space network (il famigerato Cdsn). Alla rete di giganteschi radar fa parte anche il radiotelescopio FAST, il telescopio con apertura sferica di cinquecento metri più grande e sensibile al mondo, posizionato nel sud della Cina, nella provincia del Guizhou. Il network è sotto le dirette dipendenze della Forza di Supporto strategico dell’Esercito popolare di liberazione: la ricerca scientifica e soprattutto l’esplorazione spaziale cinese, come quella russa, è legata alla Difesa e da quella dipende, mentre l’agenzia spaziale civile, la China National Space Administration, ha un ruolo secondario, più diplomatico, e con un budget inferiore. 

 


Le infrastrutture spaziali cinesi, simili a quelle che nella fiction sono Costa Rossa, stanno aumentando le preoccupazioni dei governi occidentali sulla reale capacità di Difesa spaziale in caso di crisi globale, anche dal punto di vista della deterrenza. Perché non si limitano al network di monitoraggio dello Spazio profondo – la cui utilità è sì scientifica, ma gran parte dei dati e della tecnologia delle basi è dual use, può essere usata cioè anche per altri scopi. La settimana scorsa la Secure World Foundation, organizzazione americana che si occupa di spazio, ha pubblicato il suo ultimo rapporto basato su fonti aperte sulla capacità di Difesa spaziale di una dozzina di paesi. Lo studio conclude che sia la Russia sia la Cina hanno fatto passi da gigante nello sviluppo “di strumenti di guerra elettronica spaziale in grado di disturbare o disattivare i satelliti nemici. Si tratta di tecnologie come i sistemi di disturbo elettronico e armi a energia diretta che utilizzano laser o microonde”, come quelli che potenzialmente potrebbero aver causato la cosiddetta Sindrome dell’Avana. L’America e i suoi alleati hanno investito troppo poco nella ricerca spaziale – o meglio, l’hanno fatto secondo le regole post Guerra fredda, investendo  in progetti di ricerca scientifici, civili e sostenibili – e ora si ritrovano in una posizione di svantaggio. Affidarsi soltanto alle aziende private è un rischio: ieri il Wall Street Journal ha pubblicato una inchiesta su Starlink, la costellazione satellitare di SpaceX di proprietà di Elon Musk, rivelando l’esistenza di un mercato nero che permette l’accesso all’infrastruttura ad “alcuni avversari dell’America e a persone accusate di crimini di guerra”. Nella fisica, il problema dei tre corpi riguarda l’impossibilità di determinare con accuratezza il movimento di tre corpi che interagiscono fra loro. Mai la fisica aveva spiegato meglio la situazione politica attuale fra America, Russia e Cina. 

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.