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Il fact-checking

Dal cibo all'acqua, cosa fa Israele sulla crisi a Gaza. Ma i media credono a Hamas

Giulio Meotti

“Hamas ha convinto il mondo che Israele affama Gaza”. Nonostante gli enormi ostacoli nelll'area, in realtà Israele facilità gli aiuti e le forniture di cibo. I numeri umanitari che non si dicono 

Eschilo diceva che in guerra la verità è la prima vittima. “Israele sta intenzionalmente affamando la popolazione palestinese a Gaza”, affermano gli “esperti” delle Nazioni Unite. Il premier belga, Alexander De Croo, accusa Israele di usare la fame come “arma di guerra”. “Hamas è stata molto brava nella sua campagna internazionale, i palestinesi sono interessati a ribaltare la realtà e Francesca Albanese ha una propria agenda contro Israele” dice al Foglio Pnina Sharvit Baruch, ex capo del dipartimento di Diritto internazionale dell’esercito israeliano. 


“Quello che è folle è che i media credono a Hamas e mai a Israele”, ci dice Sharvit Baruch. “Israele, come democrazia e società aperta, non viene creduta, mentre gli islamisti sono fonti di notizie. Israele sta facendo il suo meglio per la crisi umanitaria a Gaza, sa che è nel suo interesse risolverla, ma è una zona di guerra in cui succedono incidenti come quello alla ong World Central Kitchen, i nostri soldati vengono uccisi ogni giorno e Hamas e i banditi criminali controllano quello che entra nella Striscia. Non c’è alcuna carestia indotta”. 250 mila tonnellate di cibo e 3,3 milioni di metri cubi d’acqua: sono solo alcuni degli aiuti di Israele a Gaza dall’inizio della guerra. Israele ieri ha dato i numeri di una quantità incredibile di aiuti forniti alla Striscia dal 7 ottobre. Dall’inizio della guerra fino alla fine di marzo, 12mila camion di aiuti sono entrati portando venti tonnellate di attrezzature mediche, tra cui due milioni di dosi di vaccini per varie malattie. Il numero di camion di cibo che sono entrati nella Striscia dal 7 ottobre è significativamente maggiore del numero di camion che entravano prima della guerra (si è passati da 70 a 125 al giorno). 


Dal 7 ottobre al 28 marzo, Israele ha consentito l’ingresso di 1.409 camion che trasportavano 28.100 tonnellate di acqua attraverso i valichi di frontiera. Israele ha coordinato la realizzazione di due linee idriche con gli Emirati Arabi Uniti, che si estendono dall’Egitto all’area di Rafah e sono operative dal dicembre scorso, fornendo 3.400 metri cubi al giorno. Dalla loro realizzazione fino al 23 marzo, le linee hanno fornito 195 mila metri cubi d’acqua. Prima dei combattimenti, a Gaza il consumo di elettricità proveniente da Israele era pari al 50 per cento. Nove linee ad alta tensione su dieci sono state danneggiate dai missili lanciati il 7 ottobre. Israele ha inoltre consentito l’ingresso nella Striscia di 105 nuove ambulanze. Il “comitato di emergenza del governo di Hamas” ha annunciato un aggiornamento dei prezzi dei prodotti alimentari a Jabalia, nel nord di Gaza, a partire da lunedì scorso. Un chilo di farina, che prima costava trenta shekel (sette euro), ora costerà dieci shekel (due euro e mezzo). I prodotti in scatola sono venduti a cinque shekel invece che a dieci. A dimostrazione, secondo Israele, della quantità di merci che sono entrate a Gaza dal 7 ottobre. Le agenzie delle Nazioni Unite e le organizzazioni umanitarie che operano a Gaza non sono in grado di far fronte al volume di rifornimenti portati ogni giorno dai camion, con centinaia di camion in attesa sul lato di Gaza al valico di Kerem Shalom.


In primo luogo, Israele facilita forniture di cibo a Gaza, nonostante gli enormi ostacoli nell’area. A Gaza, basta andare sui social palestinesi, non c’è carenza di cibo. Ed è Hamas che usa la sofferenza palestinese per esercitare pressioni internazionali su Israele affinché interrompa la campagna militare. Al momento entrano a Gaza 126 camion di cibo ogni giorno. L’intelligence israeliana stima che Hamas rubi il 66 per cento degli aiuti destinati ai civili di Gaza per rivenderli sul mercato nero. Non contenta, Hamas impedisce ai civili di Gaza di assicurare la consegna sicura degli aiuti umanitari. Israele si sta così adoperando per reclutare i clan palestinesi. Ma molti clan si rifiutano di collaborare con Israele temendo rappresaglie di Hamas, che  ha “giustiziato” il leader del clan Doghmush, nel nord di Gaza, perché era entrato in contatto con Israele per supervisionare la distribuzione degli aiuti.


È Hamas che sta usando la fame come arma di guerra. Perché Hamas sa che i nemici di Israele daranno sempre la colpa allo stato ebraico, aumentando le pressioni su Gerusalemme affinché ponga fine alla guerra di Gaza. “La vittimizzazione è l’arma atomica dell’islam politico”, dice lo scrittore algerino Boualem Sansal. E il vittimismo, più dei missili Qassam e delle uccisioni nei kibbutz, è l’arma principale di Hamas.
 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.