Un seggio nella Central Library di Arlington, in Virginia (foto Kent Nishimura/Getty Images) 

Un martedì poco "Super". Ecco perché in America il prossimo giovedì conta di più

Marco Bardazzi

È il Super Tuesday, un momento considerato cruciale delle primarie americane. Ma in questo anomalo anno elettorale interessa ben poco. Più importante sarà l'appuntamento di giovedì, con il discorso di Biden sullo Stato dell’Unione

Martedì è il giorno della settimana che negli Stati Uniti è dedicato agli appuntamenti elettorali. Il nostro conto alla rovescia ha come traguardo il primo martedì di novembre, il giorno 5, quando si voterà per le Presidenziali. Ma prima di allora il calendario del voto offre una serie di altri martedì importanti, nessuno dei quali in teoria doveva essere più importante di quello di oggi, 5 marzo. Perché oggi è il Super Tuesday.
 


Questo è un estratto di Sotto il cielo d'America. Conto alla rovescia verso le elezioni per la Casa Bianca 2024: storie, personaggi, sondaggi, curiosità, regole del gioco della campagna elettorale più importante del mondo. Una newsletter a cura di Marco Bardazzi. Per poterla ricevere nella tua casella di posta e leggerla in versione integrale iscriviti qui. È gratis



Da decenni il Super Martedì che cade tra fine febbraio e le prime settimane di marzo è considerato il momento cruciale delle primarie, quello in cui si fanno i conti con il lavoro svolto in campagna elettorale e si decidono le sorti del cammino verso le nomination estive. Dopo che Iowa, New Hampshire, Nevada, South Carolina e qualche altro stato hanno fatto il primo lavoro di selezione dei candidati, è nel Super Tuesday che di solito arriva il verdetto più o meno finale, perché un gran numero di stati votano tutti insieme e il conteggio dei delegati per le convention estive schizza verso l’alto.
 

"Di solito", ma non nel 2024.
 

Perché in questo anomalo anno elettorale, diciamolo apertamente, il Super Tuesday interessa ben poco. Di “super” questo martedì americano ha solo un po’ di numeri che servono giusto per aggiornare le mappe elettorali.
 

I democratici, come sappiamo, hanno primarie poco più che formali per confermare la nomination del presidente Joe Biden, che corre senza avversari interni. C’è stato un sussulto di interesse giorni fa per le primarie in Michigan – come abbiamo spiegato sul Foglio -, per il voto di protesta che gli americani di origini arabe hanno espresso contro la Casa Bianca per il supporto che offre a Israele. Un episodio senz’altro importante, che segnala i potenziali rischi che Biden può correre a novembre se non cambia la situazione a Gaza. Ma per ora resta, appunto, un episodio tra tanti.
 

In casa repubblicana si assegnano 874 dei 2.429 delegati che andranno alla convention a luglio, cioè il 36 per cento del totale. Si vota in quindici Stati, tra cui un paio di colossi come California e Texas. (La lista completa è questa: Alabama, Alaska, Arkansas, California, Colorado, Maine, Massachusetts, Minnesota, North Carolina, Oklahoma, Tennessee, Texas, Utah, Vermont e Virginia, più il territorio delle isole Samoa Americane). Quando i conteggi del Super Tuesday saranno completati, complessivamente da gennaio saranno stati assegnati 1.151 delegati repubblicani.
 

La stragrande maggioranza di questi delegati sarà vincolata a votare Trump. È per questo che il Super Tuesday ha poco da dire: si sa già che Trump ha in pugno la nomination, vincerà probabilmente tutti e 15 gli Stati e ci sarà solo da vedere quale sarà la percentuale del voto di “resistenza” che porterà a casa Nikki Haley, per la quale potrebbe essere l’ultimo giorno di campagna elettorale prima di arrendersi all’evidenza dei fatti.
 

Molto più interessante e importante in questi giorni è invece vedere cosa sta accadendo nella corsa alla Casa Bianca “vera”, quella ormai già cominciata tra Biden e Trump. Qui le notizie non mancano e ne sono arrivate due particolarmente importanti, entrambe favorevoli all'ex presidente. La prima è la decisione dei giudici della Corte Suprema di Washington di permettere a Trump di restare sulla scheda elettorale in Colorado. Lo stato del west era diventato un caso che poteva sconvolgere le elezioni su scala nazionale, dopo che i giudici locali avevano dichiarato Trump ineleggibile, ricorrendo a un controverso emendamento alla Costituzione che risale alla seconda metà dell'Ottocento. Alla vigilia del Super Tuesday, nel quale si vota anche in Colorado, la Corte Suprema di Washington ha dato un segnale opposto: Trump è un candidato legittimo e tocca ai cittadini, non ai giudici, decidere se rimandarlo o meno alla Casa Bianca.
 

Il momento che l'Amministrazione Biden ha scelto per provare a uscire dall’angolo e reagire non è questo Tuesday poco Super, ma è invece Thursday, giovedì 7, quando il presidente arriverà in Congresso per pronunciare il discorso sullo Stato dell’Unione.