il colloquio

Charles Michel ci spiega la sua corsa alle elezioni per un'Europa "più sovrana"

David Carretta

L'annuncio del presidente del Consiglio europeo ha scatenato un pandemonio. Le alternative per evitare che il suo successore sia Orbán, le ambizioni politiche e l'apertura ai sovranisti di Ecr: "Vedremo in Parlamento numeri, progetti e programmi"

Bruxelles. “Ho preso la decisione di correre alle elezioni europee. E’ molto importante rafforzare la legittimità europea”, dice al Foglio Charles Michel, dopo aver provocato un pandemonio con la sua decisione di candidarsi per il Parlamento europeo e lasciare in anticipo l’incarico di presidente del Consiglio europeo. L’annuncio è arrivato sabato, a sorpresa. Domenica è arrivata la conferma: Michel sarà capolista del suo partito liberale francofono alle elezioni europee del 9 giugno.

Il pandemonio politico è dovuto al fatto che, se i capi di stato e di governo dei ventisette stati membri non gli troveranno un sostituto prima del 16 luglio, sarà Viktor Orbán a prendere il posto ad interim di presidente del Consiglio europeo. E’ quanto prevede il regolamento interno a questa istituzione che riunisce i capi di stato e di governo: in caso di impedimento o vacanza del presidente, è il leader del paese che ha la presidenza di turno dell’Ue ad assumere provvisoriamente l’incarico. Dal primo luglio tocca all’Ungheria. Questa prospettiva ha attirato critiche di osservatori, diplomatici e eurodeputati. Il cattivo della classe, quello che mette veti a decisioni strategiche e vuole distruggere l’Ue dall’interno, assumerebbe un’influenza mai vista in un anno pericoloso per l’Ue, alle prese con la guerra della Russia contro l’Ucraina, la progressione delle destre nazionaliste nelle urne e la minaccia di un ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump. 

Niente panico, risponde Michel a un gruppo di media europei. “Se il Consiglio europeo vuole evitare Orbán, ci sono diverse opzioni”. La prima è nominare il successore in giugno e “anticipare l’entrata in funzione” da dicembre al 16 luglio, quando Michel dovrebbe entrare in funzione come deputato europeo. La seconda è modificare il regolamento del Consiglio europeo “a maggioranza semplice”. Michel ricorda che anche il Parlamento europeo lo aveva fatto con Jean-Marie Le Pen, per evitare che il leader dell’estrema destra francese presiedesse una sessione inaugurale. Ma quel che serve è “volontà politica”. In ogni caso, agli occhi di Michel, le critiche sono infondate. Anche quelle di chi lo accusa off the record di aver fatto questa scelta perché non ha trovato altri incarichi. Prima dell’annuncio “ho informato tutti i leader e la maggior parte di loro ha reagito positivamente”, spiega il presidente del Consiglio europeo. “Per me, onestamente, è molto strano che ci siano dei dubbi e critiche quando un leader europeo prende il rischio di correre per un’elezione europea. E’ come se un giocatore di calcio non si assumesse la responsabilità di giocare una partita di calcio”. Secondo Michel, sarebbe “molto più confortevole aspettare fino a dicembre (la fine del mandato), non candidarsi, non spiegare ai cittadini quello che è stato fatto e negoziare dietro le quinte qualche incarico per il futuro”. Ma “la base della democrazia è la legittimità e la base della legittimità sono le elezioni”.

Al di là della polemica su Orbán e delle accuse di una scelta personale, in molti si interrogano sulle ragioni della decisione di Michel. Lui non nasconde le sue ambizioni. Lascia perfino intendere che potrebbe puntare al posto di presidente della Commissione o di commissario, come candidato di una squadra dei liberali di Renew. “E’ molto naturale per qualcuno che ha solo 48 anni andare verso gli elettori e cercare di convincerli che è necessario rafforzare l’Ue”, dice Michel. “So che in politica ci sono sorprese e circostanze e che sulla base delle circostanze ci sono occasioni e opportunità che possono essere colte o no”. Quando il Foglio gli chiede se sarebbe pronto ad allargare la maggioranza al Parlamento europeo al gruppo sovranista Ecr (di cui fa parte Fratelli d’Italia), Michel lascia la porta aperta. “Sono un europeista convinto”, ma “alla fine la politica è anche matematica. Vedremo al Parlamento europeo quali saranno i numeri delle forze politiche e quali sono i progetti e i programmi”, risponde Michel. Ai suoi occhi, alla gente comune non interessano le “combinazioni politiche”, ma le decisioni che hanno un impatto sulla “vita quotidiana”.

Il presidente del Consiglio europeo vede “un rischio democratico” non nei sovranisti, ma nei “partiti estremisti che stanno cercando di essere visti – a volte con successo – come partiti normali, anche se mettono in discussione le fondamenta democratiche delle nostre società”. Potrebbe essere Michel il ponte tra la maggioranza Ursula e l’Ecr? Tra il 2014 e il 2019 aveva guidato il Belgio come primo ministro di una strana coalizione formata dai liberali francofoni e dai nazionalisti fiamminghi della Nva. Questi ultimi fanno proprio parte del gruppo Ecr al Parlamento europeo. Il programma di Michel è “l’idea Europa 2030” per rendere l’Ue “più sovrana” e “in grado di influenzare il mondo”.

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