Chi andrà a Mosca, chi a Tel Aviv? Il valzer diplomatico

Giulia Pompili

Il nuovo rappresentante dell’Italia in Russia sarà Cecilia Piccioni, vicecapo di gabinetto del ministro degli Esteri Antonio Tajani. E’ la nomina più importante di un giro particolarmente complicato per la Farnesina. Ecco le altre nomine “meloniane”

 Il nuovo rappresentante dell’Italia in Russia sarà per la prima volta una donna. E’ Cecilia Piccioni, ex ambasciatore in Vietnam, e oggi vicecapo di gabinetto del ministro degli Esteri Antonio Tajani. La decisione è stata ufficializzata l’altro ieri, durante la conferenza degli ambasciatori che si è appena chiusa alla Farnesina. E’ la nomina più importante di un giro particolarmente complicato per il ministero.

La Farnesina deve assegnare alcune ambasciate strategiche senza intoppi, e seguendo alcuni desiderata di Palazzo Chigi, insomma dando un “indirizzo meloniano” alla diplomazia, come ha riassunto efficacemente una fonte diplomatica al Foglio. E’ un compito non facile: è un gioco di potere, di influenze, un risiko di interessi nazionali, interessi legittimi, anzianità e prestigio. Piccioni, che per anni è stata anche direttrice del ministero per la promozione della cultura e della lingua italiana, viene da un ufficio particolarmente vicino al ministro, e prenderà il posto del maverick Giorgio Starace. Ex ambasciatore in Giappone e poi a Mosca, volto notissimo della diplomazia italiana, Starace si è ritrovato, appena nominato, nella sede di un paese aggressore e a lui si sono rivolte le critiche del governo per alcuni passi falsi in un contesto delicatissimo come quello della posizione. Secondo i pettegolezzi che circolano alla Farnesina, per un momento per la sede di Mosca si era pensato a Luca Ferrari, ex ambasciatore a Pechino e ora sherpa di Meloni per G7 e G20, ma dopo le dimissioni di Talò, allontanare anche Ferrari da Palazzo Chigi sarebbe stato complicato, soprattutto perché ha in mano i dossier della presidenza italiana del G7 del prossimo anno. Si parla, per lui, della missione più ambita di tutte: quella a Washington, alla fine del prossimo anno, prolungando l’ambasciatore Mariangela Zappia fino a quel momento. Non c’è stata alcuna decisione ancora su Tel Aviv, sede diplomatica cruciale per via della fase geopolitica, e poi Ottawa e Giacarta.   A Delhi, dall’amico di Meloni Narendra Modi, arriva Antonio Enrico Bartoli, capo dell’ufficio di Tajani per i rapporti con il Parlamento. A Beirut, in Libano, altra sede fondamentale per l’approccio al Mediterraneo di Palazzo Chigi, si scambiano i posti Nicoletta Bombardiere, attuale ambasciatrice, e Fabrizio Marcelli, attuale direttore per la Mondializzazione. A Manila andrà Davide Giglio, rappresentante italiano a Taiwan, dove andrà Marco Lombardi, attualmente ambasciatore in Tanzania. 

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.