la storia

Il Botswana ha troppi elefanti e minaccia di inviarne 20 mila in Germania

Maurizio Stefanini

Il presidente Masisi ha rilasciato un'intervista alla Bild in cui ha risposto così alla proposta del ministero dell'Ambiente tedesco di limitare l'importazione di trofei di caccia: se vi dispiace che vengano ammazzati, prendete voi quelli in eccesso

“Ve li mando, 20.000 elefanti!”, è più o meno questa la minaccia che arriva dal presidente del Botswana Mokgweetsi Masisi alla Germania. Il Botswana, paese a nord del Sudafrica grande quasi il doppio dell’Italia ma con meno abitanti di Roma e una densità di 3,7 abitanti per km², indipendente dal 1966 dopo 81 anni di protettorato britannico, è uno stato di cui si parla poco, ma con molti primati positivi. Ad esempio, è l’unico paese del continente africano che dall’indipendenza ha sempre ma tenuto una democrazia pluripartitica, e il Democracy index dell’Economist lo considera non solo il paese più democratico dell’Africa dopo Mauritius, ma è     addirittura subito prima dell’Italia nella classifica. Primo produttore di diamanti al mondo per valore, ha anche il quarto reddito pro capite dell’Africa, dopo i paradisi turistici di Seychelles e Mauritius e il petrolifero del Gabon. Daron Acemoğlu nel suo best-seller “Perché le nazioni falliscono. Le origini di potenza, prosperità e povertà”,  cita appunto il Botswana come esempio di un paese non occidentale che è riuscito a dotarsi di istituzioni inclusive in modo autonomo, grazie alle riforme volute nel XIX secolo da re Khama.

 

Il Botswana ha però anche un altro record mondiale: una popolazione di 130.000 elefanti, uno ogni 17 abitanti. Avete presente l’allarme che c’è da noi sull’invasione dei cinghiali? Ma un milione e mezzo di cinghiali stimati sono appena uno su 39 italiani, e un elefante pesa da 30 a 60 volte di più. Il Botswana aveva vietato la caccia all’elefante per trofei nel 2014, ma ha revocato le restrizioni nel 2019 sotto la pressione delle comunità locali, e ora emette quote di caccia annuali. All’inizio di quest’anno il ministero dell’Ambiente tedesco ha sollevato la possibilità di limiti più severi all’importazione di trofei di caccia. Furibondo, Masisi ha  rilasciato una intervista a Bild, in cui ha fatto la modesta proposta: se vi dispiace che gli elefanti vengano ammazzati, prendete voi quelli in eccesso. Appunto, ne ha stimati attorno ai 20 mila. Gli sforzi di conservazione hanno infatti portato a un’esplosione del numero di elefanti e la caccia è un mezzo importante per tenerli sotto controllo, ha spiegato. E i branchi di pachidermi non solo causano danni alle proprietà e mangiano i raccolti, ma calpestano i residenti. “E' molto facile sedersi a Berlino e avere un’opinione sui nostri affari in Botswana. Stiamo pagando il prezzo per preservare questi animali per il mondo”, ha affermato. I tedeschi secondo lui dovrebbero dunque provare a “vivere insieme agli animali, nel modo in cui state cercando di dire a noi di farlo: questo non è uno scherzo”.  

 

Il Botswana, che ospita la più grande popolazione di elefanti del mondo, ha già offerto otto mila elefanti all’Angola e altri 500 al Mozambico, nel tentativo di affrontare quella che Masisi ha descritto come “sovrappopolazione”. A marzo i funzionari hanno anche minacciato di inviare 10.000 elefanti a Londra, per ragioni simili. "Vorremmo offrire un regalo del genere alla Germania", ha detto Masisi, aggiungendo che "non accetterò un no come risposta”. Per ora, il ministero dell’Ambiente a Berlino  ha fatto sapere che il Botswana non ha ancora sollevato ufficialmente alcuna preoccupazione con la Germania sulla questione, ma che è in trattative con i paesi africani interessati dalle norme sull’importazione, incluso il Botswana. “Alla luce dell’allarmante perdita di diversità biologica, abbiamo la responsabilità  di fare tutto il possibile per garantire che l’importazione di trofei di caccia sia sostenibile e legale”, ha affermato, ricordando  che il paese è uno dei maggiori importatori di trofei di caccia nell'Unione europea;  che i trofei di caccia di elefanti africani richiedono già l’autorizzazione all’importazione secondo le norme attuali; che le discussioni all’interno dell’Ue su restrizioni più severe alle importazioni si concentrano sull’estensione dell’elenco delle specie protette. 

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