Le parole

Non siamo vigliacchi. Il discorso Macron sulla guerra in Ucraina, che una guerra contro l'Europa

"Su quel che non è stato compreso finora e sulla solidarietà indispensabile. Putin non ha limiti, non dobbiamo metterceli noi". Pubblichiamo il testo dell'intervento pronunciato dal presidente francese in Repubblica ceca

Durante il discorso alla comunità francese in Repubblica ceca, martedì, il presidente francese Emmanuel Macron ha detto:
 

"Quando ho citato Milan Kundera, parlavo di una coscienza che aveva vissuto nella propria carne un’Europa tagliata in due. È stata tagliata in due dalla, va detto, vigliaccheria. Il desiderio di una parte dell’Europa di non vedere le difficoltà dell’altra, abbandonando in un certo senso il proprio destino ai totalitarismi. Ci stiamo senza dubbio avvicinando a un momento in cui la nostra Europa non deve essere vigliacca. Non vogliamo mai vedere le tragedie a venire. Non vogliamo mai vedere quel che si sta tramando. E credo che entrambi i nostri paesi siano consapevoli di ciò che è in atto in Europa. Che la guerra è tornata sul nostro territorio. Che potenze divenute inarrestabili estendono la minaccia di aggredirci ogni giorno sempre di più. E noi dovremo essere all’altezza della Storia e del coraggio che essa implica. Questa sarà anche la nostra responsabilità, verso gli uni e verso gli altri, ed è anche ciò che sono venuto a mettere in piedi".
 

In seguito, durante la conferenza stampa con il suo omologo ceco Petr Pavel, Macron ha detto:
 

"La Russia non può né deve vincere questa guerra. Sosterremo il popolo ucraino e il suo esercito finché sarà necessario. A tal fine, abbiamo lavorato a diverse azioni comuni oltre a quanto è stato strutturato negli ultimi mesi, come le diverse coalizioni, in particolare la coalizione dell’artiglieria che la Francia e gli Stati Uniti co-presiedono. L’iniziativa presa dalla Repubblica ceca in materia di munizioni è un importante completamento a cui aderiamo e al quale quindi lavoreremo insieme (il ministero della Difesa ceco e l’industria locale hanno identificato 800 mila unità di munizioni disponibili che potrebbero essere consegnate all’Ucraina entro poche settimane: alcuni paesi della Nato partecipano all’acquisto, ndr). I nostri ministri continueranno i lavori nel pomeriggio e questo è la dimostrazione di volontà e pragmatismo. Inoltre, abbiamo accelerato e aumentato le nostre produzioni in Europa e abbiamo consegnato le scorte disponibili. I bisogni dell’Ucraina sono così elevati che ora dobbiamo cercare di aiutarla con quel che possiamo produrre e con ciò che abbiamo in magazzino, questo è lo spirito di questa iniziativa. Dobbiamo anche rivolgerci a paesi terzi non europei per trovare altre forniture e affrontare le necessità a breve termine di munizioni per l’Ucraina. Accanto a ciò, completeremo questo lavoro con scambi ministeriali che si terranno questa settimana, coordinati dal ministro della Difesa e degli Affari esteri, e che consentiranno di fare progressi dopo le discussioni che abbiamo avuto a Parigi lunedì scorso, al fine di consolidare una coalizione per armi a lungo e medio raggio e di progredire sulle cooperazioni che siamo disposti a offrire agli ucraini per operare in modo diverso. Come abbiamo detto, i 5 punti d’azione che hanno ottenuto un consenso nella discussione di lunedì scorso a Parigi sono:  la presenza civile al confine bielorusso, la questione della Moldavia e della sua protezione, e la questione della coproduzione industriale sul suolo ucraino e del supporto cibernetico. Su queste azioni, diverse collaborazioni esistono già e il rapporto con la Repubblica ceca è molto forte e vi ringrazio per la qualità di questo lavoro comune. In fondo, ciò che condividiamo è la certezza di essere colpiti da questa guerra che è sul suolo europeo, dove si gioca parte del nostro futuro e dove si gioca anche la nostra capacità di difenderci autonomamente nei contesti che conosciamo, che sono quelli della nostra storia, la Nato, l’Unione europea, ma anche sapendo definire i modi e i mezzi per produrre e agire insieme come europei".
 

Poi, rispondendo alla domanda di un giornalista sulla "vigliaccheria":
 

"Non tornerò su tutti i commenti che potrebbero esserci stati, né commenterò personalmente le mie parole. Erano chiare, assertive e precise. Ma spiegare che non ci imporremo dei limiti, penso, è assolutamente necessario quando siamo così coinvolti  in Ucraina. Voglio semplicemente constatare che lunedì scorso 27 paesi hanno risposto all’invito della Francia, e dalla nostra discussione abbiamo potuto trarre conseguenze operative. I 27 erano d’accordo nell’investire di più. E’ un messaggio di debolezza o di fermezza? Di fermezza. Sei paesi avevano già firmato i loro accordi bilaterali, abbiamo invitato tutti gli altri a farlo con l’Ucraina e abbiamo deciso di fare di più. E’ stato lunedì scorso a Parigi che è stato deciso di sostenere sia l’iniziativa ceca in materia di munizioni sia la creazione di una nuova coalizione per le armi ad alta precisione che sono necessari sul fronte agli ucraini, come sapete. In seguito, abbiamo costruito un consenso su cinque leve d’azione di cooperazione con l’Ucraina che ho appena ricordato e ho detto qual era il quadro. Non ho detto che c’era  consenso, ma considero importante farlo perché dobbiamo tutti essere consapevoli del fatto che questa guerra ci coinvolge anche se spesso non abbiamo  voglia di vedere le cose come sono. Dobbiamo essere lucidi. È già due anni che ripetiamo durante le conferenze stampa: “La guerra torna sul suolo europeo”. Sono già due anni che abbiamo rivelato l’estensione dei materiali consegnati, le somme consegnate. È la nostra guerra o non è la nostra guerra? Possiamo distogliere lo sguardo, considerare che le cose possano continuare così? Non credo. Quindi, ho richiamato a un sussulto strategico e me ne assumo pienamente la responsabilità. Dobbiamo essere lucidi sulla realtà della situazione che in Europa, i rischi che ci sono già e quelli che dobbiamo affrontare. Sono convinto che proprio la chiarezza di questi discorsi sia ciò di cui l’Europa aveva bisogno. Ma rivolgetevi piuttosto al presidente Vladimir Putin per sapere cosa è disposto a non fare. Chi ha scatenato la guerra in Ucraina? Vladimir Putin. Chi minaccia, qualunque cosa facciamo, qualunque cosa diciamo,  l’arma nucleare? Il presidente Putin. Rivolgetevi tutti a lui per capire quali sono i suoi limiti strategici. Ma se ogni giorno spieghiamo quali sono i nostri limiti di fronte a qualcuno che non ne ha e ha scatenato questa guerra, posso già dirvi che lo spirito di sconfitta è in agguato – ma non da noi".
 

Infine il presidente Macron ha aggiunto:
 

"Ancora una volta, tutte le forme di cooperazione che saranno utili e richieste dagli ucraini, e che rientreranno nel quadro di ciò che abbiamo deciso, le metteremo in atto. La pratica della Francia è quella di non annunciare in anticipo ciò che fa, con troppi dettagli – cosa che a volte ci è valsa critiche o incomprensioni – ma piuttosto di dire agli ucraini esattamente, per tempo, quello che stiamo facendo e di annunciarlo dopo. Perché questa è una vera guerra, non una guerra di comunicazione, ma anche informativa. Ma non voglio assecondare i nostri ego e per l’efficacia delle cose che avvengono sul campo, io non vi dirò in dettaglio cosa faremo: indebolirei l’efficacia di questo aiuto e il sostegno agli ucraini. Fondamentalmente noi abbiamo troppa propensione, attraverso i nostri sistemi di informazione, a voler dire tutto, dire esattamente cosa faremo e non faremo di fronte a qualcuno che invece non dice nulla ma agisce anche su ciò che pensavamo essere impensabile; questa non è efficienza. Quindi  dobbiamo saper mantenere le promesse fatte per sostenere gli ucraini con la massima efficacia possibile. I nostri princìpi sono semplici: la Russia non può né deve vincere questa guerra. Vogliamo sostenere l’Ucraina, un popolo sovrano, che decide ancora, fino a prova contraria, ciò di cui ha bisogno e dei terzi che chiama in suo aiuto. Sono solo i russi a pensare che gli ucraini non abbiano più il diritto di farlo, non riprendiamo le loro argomentazioni. Gli ucraini sono sovrani. La seconda cosa è che non vogliamo una escalation, ma anche qui, attenzione ai messaggi che circolano perché a ogni passo da due anni a questa parte, si diceva: se consegnate carri armati, ci saranno rappresaglie; se consegnate aerei, ci saranno rappresaglie; se inviate proiettili a medio raggio, ci saranno rappresaglie. Tutti noi lo abbiamo fatto, dopo aver detto tutti che non lo avremmo fatto – lo dico con molta umiltà. Il passo della non escalation non è definito dalla parte russa, è definito da un consenso di tutti. E poi la terza cosa è che dobbiamo mantenere le nostre capacità militari per difenderci noi stessi. In questo contesto, continueremo  cooperazioni molto concrete con gli ucraini sulle nostre forniture, le nostre cooperazioni e con la possibilità di mobilitare terzi. A questo proposito, l’iniziativa ceca è estremamente utile, la sosteniamo, vi parteciperemo. Consiste, come ho detto, nel reperire munizioni ovunque siano disponibili, compatibili con le attrezzature che abbiamo fornito. E abbiamo iniziato lavori che fino a ora erano, direi, condotti separatamente, e questo è un lavoro di mutualizzazione di maggiore efficacia, quindi lo sosteniamo e siamo pronti a contribuirvi. I ministri ci proporranno le vie e i mezzi per farlo e penso che, in questo contesto, possa essere una mobilitazione bilaterale, possano esserci cooperazioni con questi terzi, finanziamenti bilaterali come finanziamenti europei, quelli del Fondo europeo per la pace che possono essere mobilizzati in parte a servizio di questa iniziativa. Per quanto riguarda i beni russi congelati, la posizione della Francia è semplice: siamo del tutto favorevoli alla proposta di tassare i redditi dei beni identificati e il cui quadro legale è stato precisato su Euroclear, che rappresenta da 3 a 5 miliardi l’anno. Non siamo favorevoli noi stessi a compiere azioni che sono vietate dal diritto internazionale e a innescare un dibattito che, credo, indebolirebbe l’Europa dove si trovano molti di questi beni, ma aprirebbe, se posso dire, un dubbio. Quindi sono a favore, anche qui, quando si difende lo stato di diritto, di applicarlo fino in fondo. D’altro canto, sono favorevole a finanziare il nostro sforzo, anche con finanziamenti europei più innovativi, come proposto per esempio dalla premier estone Kaja Kallas, che consiste nel fornire garanzie di bilancio nazionali per emettere sul mercato del debito comune al fine di finanziare il nostro sforzo industriale e bellico. Questo fa parte delle opzioni che la Francia sostiene. Grazie mille".