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"Gaza dopo Hamas". Israele delinea il suo piano per la Striscia (con l'incognita su chi governa)

Giulio Meotti

Netanyahu svela la sua strategia per gestire Gaza una volta raggiunto l'obiettivo di distruggere le capacità militari dei terroristi. Tra i punti esposti, la creazione di una zona cuscinetto e la chiusura dell’Unrwa

Quattro mesi e mezzo dopo l'inizio della guerra tra Israele e Hamas, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha svelato il suo piano per il "giorno dopo", sottoposto all'approvazione del gabinetto di guerra. Gli obiettivi a breve termine della campagna rimangono invariati: distruggere le capacità militari e le infrastrutture governative sia di Hamas che della Jihad islamica, garantire il rilascio degli ostaggi e prevenire qualsiasi minaccia per Israele da parte della Striscia di Gaza nel futuro. 

Nel medio termine, secondo il piano di Netanyahu, Israele manterrà la libertà militare a Gaza, creerà una zona cuscinetto e si impegnerà in operazioni per contrastare il contrabbando lungo il confine tra Egitto e Gaza. La proposta di Netanyahu riguarda anche il governo civico della Gaza postbellica. Si parla di “professionisti con esperienza manageriale” e “funzionari locali”. Su questo punto, Israele resta vago. Funzionari selezionati da chi? Dall’Anp? Governerebbero a Gaza con il rischio di essere uccisi da Hamas? 

Il piano non prevede ruoli per l'Autorità Palestinese, ma la chiusura dell'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, Unrwa, accusata di essere un braccio di Hamas, e l'istituzione di un nuovo organismo internazionale (Israele ieri ha arrestato otto dipendenti dell'Unrwa accusati di far parte di Hamas). L’esercito israeliano sta espandendo intanto una strada attraverso il centro di Gaza per facilitare le operazioni militari, che parte dei suoi piani per mantenere il controllo di sicurezza sull’enclave. Un rimodellamento della topografia della Striscia volta a garantire libertà di movimento ai militari e una presa più stretta sul territorio, che è stato il trampolino di lancio dell’attacco del 7 ottobre che ha ucciso 1.200 israeliani. Il corridoio a sud di Gaza City, che si estende per quasi dieci chilometri dal confine israeliano alla costa, divide Gaza in due, lungo una striscia est-ovest occupata dalle truppe israeliane fin dall’inizio della guerra durata quattro mesi. Questo consentirà all’esercito israeliano di continuare a muoversi rapidamente attraverso l’enclave lungo un percorso sicuro anche dopo che la maggior parte delle truppe si sarà ritirata. Israele sta anche costruendo una “zona cuscinetto” di un chilometro all’interno del confine di Gaza, dove ai palestinesi sarebbe vietato l’ingresso. Prima del 7 ottobre, la buffer zone era all’interno di Israele, motivo per cui i terroristi sono riusciti ad avvicinarsi al confine. Netanyahu è sotto pressione, da parte degli americani che hanno ripetutamente messo in guardia Israele dal modificare i confini di Gaza, e da parte dei membri di destra del suo governo, che vorrebbero ristabilirvi gli insediamenti israeliani.

Gli ingegneri militari israeliani stanno progettando di distruggere case e altre strutture lungo i fianchi della strada e stanno già ponendo una nuova base di ghiaia per ampliare il corridoio e renderlo più utile ai militari. Jacob Nagel, ex consigliere israeliano per la sicurezza nazionale oggi membro della Foundation for Defense of Democracies, ha detto che la strada creerebbe una chiara divisione tra il nord di Gaza e il resto dell’enclave. Improbabile che un muro venga costruito adiacente alla strada, ma potrebbe avere diversi punti di attraversamento sorvegliati.

Il piano d’Israele rimanda ogni possibile negoziato su una “soluzione” con i palestinesi come “a lungo termine”, mettendo in guardia contro il “riconoscimento unilaterale di uno stato palestinese”, un evidente riferimento ai timori che gli Stati Uniti, l’Inghilterra e altri alleati possano compiere un passo del genere.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.