dalla nostra inviata

Cosa succede dopo Avdiivka

Micol Flammini

La ritirata dalla città del Donetsk è la prima decisione presa dal nuovo capo delle Forze armate. Il problema della mancanza di munizioni non si ferma qui, i russi lo sanno e ne approfittano

Kyiv, dalla nostra inviata. Avdiivka, la città nella regione di Donetsk in cui si consuma una battaglia feroce, è caduta. L’esercito ucraino ha deciso di ritirarsi, di uscire da uno scontro sanguinoso e lungo prima di essere circondato dalle truppe di Mosca, che hanno preso il controllo e occupato la città. La decisione di portare le truppe via da Avdiivka è la prima presa dal nuovo capo delle forze armate, Oleksandr Syrsky, e sembra in antitesi con quanto il generale aveva fatto finora. Syrsky, nei primi mesi del 2023, aveva preso anche delle decisioni importanti riguardanti Bakhmut, l’altra città nell’oblast di Donetsk caduta a maggio, ha spinto la resistenza dei soldati ucraini fino al limite della sopportazione, la difesa della città dai mercenari russi della Wagner è costata vite e fatica ed è ricordata tra le imprese che hanno messo addosso a Syrsky il soprannome di “macellaio”. Adesso il generale ha preso la decisione opposta, per risparmiare le vite dei soldati, si è ritirato su delle posizioni difensive. Due giorni prima, i soldati avevano dovuto lasciare la posizione chiamata Zenit, lo avevano dovuto fare di fretta, lasciando dietro i feriti. Syrsky non ha voluto che anche con i soldati disposti in altre posizioni acadesse lo stesso. La Russia però ha parlato di un ritiro disorganizzato, in Ucraina sono tutti in attesa di giudicare l’operato di Syrsky, arrivato dopo l’idolatrato Valeri Zaluzhny, e la Russia ha già dimostrato di voler sfruttare questi dubbi. Se non ci sono evidenze di una ritirata disorganizzata, ci sono invece certezze su cosa è mancato ad Avdiivka: munizioni. Il presidente americano Joe Biden ha subito evidenziato il problema, ha dato la colpa al ritardo nelle decisioni del Congresso americano, ma il ritardo dell’assistenza occidentale potrebbe diventare la condanna non soltanto di Avdiivka, ma potrebbe portare restrizioni ulteriori: l’avanzata russa ad Avdiivka è stata favorita dal supporto aereo che gli ucraini non avevano modo di contrastare, la carenza di missili per la difesa aerea ha lasciato aperta la strada alle bombe di Mosca e le scorte, secondo il New York Times, potrebbero essere esaurite del tutto il prossimo marzo. 

Avdiivka aveva già conosciuto la paura dell’occupazione, nel 2014 era stata catturata per un breve periodo dai soldati sostenuti da Mosca, la sua popolazione di 32 mila abitanti aveva già iniziato a diminuire: troppo vicina al fronte. Adesso, il primo successo russo da maggio è stato ottenuto per la mancanza di forniture occidentali, che non sono soltanto un problema della città appena caduta, ma compromettono tutto il fronte e mettono in discussione anche la necessità di una mobilitazione: l’esercito ha bisogno di soldati, ma con cosa farli combattere? 

I russi non rallentano il loro assalto, hanno mostrato immagini di una bandiera ucraina issata sullo stabilimento di coke, Avdiivka era famosa per il coke prima della sua distruzione.

Di più su questi argomenti:
  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.