Sima Sabet e Fardad Farahzad, i bersagli del complotto - foto Youtube e Wikipedia

La vicenda

Il piano tra Iran e Siria per uccidere due reporter inglesi

Degli agenti del regime di Teheran hanno assoldato un trafficante per freddare due giornalisti di Iran International che avevano lavorato per molto tempo alla Bbc. Oggi l'uomo ingaggiato da persone vicine ad Assad racconta nei dettagli quello che era stato organizzato

I due giornalisti di Iran International a Londra avevano un nome in codice: “lo sposo” e “la sposa”. Degli agenti del regime di Teheran avevano assoldato un trafficante di persone siriano, gli avevano promesso 200 mila dollari e gli avevano detto: “Questa cosa di Londra deve finire”, lo sposo e la sposa “devono essere terminati”. Lo sposo è Fardad Farahzad, per dieci anni alla Bbc, uno dei volti più conosciuti dell'informazione internazionale sull'Iran. La sposa è Sima Sabet, anche lei per molto tempo alla Bbc e oggi a Iran International, dove conduce una trasmissione quotidiana. Quando il piano per ucciderli è stato in parte riconosciuto dalle autorità britanniche, sono stati entrambi spostati negli Stati Uniti.

A raccontare il tentativo di omicidio è Ismail (il nome è fasullo), l'uomo che era stato assoldato per l'omicidio, che ha deciso di rivelare quel che è accaduto – e un'inchiesta dell'emittente britannica Itv ha ricostruito la vicenda. Ismail oggi è un agente di un'intelligence occidentale: ha raccontato di avere avuto i suoi primi contatti con le Guardie della Rivoluzione iraniane nel 2016. Le Guardie lo conoscevano, sapevano che faceva il trafficante e che aveva molti contatti in Europa, ma la prima offerta di lavoro riguardava una missione nel settore navale. Nel 2022, Ismail era stato ricontatto per organizzare un assassinio a Londra, e ovviamente le Guardie non sapevano che nel frattempo Ismail era diventato uno spia per un paese occidentale

Secondo la ricostruzione, l'ordine è arrivato da un comandante delle Guardie, Mohammed Reza Ansari (sotto sanzioni), che ha contattato Ismail tramite Muhammed Abd al-Razek Kanafani, che ha molti contatti con il dittatore siriano, Bashar el Assad. Kanafani ha inviato a Ismail degli screenshot dei due giornalisti per indicargli gli obiettivi e in altre conversazioni gli ha dato i dettagli del piano. Inizialmente, il piano prevedeva di mettere un'auto esplosiva nel garage sotto la sede di Iran International. Poi la presenza di molti controlli e di telecamere ha costretto – non senza ansia: Ismail parla di una grande agitazione – a modificare le istruzioni che sono diventate: si agisce con un coltello, “un coltello da cucina, a dio piacendo”. Anche il luogo dell’attentato è cambiato: non più la redazione ma gli appartamenti o i condomini o gli ascensori dei due giornalisti. In realtà anche gli obiettivi da colpire sono cambiati: inizialmente il “matrimonio” (il nome in codice dell’operazione che si sente nelle conversazioni ascoltate da Itv) doveva essere il più ampio possibile, coinvolgendo altri giornalisti e la direzione dell’emittente, ma poi è diventato un “matrimonio quieto”, però da fare in fretta, perché era una questione urgente – nel frattempo lo sposo era già stato trasferito. 

Ismail racconta di essere stato scelto perché abituato a girare in vari paesi e con la fama da trafficante, cosa che, di fronte a un eventuale arresto, avrebbe potuto essere utile per le Guardie della Rivoluzione per non prendersi alcuna responsabilità. Il passaggio senza intoppi tra Iran e Siria aiuta sia a far perdere le tracce sia a scaricare se necessario sulla Siria l’ideazione del piano. Infatti il “matrimonio” è stato commissionato da persone vicine ad Assad e non a Teheran – questo dettaglio è utile per comprendere l’effetto della riabilitazione internazionale fatta a favore del dittatore di Damasco senza grandi strepiti da parte dell’occidente, pure se è evidente che è a completa disposizione dei suoi padrini, l’Iran e la Russia. 

L’assassinio avrebbe dovuto servire da esempio: “Accusano l’Iran in televisione di commettere qualsiasi rapimento o assassinio e dobbiamo terminarli, in modo che questo sia un esempio per chiunque  gestirà il canale dopo di loro, in modo che chiunque prenderà il loro posto nel canale imparerà una lezione da ciò che è successo a loro”. Queste sono le parole che ha riferito Ismail sulla commissione dell’omicidio.

I due giornalisti hanno saputo soltanto un anno dopo che erano stati nel mirino di una missione omicida.