il capolavoro sci-fi

Il soft power cinese passa per “Il Problema dei Tre Corpi”

Giulia Pompili

Un successo la nuova serie Netflix, anche se molto americanizzata. Per Pechino, però, è più importante che Liu Cixin diventi globale

Non era mai successo che un prodotto culturale cinese diventasse così globale.  “Il Problema dei Tre Corpi”, il capolavoro sci-fi di Liu Cixin, è stato pubblicato per la prima volta in Cina nel 2006, ma è soltanto nel 2014, dopo la sua traduzione in inglese, che è finito sui comodini di Barack Obama e Mark Zuckerberg ed è diventato un fenomeno internazionale.  E’ per questo, forse, che la suscettibilissima politica cinese ha lasciato che Netflix e i produttori del “Trono di Spade” David Benioff  e D. B. Weiss, insieme ad Alexander Woo (“True Blood”), si prendessero licenze d’interpretazione macroscopiche e significative per mettere in scena queste prime otto puntate tratte dal primo romanzo della trilogia di Liu, “Memoria del Passato della Terra”, di cui fanno parte anche “La Materia del Cosmo” e “Nella Quarta Dimensione” (in Italia sono tutti e tre pubblicati da Mondadori, tradotti dall’inglese da Benedetta Tavani). Perfino il Global Times, il tabloid in lingua inglese prodotto dal Partito comunista cinese, a dir poco falco quando si tratta di propaganda antioccidentale, ha pubblicato un articolo per dire che sì, alcuni nazionalisti si sono lamentati delle licenze poetiche dei produttori americani, ma altri “hanno approvato la deliberata globalizzazione della serie” e ritengono “incoraggiante il fatto che un romanzo cinese possa diventare globale”. “Tuttavia, hanno notato gli esperti”, si legge sempre sul Global Times, “l’adattamento è in realtà dovuto al fatto che i gusti e le idee del pubblico internazionale sono un po’ diversi da quelli dei telespettatori cinesi. Non si tratta di denigrare deliberatamente la Cina a livello ideologico, ma della difficoltà nell’esprimere alcune sfumature della cultura cinese”. E’ il capolavoro di Liu Cixin: nessuno ha vinto più Galaxy Award di lui, il più importante premio di letteratura sci-fi della Cina, ma soprattutto nessuno più di lui ha fatto in modo che l’americarizzazione di un romanzo diventato un libro sacro per i cinesi potesse essere tutto sommato apprezzata. E questo nonostante l’anno scorso fosse uscita perfino una serie made in China “Three-Body”, prodotta da Tencent e molto più modellata sui gusti cinesi – anche molto più aderente a quanto raccontato nel romanzo di Liu Cixin, soprattutto nei personaggi, che sono tutti cinesi, mentre nella serie Netflix gran parte del cast è cambiato con attori afroamericani o donne, e l’azione si svolge per lo più tra Regno Unito e America. 

 


Si parla moltissimo in questi giorni de “Il Problema dei Tre Corpi” di Netflix non solo per via della trovata pubblicitaria di far apparire anche in tutte le stazioni italiane un messaggio poco comprensibile per chi non ha letto il libro/visto la serie (sfondo nero e scritta bianca: “Siete insetti”). Tra gli osservatori delle vicende cinesi c’era molta attesa – anche politica – della reazione che avrebbe avuto Pechino: qualche giornale americano ha dato risalto ai nazionalisti,  altri hanno parlato di un successo anche in Cina, e più di qualcuno si è messo ad analizzare la primissima scena, la più cruenta forse, con qualche imperfezione di correttezza filologica per quanto riguarda slogan e manifesti. La scena è questa: ci sono migliaia di persone che sventolano il libretto rosso all’Università Tsinghua durante la Rivoluzione Culturale nel 1966. Un uomo, con un cappello da asino, viene dileggiato da tutti perché crede alla scienza occidentale. Viene pestato a morte, per errore. Questa scena nella versione cinese è stata censurata. 

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.