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L'Antitrust continua a perseguitare Apple

Redazione

Prima l'azienda era accusata dall’Ue, ora succede anche in casa, dal dipartimento di Giustizia americano

Apple “ha un controllo soffocante sulla concorrenza”, cerca di ostruire in tutti modi il passaggio dei suoi utenti da iPhone ad Android e ha il vizio di “inserirsi” tra gli utenti e le banche. Sono solo alcuni dei punti contenuti nella causa Antitrust che ha travolto oggi Apple, un documento di 88 pagine in cui il dipartimento della Giustizia statunitense ha usato parole forti contro l’azienda. Il procuratore generale degli Stati Uniti, Merrick Garland, ad esempio, ha sottolineato la disparità di risorse tra il dipartimento e Apple stessa, precisando che “quando si ha a che fare con un’istituzione con così tante risorse, e che a nostro avviso sta danneggiando l’economia americana e il popolo americano, è importante per noi allocare le nostre risorse per proteggere gli americani”, anche perché (questi ultimi) “non hanno modo di proteggersi” da Apple.

 

Apple sarà anche abituata a vedersi criticare – e condannare – da questa parte dell’Atlantico, da quell’Unione europea diventata ormai regulator in pectore del settore Big Tech; questa volta però si fa sul serio, si gioca in casa, e potrebbe non essere un bene, visto lo storico precedente di Microsoft, severamente punita dall’Antitrust nel 1998. Da parte sua, Apple ha risposto a tono, gridando al “pericoloso precedente” segnato dall’iniziativa, definita “sbagliata per quanto riguarda i fatti e la legge”. La mossa del dipartimento di Giustizia arriva dopo una multa da 1,8 miliardi di dollari da parte dell’Ue  per abuso di posizione dominante sullo streaming musicale e una lunga polemica con gli sviluppatori di app, già infuriati per via della  “tassa” del 30 per cento sugli acquisti fatti via app sull’ecosistema Apple.  Leggendo il documento, poi, si nota come la storia abbia il vizio di ripetersi. Nella denuncia presentata ieri si legge anche di Steve Jobs, che tanti anni fa criticò le “tattiche sporche” usate da Microsoft per sfavorire Apple nel mercato. Era il 1998, sappiamo come andò a finire. Ora, ironia della sorte, potrebbe toccare proprio ad Apple.

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