editoriali

Il passo notevole di Londra verso l'Ue

Redazione

Sunak firma l’accordo su Horizon, il programma scientifico dell’Unione Europea, e archivia parte della retorica del Leave

Uscita tra mille polemiche dalla porta, e anche a molta fatica perché ha richiesto 4 anni), l’Unione europea rientra alla chetichella (o “cacchio cacchio, tomo tomo” nella protolingua di Geolier) dalla finestra, nel Regno Unito. Un pezzetto alla volta, senza fare clamore, l’establishment conservatore sta smontando dall’interno la Brexit, nel bene o nel male. A pochi metri da Clarence House, per decenni la residenza di Carlo da Principe di Galles, e dove ora ha incontrato il reietto Harry, lungo il Mall, ieri mattina è stato firmato un documento storico. Tra le pareti di legno della Royal Society, emblema della Inghilterra della Glorious Revolution e del dominio tecnico-scentifico, la Gran Bretagna abdica ai suoi principi, per rimettere un piede dentro l’odiata Bruxelles: il paese aderirà a Horizon, il programma scientifico dell’Unione europea.

 

Il Commissario europeo per l’Innovazione e la Ricerca, Iliana Ivanova, è volato fino a Londra per firmare, con il ministro della Scienza, Michelle Donelan, un accordo. Horizon ha un budget monstre di 95 miliardi di euro: è il più grande piano di ricerca scientifica al mondo. La Gran Bretagna ci rientra a cavallo già in corsa, perché il programma è partito nel 2021 e finirà nel 2027: il grosso dei progetti è già stato deciso e finanziato.

 

Perché tanta smania? La polpa del programma non è tanto nel progresso, ma nelle borse di studio per i ricercatori: gli scienziati inglesi potranno così accedere ai generosi fondi Ue. Quei soldi, però, non sono a regalo, non cadono dal cielo. Sono finanziati dalle quote dei paesi membri: dunque il Regno Unito dovrà pagare, e neppure poco. Tra le righe dell’accordo, c’è scritto che il Regno Unito dovrà contribuire al 18 per cento del costo del programma, più un costo fisso di partecipazione al programma che varia dal 2 per cento al 4 per cento dei costi operativi. Chissà come la prenderanno quel 52 per cento di inglesi che hanno scelto l’addio, davanti al governo del Leave che va contro il loro voto.