Joe Biden - foto via Getty Images

negli stati uniti

Joe Biden e la transizione verso l'elettrico con giudizio

Carlo Stagnaro

Le nuove regole sulle auto elettriche tengono conto dell’anno elettorale cruciale e della realtà delle cose: nell'equazione c'è anche l'accettabilità sociale delle trasformazioni che si intende portare avanti

La transizione ecologica oggi no, domani no, ma dopodomani… Il presidente americano, Joe Biden, avrebbe potuto prendere in prestito da Giorgio Gaber le parole per commentare le nuove regole sulle emissioni dei veicoli leggeri. L’Amministrazione ha annunciato ieri standard nuovi e più restrittivi, per imporre una forte accelerazione nella diffusione delle auto elettriche e contribuire a una sostanziale riduzione delle emissioni americane. Solo che le nuove norme si discostano dalla proposta originaria sotto due aspetti fondamentali: la tempistica e le modalità per raggiungere l’obiettivo.
 

Sotto il profilo della tempistica, resta valido l’obiettivo di portare l’elettrico alla quota del 67 per cento entro il 2032, solo che il percorso viene molto rallentato, specialmente negli anni da qui al 2030. Sotto il profilo della composizione del parco, il 67 per cento non dovrà essere composto unicamente da auto full electric, in quanto sarà ammessa una quota di ibride plug-in fino al 13 per cento. Questo aggiustamento è in parte dovuto agli andamenti del mercato, dove le vendite di auto elettriche sono in flessione mentre le ibride plug-in stanno prendendo sempre più piede. Nel 2023, anno record per l’elettrico, questo si è assestato all’incirca al 7,6 per cento delle nuove immatricolazioni.
 

Ma la ragione principale è un’altra, assai vicina al cuore di Biden, specie in un anno elettorale: quando le nuove norme erano state annunciate, prima ancora della scontata opposizione repubblicana, a scendere sul piede di guerra erano stati i potenti sindacati dell’automotive, convinti che il passaggio all’elettrico avrebbe penalizzato i lavoratori. Non era bastata a placarli nemmeno l’ennesima stretta sulle importazioni dalla Cina, che pure faceva parte delle loro richieste. Insomma: la Casa Bianca conferma i suoi ambiziosi piani climatici, ma deve fare i conti con la realtà e con l’accettabilità sociale delle trasformazioni che intende imprimere alla società. Transizione cum juicio.