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I rischi

Limitare l'eleggibilità di Trump potrebbe creare un pericoloso precedente

Giulio Silvano

Il caso è nella mani della Corte suprema di Washington, dopo che quella del Colorado ha deciso di escludere l'ex presidente dalle schede elettorali. I giudici temono che i governi dei singoli stati possano prendere decisioni che abbiano effetto su tutta la nazione. Oltre a creare le condizioni per un nuovo assalto a Capital Hill

A dicembre la Corte suprema del Colorado ha deciso di escludere Donald J. Trump dalle schede elettorali in quanto, secondo il 14esimo emendamento, sarebbe responsabile di insurrezione. L’emendamento in questione, implementato dopo la Guerra Civile, squalificherebbe dall’avere posizioni elettive chiunque abbia giurato sulla Costituzione per poi tentare degli atti contro la nazione. Per i giudici del Colorado il ruolo di Trump il giorno dell’attacco al Campidoglio del 6 gennaio basterebbe per bollarlo come ribelle. Dopo il Colorado altri stati si sono espressi in proposito creando una situazione mai vista nella storia del paese.


Il caso è stato portato davanti alla Corte suprema a Washington DC, formata da nove giudici di cui tre nominati da Trump quando era alla Casa Bianca. Uno dei giudici, Samuel Alito, ha suggerito che uno stato non avrebbe l’autorità di applicare il 14esimo emendamento senza il permesso del Congresso. Anche una giudice non certo trumpiana come Elena Kagan, nominata da Obama, si è chiesta: “Perché un singolo stato dovrebbe avere l’autorità di determinare chi sarà presidente non solo per i suoi cittadini ma per il resto della nazione?”. La giudice Ketanji Brown Jackson, nominata da Joe Biden, avrebbe anche sottolineato che nel 14esimo emendamento non si parla mai di “presidente” ma di altre cariche elettive, come i deputati. Il giudice capo John Roberts ha avvertito che accettare la richiesta del Colorado sarebbe come “privare i cittadini del diritto di voto”. Giovedì e venerdì i giudici ne hanno discusso, ascoltando anche gli uomini di Trump, e per ora sembrano indirizzati a respingere la decisione dei colleghi del Colorado. Non sembrano volersi dichiarare troppo apertamente sulla domanda che è anche al centro del processo capitanato dal procuratore Jack Smith: Trump ha tentato un’insurrezione o no? Ai nove giudici interessa soprattutto una cosa: evitare un precedente. Evitare che i governi dei singoli stati possano prendere decisioni che abbiano un effetto su tutta la nazione, evitare che la corte di un singolo stato possa ribaltare il risultato elettorale delle presidenziali, anche in futuro.


Alcuni tirano fuori il vecchio caso della Florida, quando nel 2000 la Corte decise di bloccare il riconteggio in Florida e dare la vittoria a George W. Bush, ma lì si fece tutto a conti fatti – cioè dopo il voto. Qui invece si parla della possibilità di candidarsi e di andare alle urne, cioè si porrebbero dei nuovi limiti a una candidatura oltre a quelli già presenti costituzionalmente: avere più di 35 anni ed esser nati sul suolo americano. Il compito della Corte è difendere la Costituzione. E, secondo alcuni, i giudici vorrebbero anche evitare di creare le basi per un nuovo 6 gennaio, limitando l’eleggibilità di Trump, che ad oggi resta il frontrunner del partito repubblicano e che alcuni sondaggi danno in testa a Biden. C’è chi ha paura che l’elettorato MAGA si senta schiacciato dal sistema, che il suo diritto di voto venga calpestato. Si butterebbe troppa benzina sul foco populista. Come se bastasse il diritto di voto per dirsi una democrazia funzionale.