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Jordan on t'aime!

Perché il sovranismo francese va così forte. La “Bardellamania”

Mauro Zanon

Jordan Bardella, 28 anni, è il presidente del Rassemblement national: il volto su cui Le Pen ha puntato per rendere più cool e accattivante la destra identitaria. Secondo un recente sondaggio è considerato la seconda personalità politica più popolare di Francia

“Jordan on t’aime!”, gridano due ragazzi mentre il loro idolo cammina tra gli stand del Salone dell’Agricoltura, l’appuntamento imprescindibile per ogni politico francese, la messa laica della ruralità. Perché tanto amore? “E’ un bel ragazzo, incarna il rinnovamento di tutto ciò che odiavamo nel Front national”, dice il primo, che lavora nel settore dell’aviazione. “Mette del miele francese sull’estrema destra”, aggiunge il secondo, disoccupato. Jordan è Jordan Bardella, 28 anni, presidente e capolista alle elezioni europee del Rassemblement national (Rn), il principale partito sovranista francese. “E’ l’uomo chiave della normalizzazione di Rn”, ha scritto l’Opinion. Era visto come un cyborg, un robot che non sorrideva mai e non poteva fare breccia nel cuore dei francesi, lanciato al centro della scena troppo presto dalla sua madrina, Marine Le Pen. Ma da quando ha preso le redini del partito nell’autunno del 2022, diventando il primo leader frontista senza il cognome Le Pen, la sua ascesa in termini di popolarità è stata folgorante. 

Secondo un sondaggio pubblicato all’inizio del mese, Bardella è la seconda personalità politica più popolare di Francia, dietro soltanto all’ex primo ministro Édouard Philippe, ma davanti al suo pigmalione, Marine Le Pen. Corsi di comunicazione accelerati, una presenza quotidiana su TikTok, ma anche quella che il suo staff chiama “la stratégie du selfie”: sono questi i principali ingredienti del “marchio Bardella”, il tentativo di rendere più cool e accattivante la destra identitaria francese. A Marsiglia, dove lo scorso 3 marzo ha tenuto il suo primo meeting di campagna per le europee con uno slogan, “La France revient”, dagli echi reaganiani (il celebre “America is back”),  ha accontentati tutti o quasi i ventenni che chiedevano selfie e foto ricordo: è la “Bardella-mania”, dicono i suoi fedelissimi. Poi è salito sul palco, per cannoneggiare contro Macron e il macronismo, e ringraziare con occhi dolci la sua Marine, seduta in prima fila, “Madame la future présidente de la République” come la chiamano gli elettori Rn, di cui sogna di essere il primo ministro nel 2027. 

Tra tre mesi ci sono le europee, in vista delle quali il partito sovranista francese è molto solido. Secondo un’inchiesta realizzata dall’istituto Ipsos in collaborazione con Sciences Po, l’Institut Montaigne e la Fondation Jean-Jaurès, la lista Rn trainata da Bardella è accreditata al 31 per cento, con un vantaggio di tredici punti su Renaissance, la lista della maggioranza macronista guidata da Valérie Hayer. Analizzando la sociologia del voto, si conferma la tendenza iniziata nel 2011 con Marine Le Pen: Rn è diventato il partito degli operai e della funzione pubblica, sostituendo le vecchie sinistre socialista e comunista. E’ infatti il 57 per cento degli operai a dirsi pronto a votare la lista di Bardella, e il 44 dei funzionari (alle presidenziali del 2022, la percentuale era del 36 per cento per entrambi). Il partito sovranista registra progressi importanti anche tra gli alti dirigenti: il 19 per cento è intenzionato a dare la sua preferenza a Rn, percentuale che si era fermata al 12 nel 2022. A vantaggio di Bardella, lui che tiene sempre a sottolineare di essere “un figlio dell’immigrazione, un francese di sangue misto, italiano al 75 per cento” (la madre Luisa, nata a Torino, è emigrata con i genitori negli anni Sessanta verso Drancy, banlieue difficile a nord di Parigi), c’è anche il fatto di non essere un Le Pen, di non avere quel cognome che tanti, ancora, collegano a posizioni estremiste, incompatibili con un partito che aspira a governare la République. 

Renaissance, per contrastare l’avanzata di Bardella, punterà su tre elementi: le endemiche inclinazioni anti Ue del partito, i legami con l’orbita putiniana e le alleanze europee con formazioni sulfuree come Afd. “La divisione nazionalisti vs globalisti deve essere al centro della campagna. Dobbiamo renderla una questione di civiltà”, ha detto un membro di Renaissance a Politico Europe. Al primo dibattito tra candidati previsto a Strasburgo il 14 marzo, Thierry Mariani, noto per le sue entrature nella galassia putiniana e per questo motivo oggetto di un’inchiesta dell’intelligence, sostituirà Bardella. “Gli altri partiti hanno designato dei perfetti sconosciuti”, si è difeso Sébastien Chenu, vice presidente di Rn. Bardella, intanto, promette che il 9 giugno sarà “il primo giorno dell’alternanza”.