Bruno Le Maire e Giancarlo Giorgetti (Dursun Aydemir/Anadolu Agency via Getty Images) 

L'incontro

Il "patto di forza" Parigi-Berlino all'Ecofin premia anche l'Italia. Che ora dovrà scegliere

Pietro Guastamacchia

Estensione da 4 a 7 anni dei piani di aggiustamento del debito: al vertice (in remoto) di oggi arriva un testo "di compromesso" sul Patto di Stabilità. Ma se l'Italia volesse mettersi di traverso avrebbe ancora dalla sua la trattativa sul Mes

"Patto di forza" Parigi-Berlino. Francia e Germania annunciano martedì notte di essere “allineate al 100 per cento” sulla riforma del Patto di Stabilità che sarà sottoposta all’ennesima maratona negoziale in remoto alla riunione straordinaria del’Ecofin, che vedrà collegati i ministri dell’economia dell’Ue a partire dalle 16 di oggi. Il formato da remoto non piaceva all’Italia, che infatti aveva chiesto un vertice in presenza. “Non si può annunciare un accordo di tale portata via Skype”, ha commentato un diplomatico italiano la settimana scorso facendo presagire che questa non sarebbe stata la sessione dell’accordo. Tutto questo però prima della cena parigina.

  

La paura di Roma infatti era quella di essere esclusa e i fatti sembrano confermare i timori: martedì sera il ministro delle Finanze fracese Bruno Le Maire, in versione dolcevita di lana, si è presentato alla stampa assieme all’omologo tedesco Christian Lindner per mettere in mostra la loro intesa. Mentre a Giorgetti non è rimasto che incollarsi al telefono per capire cosa fosse stato deciso a Parigi. Ma l’Italia non è sconfitta, anzi Roma "ha davvero vinto nel testo" di compromesso sul Patto di stabilità, spiegano fonti del Ministero dell’Economia francese a poche ore dall’inizio del vertice. Il testo che sarà sul tavolo oggi "è una stesura su cui abbiamo lavorato con Giorgetti" spiegano da Parigi. Un testo che evidenzierebbe "l’allineamento" con il Tesoro italiano sull'estensione da 4 a 7 anni dei piani di aggiustamento del debito, tenendo conto di investimenti e riforme del Pnrr. Insomma, le fonti francesi sembrano dire, “firmate, l’accordo è meglio delle regole attuali e Parigi ha lottato per voi”.

   

Confermata invece la clausola di salvaguardia sul deficit, con livello del disavanzo all'1,5 per cento del pil, calcolato in termini strutturali. Scende dallo 0,5 per cento allo 0,3 per cento il livello di margine di scostamento consentito nel percorso di riduzione della spesa, per evitare l'apertura di una procedura. Con Francia e Germania allineate, dunque, questo pomeriggio Roma dovrà scegliere se vuole salire sulla scialuppa lanciata dai francesi e intestarsi le celebrazioni, e i brindisi virtuali, per il grande accordo europeo. L'altra strada invece prevede di puntare nuovamente i piedi e cercare di ottenere di più. Con il rischio però di rimandare tutto ancora una volta. Ipotesi che Bruxelles sta cercando in ogni modo di scongiurare. Ma se volesse mettersi di traverso, Roma ha dalla sua ancora il ricatto del Mes. Che la ratifica del Meccanismo di Europeo di Stabilità da parte di Roma sia ormai ostaggio del negoziato sul Patto di Stabilità infatti non è più solo un'indiscrezione ma un fatto certificato. “Per noi il Mes è uno dei temi sul piatto della trattativa sul Patto di stabilità, ha infatti spiegato il meloniano Fidanza ieri alla Stampa. Un atteggiamento “irresponsabile e irrispettoso nei confronti del Parlamento e del paese”, commenta Piero De Luca, il capogruppo del Pd in commissione Affari europei.