(foto LaPresse)

A Berlino

Gli insulti agli ebrei e il Mein Kampf nella sezione giovanile di AfD  

Daniel Mosseri

Il tribunale amministrativo di Colonia ha stabilito che Junge Alternative, la sezione giovani di AfD, può essere definita “una forza di destra estremista certificata” in tutto il paese. Una pronuncia importante destinata però a non avere effetti immediati

Lars Klingbeil, uno dei due presidenti del partito socialdemocratico tedesco, è stato numero due degli Jusos, la sezione giovanile della Spd. Anche Paul Ziemiak, sul lato moderato, ha fatto carriera in modo analogo e da presidente della Junge Union, i “pulcini” della Cdu, è diventato prima segretario generale della balena bianca tedesca (2018-2022), mentre dal 2022 è segretario generale della Cdu nel Land più grande: il Nord Reno-Vestfalia. Da queste organizzazioni si parte per scalare il potere: una tradizione preoccupante se si considera che il tribunale amministrativo di Colonia ha di recente stabilito che Junge Alternative (JA), la sezione giovani di AfD, può essere definita “una forza di destra estremista certificata” non solo all’est ma in tutto il paese. La definizione non è del Tar tedesco ma del servizio di intelligence della Repubblica federale. La Corte ha confermato che JA promuove costantemente l’animosità contro gli stranieri, specialmente quelli di origine musulmana, fa campagna contro la democrazia e soffia sul fuoco dell’identitarismo. Una pronuncia importante che non è però destinata ad avere effetti immediati. 


A dare corpo, invece, alle osservazioni dei giudici amministrativi è giunta un’indagine del canale televisivo privato Rtl che ha infiltrato due sue giornaliste a un evento di JA in Sassonia, una delle regioni dove   è più forte  l’ostilità nei confronti del governo centrale, della stampa e degli stranieri. Roccaforte di AfD, la Sassonia è anche il Land dove nel 2014 nacque Pegida, il movimento dei “Patrioti europei patrioti contro l’islamizzazione dell’occidente. Le giornaliste Liv e Angelique si sono presentate “in borghese”, e dotate di telecamere nascoste, alla “camminata degli eroi” nella sassone Bautzen. Le due reporter si aspettavano una tirata contro gli immigrati nordafricani: a sorpresa, invece, le “chiacchiere” fra gli escursionisti sono finite sugli ebrei. “Ti sei mai chiesta perché tutti i popoli con cui hanno avuto a che fare li odiano da 4 mila anni?”, “La soluzione con gli ebrei è semplice: metterli tutto in un unico luogo”. “Ma perché solo gli ebrei?”, interviene un altro, “tutte le persone con origine straniera dovrebbero essere rinchiuse nei ghetto mentre la lettura del Mein Kampf dovrebbe diventare obbligatoria a scuola”. Non è vero che gli stranieri devono essere tutti espulsi: basta che ci siano “un ghetto per lavorare, uno per dormire, che gli spostamenti siamo controllati e che i residenti non mangino troppo”.

Ma non si rischia che con tutti questi ghetti aumenti la violenza? “Certo”, è la risposta, “ecco perché bisogna essere pronti a rispondere con altrettanta violenza”. Ragazzate irresponsabili, forse. Cretinate in libertà, certamente. “Un tentativo dei servizi per screditarci”, ha protestato JA nell’imbarazzo mentre più voci chiedono le dimissioni del numero uno, l’inquietante militare Hannes Gnauck che la stessa Bundeswher ha definito estremista. Ma la circostanza che queste parole siano state pronunciate nell’ambito di un evento di partito conferisce loro una gravità inquietante. E poi, appunto, in Germania i partiti dei giovani servono a formare la classe dirigente di domani. Un altro esempio? Il giovane socialdemocratico chiamato a guidare gli Jusos fra il 1978 e il 1980 si chiamava Gerhard Schröder.
 

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